Devozione a Gesù: come ottenere la liberazione

“Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti” (Is 53,5)

Gesù è veramente vivo oggi. Dopo duemila anni dalla sua morte e risurrezione, assistiamo alla sua costante presenza in mezzo a noi come promesso prima di lasciare i suoi discepoli (cfr. Mt 28,20). Non una presenza intellettuale od un semplice credo filosofico, ma la manifestazione visibile e tangibile della sua potenza. Come duemila anni fa infatti, all’invocazione del suo Nome e del suo Sangue, i demoni scappano e le malattie scompaiono (cfr. Mc 16,17; Fil 2,10).

Non chiacchiere o fantasie, ma la constatazione reale di ciò che molti individui vedono e sperimentano in più occasioni. E’ l’eterno amore di Dio che si manifesta senza interruzione, affinché i suoi figli trovino gioia nella grandezza e nella misericordia del Padre.

Per liberazione s’intende, appunto, l’atto di allontanare da una persona le entità spirituali maligne che disturbano direttamente il suo spirito, la psiche o addirittura il corpo. Nel Vangelo appaiono vari capitoli in cui Gesù libera gli ossessi da demoni di diverso tipo (infermità, mutismo, ecc.). In tutti questi casi Gesù ordina con la sua autorità di Figlio di Dio che se ne vadano immediatamente, anche in soggetti in cui erano presenti più demoni contemporaneamente (cfr. Lc 8,30).

Nella realtà di noi miseri essere umani ciò non è così semplice e immediato, poiché non disponiamo appieno dell’autorità spirituale di Gesù per svariati motivi, tra cui la scarsità di fede e la poca grazia derivante dai peccati personali. Tuttavia ogni Sacerdote dispone di un’unzione particolare che gli viene conferita durante l’ordinazione, che gli permette di agire in nome di Gesù e di effettuare, anche in funzione del livello di santità personale, ciò che Egli stesso faceva.

In casi particolari, il Vescovo di ogni Diocesi può nominare a sua scelta alcuni Sacerdoti con facoltà di effettuare esorcismi (chiamati esorcisti appunto), che possono intimare nel nome di Gesù e con l’autorità della Chiesa agli spiriti immondi di lasciare una determinata persona (la descrizione di tale pratica e gli specifici scongiuri sono contenuti all’interno del Rituale Romano). Secondo le disposizioni della Chiesa, solo il Sacerdote delegato dal Vescovo può essere dichiarato esorcista ed effettuare esorcismi lecitamente, mentre i laici possono effettuare solo preghiere di liberazione, che non sono scongiuri diretti a Satana bensì preghiere a Dio affinché Egli liberi l’ossesso dall’influsso demoniaco.

Ciò non significa che la preghiera di un laico abbia meno effetto dello scongiuro di un esorcista poiché, come già ribadito, conta molto la fede che il singolo individuo possiede e lo stato di grazia personale. Ad alcune persone è stato inoltre conferito da Dio un particolare e raro carisma di liberazione che, mediante la potenza dello Spirito Santo, consente di ottenere risultati di liberazione talvolta superiori all’esorcista stesso. Quando si tratta di laici dobbiamo tuttavia stare molto attenti, poiché ci sono molti impostori che con l’inganno promettono di agire con la forza di Dio, quando in realtà sfruttano forze occulte maligne procurando al malcapitato più danni che altro. Solo l’illuminazione del Signore, la maturità di fede ed il buon senso possono indirizzarci verso un vero carismatico laico che, come ribadisce la Chiesa nei suoi documenti ufficiali, ha il diritto ed il dovere di esercitare i doni dello Spirito Santo conferiti da Dio che non vanno assolutamente soffocati o estinti. In ogni caso egli deve, sempre e comunque, muoversi ed agire in piena comunione con l’autorità ecclesiastica ed essere palesemente riconosciuto dalla stessa.

I benefici sensibili legati all’opera di liberazione sono spesso lenti e faticosi. D’altro canto si riscontrano grandi frutti spirituali, che aiutano a capire perché il Signore abbia permesso una tale sofferenza, portando a riavvicinarsi alla vita sacramentale ed alla preghiera. Le liberazioni veloci, invece, sono spesso poco utili in quanto la persona non si è ancora sinceramente radicata in Dio e rischia di ritornare ad essere vittima del male.

I tempi necessari per la liberazione sono quindi impossibili da determinare a priori e legati anche alla prontezza con cui si identifica il sorgere di un male malefico e lo si “estirpa”.

Nei casi gravi di mali radicati nel tempo, è già da considerarsi buona una liberazione che avviene entro 4-5 anni ricevendo un esorcismo alla settimana.

Mettere in pratica ciò che è indicato di seguito rappresenta, in accordo con la volontà di Dio, una certezza sull’esito della liberazione di una persona, a meno che non vi siano ostacoli che ne rallentino o impediscano l’attuazione:

– Conversione personale e deciso riavvicinamento a Dio: è ciò che Dio vuole principalmente. Se ad esempio esiste una situazione di irregolarità di vita è necessario cambiare radicalmente. In particolare impediscono la liberazione le situazioni di convivenza fuori dal matrimonio (specialmente se si proviene da un precedente matrimonio religioso), il sesso fuori dal matrimonio, l’impurità sessuale (masturbazione), la perversione, ecc.

– Perdonare tutti, soprattutto coloro che ci hanno arrecato i maggiori mali e sofferenze. Può essere realmente un difficile sforzo chiedere a Dio di aiutarci a perdonare tali persone ma è indispensabile se vogliamo guarire ed essere liberati. Sono innumerevoli le testimonianze di guarigioni proprie ed altrui dopo avere perdonato di cuore chi aveva fatto del male. Un ulteriore passo avanti sarebbe riappacificarsi personalmente con la persona che ci ha arrecato sofferenza, sforzandosi di dimenticare il male subito (cfr. Mc 11,25).

– Essere vigilanti e gestire con attenzione tutti quegli ambiti della vita che si fa più fatica a controllare: i vizi, le pulsioni, le cattive inclinazioni, alcuni sentimenti quali la rabbia, il rancore, la critica accesa, la calunnia, i pensieri tristi, perché proprio queste situazioni possono diventare canali privilegiati da cui può entrare il Maligno.

– Rinunciare ad ogni potere e legame occulto (e ad ogni pratica connessa), ad ogni forma di superstizione, a frequentare veggenti, guru, magnetizzatori, pseudo-guaritori, sette o movimenti religiosi alternativi (es. New Age), ecc.

– Recita quotidiana del Santo Rosario (per intero): il Diavolo trema e fugge di fronte all’invocazione di Maria che ha il potere di schiacciargli la testa. E’ inoltre importante recitare quotidianamente vari tipi di preghiere, dalle classiche a quelle di liberazione concentrandosi su quelle che sembrano più efficaci o che comunque risultano più difficili da pronunciare (il Maligno cerca di deviare dalla recita di quelle che gli danno più fastidio).

– Messa (quotidiana se possibile): se vi si partecipa in maniera attiva essa rappresenta un potentissimo ministero di guarigione e liberazione.

  • – Confessione frequente: se ben fatta senza tralasciare volutamente nulla, è efficacissima per tranciare ogni rapporto e dipendenza con il Maligno. Questo è il motivo per cui egli cerca tutti gli ostacoli possibili per evitare che ci si confessi e, qualora avvenga, di farci confessare male. Cerchiamo di eliminare ogni riluttanza nei confronti della confessione quali: “non ho ammazzato nessuno”, “il Prete è uno come me forse anche peggio”, “io mi confesso direttamente con Dio” ecc. Queste sono tutte scuse suggerite dal Demonio per non farvi confessare. Ricordiamo bene che il Prete è si un uomo come tutti che risponderà delle sue eventuali azioni sbagliate (non ha il Paradiso assicurato), ma è anche stato investito da Gesù di un’autorità particolare per lavare le anime dal peccato. Dio accetta in ogni istante (e all’infinito se necessario) il sincero pentimento per qualcosa di sbagliato, ma l’attualizzazione di ciò avviene con la confessione sacramentale del Sacerdote che è un suo ministro esclusivo (cfr Mt 16,18-19; 18,18; Gv 20,19-23). Riflettiamo sul fatto che neppure Maria Santissima e gli Angeli hanno la facoltà di rimettere direttamente i peccati come i Sacerdoti, Gesù ha voluto lasciare solo a loro il suo stesso potere, è una realtà grandiosa di fronte alla quale anche lo stesso Curato d’Ars si inchinava dicendo: “Se non ci fosse il Sacerdote, a nulla gioverebbe la passione e la morte di Gesù… A che servirebbe uno scrigno ricolmo d’oro, quando non vi fosse chi lo apre? Il Sacerdote ha la chiave dei tesori celesti… Chi fa discendere Gesù nelle candide ostie? Chi mette Gesù nei nostri Tabernacoli? Chi dona Gesù alle nostre anime? Chi purifica i nostri cuori per poter ricevere Gesù?… Il Sacerdote, solo il Sacerdote. Egli è il “ministro del Tabernacolo” (Ebr. 13, 10), è il “ministro della riconciliazione” (2Cor. 5, 18), è il “ministro di Gesù per i fratelli” (Col. 1, 7), è il “dispensatore dei misteri divini” (1Cor. 4, 1).