Come il tuo Angelo Custode è presente al momento della morte

Come le cure che il nostro Angelo ha per noi in vita non tendono ad altro che a procurarci una preziosa {44[130]} morte, così quanto egli scorge più vicina quell’ora, tanto più egli addoppia la sua vigilanza per riuscirvi.

Egli procura di preparare per tempo a quel gran passo l’anima a sè diletta. Ed è costante osservazione specialmente in anime ben regolate, ed alle voci del loro Angelo più docili, che abbiano un certo presentimento, e come una sicurezza della loro morte già prossima; ond’ è che veggonsi allora in maggior ritiro ed in maggior ardore di opere cristiane e pie, per così meglio conchiudere la loro vita.

Effetto senza dubbio de’ segreti ragionamenti del s. Angelo. E vero, che con più chiarezza da lui lo hanno saputo talora certe anime più favorite, le quali però in quel breve tempo che loro rimaneva, accrebbero i loro tesori di buone opere più dell’usato.

Tu morrai il primo giorno dell’anno, disse l’Angelo a s. Marcello abate; Tu morrai il primo giorno di marzo, disse pure l’Angelo al principe David della Reale stirpe {45[131]} d’Inghilterra; Da qui ad un anno io verrò per condurti meco alla gloria, così ancora l’Angelo a s. Ubertà. Ma è vero altresì, che in modi men palesi non manca d’ordinario egli di prevenire con interne voci l’anima a sè data in cura, seppur voglia udirle, quantunque ora più tacite ed ora più espresse. E credi tu, meschino, di viver sempre? Se morrai tra poco? così udissi dire nel suo cuore uno che andava a peccare, e datosi a gran penitenza emendò a tempo il poco che gli restava del suo vivere. Ah misero! or ora morirai, s’udì a dir chiaro internamente un altro di vita simile, e buon per lui, che corrispose tosto all’avviso; poichè confessato appena, finì di vivere. Così secondati fossero simili avvisi dell’Angelo, ben frequenti non vedrebbonsi certamente tante morti infelici!

Ma nelle ultime angoscie si mostra più che mai e protettore potente, e consolator amoroso. Si oppone allora agli insulti dell’inferno, egli ne rintuzza {46[132]} gli assalti, ne snerva le forze; così rende tranquillo e sicuro il suo cliente tra le stesse amarezze della morte; perchè sa ben egli più d’ogni altro non solo i modi, con cui rattemperare le ambasce mortali, ora con suggerire soavi sentimenti di amorosa rassegnazione; ora con porgere fiducia nelle paterne mani del suo Signore o nelle sue piaghe, e viva brama di godere delle celesti divine bellezze; e per ottenere più vigorosi soccorsi, ne diviene egli stesso intercessore amorevole colle sue preci a Gesù Salvator delle anime, ed a Maria gran Madre e protettrice pietosa de’ moribondi. Nè lascia egli d’invitare in soccorso più altri Angeli e santi, e specialmente s. Michele, che presiede alle agonie, e s. Giuseppe che allora presterà singolar assistenza; eccita altresì il fervore delle anime a Dio più accette, il zelo de’ sacerdoti a’ quali in quel punto vedeva s. Filippo Neri essere sin le parole dall’Angelo suggerite. {47[133]} Così in quell’estremo egli diviene come un celeste balsamo all’anima nostra in quelle poche ore di vita che ci restano, mentre s’avvia all’eternità, Oh il gran conforto che mi dà il mio buon Angelo, disse un moribondo, egli mi dà il bacio di pace, con lui ne vado, addio: ed un altro sullo spirare: Oh come combatte l’Angelo per i suoi divoti! oh come egli consola! nol vedete qui voi! io muoio tra le sue braccia: e con lui ne partì. E santa Teresa nello spirare il figlio d’una dama, Ah signora, disse, quanti Angeli ne vengono a prender l’anima di questo piccolo Angelo della terra, oh ben avventurato chi così muore!

Santo ed amabilissimo mio Custode, fedele e costante amico anche di chi vi oltraggiò ed offese, purché sia pentito, a voi raccomando le ultime mie agonie e quei momenti affannosi, che decideranno di mia eterna salute. Me beato, se voi li renderete felici, e principio di una {48[134]} migliore ed eterna amicizia tra voi e me. Deh caro Angelo: in hora exitus mei illumina me, rege et guberna.

PRATICA
Ogni giorno mattina e sera raccomandate di cuore all’Angelo vostro custode le ultime ore di vostra vita, e protestatevi di affidare nelle sue mani la vostra eterna salute: In manibus tuis sortes meae. Oggi fate una visita a qualche infermo, oppure date qualche cosa in limosina.

ESEMPIO
Fra gl’innumerevoli esempi che si potrebbero addurre in conferma di quella cura sollecita, che hanno di noi gli Angeli nostri custodi all’estremo di nostra vita, parmi molto luminoso quello che racconta il venerabile Pietro di Cluny. Scrive esso, che un giovanetto avvicinandosi per grave infermità al fine de’ suoi giorni, si confessò, ma per rossore lasciò qualche colpa da confessare. La seguente {49[135]} notte il suo Angelo custode oltremodo dolente dello stato infelice in cui si trovava l’anima di lui, con una terribile visione gli fece conoscere, che se egli non confessava quel peccato, che aveva tacciuto in confessione, il paradiso non era più per lui, e se ne andrebbe eternamente perduto. L’infermo ritornato in sè, confuso e compunto chiamò in fretta il confessore, e con effusione di lagrime gli dichiarò tutto quello che aveva tacciuto prima per vergogna, e ricevuto divotamente il SS. Viatico e l’estrema unzione, rendendo incessanti grazie al suo Angelo tutelare, morì placidamente tra segni apertissimi d’ eterna salvezza. (Lib 2 de mir. pres. sever.)