Abbiamo un Angelo Custode nelle nostre famiglie. Cosa fa e come invocarlo

I Santi Padri della Chiesa sono unanimi nell’affermare che c’è anche un Angelo alla custodia di ogni famiglia e di ogni comunità. Secondo questa dottrina, appena due sposano, subito Iddio destina un Angelo particolare alla nuova famiglia. Questo pensiero è tanto confortante: pensare che c’è un Angelo come guardiano della nostra casa.

Si raccomanda d’invocare questo Celeste Spirito, almeno nelle circostanze più difficili della vita familiare.

Fortunate quelle abitazioni, ove si prega e si compiono opere buone! l’Angelo soddisfa al suo compito con gioia. Ma quando nella famiglia si bestemmia o si commettono impurità, l’Angelo Custode vi sta, per così dire, come tra le spinte.

L’Angelo, dopo aver assistita la creatura umana durante la vita e specialmente in punto di morte, ha l’ufficio di presentare l’anima a Dio. Questo si rileva dalle parole di Gesù, quando parlò del ricco epulone: « Morì Lazzaro, il povero, e dagli Angeli fu portato nel seno di Abramo; morì il ricco epulone e fu sepolto nell’inferno ».

Oh, come è contento l’Angelo Custode quando presenta al Creatore l’anima spirata in grazia di Dio! Dirà: O Signore, la mia opera è stata proficua! Ecco le opere buone compiute da quest’anima!… Eternamente avremo in Cielo un altro astro, frutto della vostra redenzione!

S. Giovanni Bosco inculcava spesso la devozione all’Angelo Custode. Diceva ai suoi giovani: « Ravvivate la fede nell’Angelo Custode, che è con voi ovunque siate. Santa Francesca Romana se lo vedeva sempre davanti con le mani incrociate sul petto e gli occhi rivolti al Cielo; ma per ogni suo anche più piccolo mancamento, l’Angelo si copriva come per vergogna il volto e talora le voltava le spalle ».

Altre volte il Santo diceva: « Cari giovani, fatevi buoni per dare allegrezza al vostro Angelo Custode. In ogni afflizione e disgrazia, anche spirituale, ricorrete all’Angelo con fiducia ed egli vi aiuterà. Quanti, essendo in peccato mortale, furono dal loro Angelo salvati dalla morte, perchè avessero tempo di confessarsi bene! »..

Il 31 Agosto 1844, la moglie dell’ambasciatore del Portogallo sentì dirsi da Don Bosco: « Lei, signora, oggi ha da viaggiare; si raccomandi molto al suo Angelo Custode, perchè l’assista e non abbia a spaventarsi del fatto che le accadrà ». La signora non comprese. Partì in carrozza con la figlia e la serva. Nel viaggio i cavalli imbizzarrirono e il cocchiere non riusciva a frenarli; la carrozza urtò in un mucchio di pietre e si rovesciò; la signora, mezzo fuori dalla carrozza, fu trascinata con la testa e le braccia per terra. Subito invocò l’Angelo Custode ed improvvisamente i cavalli si fermarono. Accorse gente; ma la signora, la figlia e la serva uscirono da sole dalla carrozza incolumi; anzi continuarono il cammino a piedi, essendo la vettura ridotta in condizioni miserrime.

Don Bosco aveva parlato una domenica ai giovani sulla devozione all’Angelo Custode, esortandoli ad invocarne l’aiuto nei pericoli. Alcuni giorni dopo, un giovane muratore si trovava con altri due compagni sul ponte di una casa, al quarto piano. Improvvisamente l’impalcatura cedette; tutti e tre precipitarono sulla strada col materiale. Uno rimase ucciso; un secondo, gravemente ferito, fu portato all’ospedale, ove morì. Il terzo, che la domenica precedente aveva sentita la predica di Don Bosco, appena si accorse del pericolo, disse gridando: « Angelo mio, aiutami! » L’Angelo lo sostenne; difatti si alzò senza nessuna scalfittura e corse subito da Don Bosco a raccontargli il fatto.