Devozione a nostra Signora del Sacro Cuore, potente per ottenere grazie

Volendo Dio misericordiosissimo e sapientissimo compiere la redenzione del mondo, ‘quando venne la pienezza dei tempi, mandò il suo Figliuolo, fatto da donna… affiché ricevessimo l’adozione in figliuoli’ (Gal 4, 4S). Egli per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo si incarnò per opera dello Spirito Santo da Maria Vergine.

Questo divino mistero di salvezza ci è rivelato ed è continuato nella Chiesa, che il Signore ha costituita quale suo Corpo e nella quale i fedeli che aderiscono a Cristo Capo e sono in comunione con tutti i suoi santi, devono pure venerare la memoria innanzi tutto della gloriosa e sempre Vergine Maria, Madre del Dio e Signore Gesù Cristo” (LG S2).

E’ questo l’inizio del capitolo VIII della Costituzione “Lumen Gentium”; intitolato “La Beata Vergine Maria, Madre di Dio, nel mistero di Cristo e della Chiesa”.

Un po’ più avanti, il Concilio Vaticano II ci spiega la natura e il fondamento che deve avere il culto a Maria: “Maria, perché Madre santissima di Dio, che prese parte ai misteri di Cristo, per grazia di Dio esaltata, dopo il Figlio, sopra tutti gli angeli e gli uomini, viene dalla Chiesa giustamente onorata con culto speciale. Già fin dai tempi più antichi infatti la Beata Vergine è venerata col titolo di ‘Madre di Dio’ sotto il cui presidio i fedeli imploranti si rifugiano in tutti i pericoli e necessità. Soprattutto a partire dal Concilio di Efeso il culto del popolo di Dio verso Maria crebbe mirabilmente in venerazione e amore, in preghiera e imitazione, secondo le di Lei profetiche parole: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata, perché grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente” (LG 66).

Questa crescita di venerazione e amore ha creato “varie forme di devozione verso la Madre di Dio, che la Chiesa ha approvato entro i limiti della sana e ortodossa dottrina e secondo le circostanze di tempo e di luogo e l’indole e carattere proprio dei fedeli” (LG 66).

Così, nel corso dei secoli, sono fioriti, in onore di Maria, tanti e tanti appellativi diversi: una vera corona di gloria e di amore, con la quale il popolo cristiano presenta a Lei filiale omaggio.

Anche noi Missionari del Sacro Cuore siamo molto devoti di Maria. Nella nostra Regola è scritto: “Poiché Maria è intimamente unita al mistero del Cuore di suo Figlio, noi La invochiamo con il nome di NOSTRA SIGNORA DEL SACRO CUORE. Essa, infatti, ha conosciuto le insondabili ricchezze di Cristo; è stata ricolmata del suo amore; essa ci conduce al Cuore del Figlio che è la manifestazione dell’ineffabile benignità di Dio verso tutti gli uomini e la fonte inesauribile di un amore che fa nascere un mondo nuovo”.

E dal cuore di un umile e ardente sacerdote di Francia, il P. Giulio Chevalier, Fondatore della nostra Congregazione religiosa, che ha avuto origine questo titolo in onore di Maria.

L’opuscolo che presentiamo, vuole essere innanzitutto atto di gratitudine e di fedeltà a Maria SS.ma. Esso è destinato agli innumerevoli fedeli che, in ogni parte d’Italia, amano onorarLa con il nome di Nostra Signora del S. Cuore e a quanti ancora che speriamo altrettanto numerosi desiderano conoscere la storia e il significato di questo titolo.

Nostra Signora del Sacro Cuore
Ritorniamo, ora, indietro nel tempo fino ai primi anni della nostra Congregazione, e precisamente al maggio 1857. Ci è stata conservata la cronaca una testimonianza di quel pomeriggio in cui P. Chevalier, per la prima volta, aprì il suo cuore ai Confratelli sul modo che aveva scelto per adempiere il voto fatto a Maria nel dicembre 1854.

Ecco quello che si può ricavare dal racconto del P. Piperon il fedele compagno del P. Chevalier e suo primo biografo : “Spesso, nella bella stagione la primavera e l’estate del 1857 , seduti all’ombra dei quattro tigli del giardino, durante il tempo di ricreazione, il P. Chevalier tracciava sulla sabbia la pianta della Chiesa che egli sognava. La fantasia correva a briglia sciolta”…

Un pomeriggio, dopo un po’ di silenzio e con aria molto seria, egli esclamò: “Fra qualche anno, vedrete qui una grande chiesa e i fedeli che verranno da ogni paese”.

“Oh! rispose un confratello (proprio il P. Piperon che ricorda l’episodio) ridendo di cuore quando vedrò questo, griderò al miracolo e La chiamerò profeta!”.

“Ebbene, tu lo vedrai: puoi esserne sicuro!”. Qualche giorno dopo i Padri erano a ricreazione, all’ombra dei tigli, insieme ad alcuni sacerdoti diocesani.

P. Chevalier si sentiva ormai pronto a svelare il segreto che, da quasi due anni, portava in cuore. In questo tempo egli aveva studiato, meditato e soprattutto pregato.

Nel suo spirito c’era ormai il profondo convincimento che il titolo di Nostra Signora del S. Cuore, da lui “scoperto”, nulla contenesse che fosse contrario alla fede e che, anzi, proprio per questo titolo, Maria SS.ma avrebbe ricevuto nuova gloria e avrebbe portato gli uomini al Cuore di Gesù.

Perciò, in quel pomeriggio, del quale non conosciamo la data precisa, egli aprì finalmente il discorso, con una domanda che sembrava piuttosto accademica:

“Quando sarà costruita la nuova chiesa, non vi mancherà una cappella dedicata a Maria SS.ma. E con quale titolo la invocheremo?”.

Ognuno disse la sua: l’Immacolata, la Madonna del Rosario, il Cuore di Maria ecc. …

“No! riprese il P. Chevalier noi dedicheremo la cappella a NOSTRA SIGNORA DEL SACRO CUORE!».

La frase provocò, lì per lì, silenzio e perplessità generale. Nessuno aveva mai udito, tra i presenti, questo nome dato alla Madonna.

“Ah! Ho capito fece infine il P. Piperon è un modo per dire: la Madonna che è onorata nella chiesa del Sacro Cuore”.

“No! E’ qualche cosa di più. Noi chiameremo così Maria perchè, come Madre di Dio, essa ha un grande potere sul Cuore di Gesù e per essa noi possiamo andare a questo divin Cuore”.

“Ma è una novità! Non è lecito fare questo!”. “Novità! Meno di quanto voi pensiate…”.

Ne venne fuori una grossa discussione e P. Chevalier cercò di spiegare a tutti quello che egli intendeva. L’ora della ricreazione stava per terminare e P. Chevalier chiuse l’animata conversazione volgendosi scherzosamente al P. Piperon, il quale più degli altri si era mostrato, dubbioso: “Per penitenza scriverai intorno a questa statua dell’Immacolata (una statuetta che era nel giardino): Nostra Signora del S. Cuore, prega per noi!”.

Il giovane sacerdote obbedì con gioia. E fu il primo omaggio esterno reso, con quel titolo, alla Vergine Immacolata.

Che cosa intendeva, il P. Chevalier, con il titolo che aveva “inventato”? Voleva soltanto aggiungere alla corona di Maria un abbellimento puramente esteriore, o il termine “Nostra Signora del S. Cuore” aveva un contenuto, un significato più profondo?

La risposta dobbiamo averla soprattutto da lui. Ed ecco che cosa si può leggere in un articolo apparso sugli Annali francesi tanti anni fa: “Pronunciando il nome di N. Signora del S. Cuore, noi ringrazieremo e glorificheremo Dio di avere scelta Maria, tra tutte le creature, per formare nel suo grembo verginale il Cuore adorabile di Gesù.

Noi onoreremo specialmente i sentimenti di amore, di umile sottomissione, di rispetto filiale che Gesù ha portato nel suo Cuore per sua Madre.

Noi riconosceremo per mezzo di questo titolo speciale che riassume in qualche modo tutti gli altri titoli, il potere ineffabile che il Salvatore ha dato a Lei sul suo Cuore adorabile.

Noi supplicheremo questa Vergine compassionevole di guidarci al Cuore di Gesù; di rivelarci i misteri di misericordia e di amore che questo Cuore racchiude in sè; di aprire per noi i tesori di grazie di cui è la sorgente, di far discendere le ricchezze del Figlio su tutti quelli che La invocano e che si raccomandano alla sua potente intercessione.

Inoltre noi ci uniremo alla Madre nostra per glorificare il Cuore di Gesù e riparare con Lei le offese che questo divin Cuore riceve dai peccatori.

E infine, poiché il potere di intercessione di Maria è veramente grande, noi confideremo a Lei il buon esito delle cause più difficili, delle cause disperate, sia nell’ordine spirituale che nell’ordine temporale.

Tutto questo possiamo e vogliamo dire quando ripetiamo l’invocazione: “Nostra Signora del S. Cuore, prega per noi”.

Diffusione della devozione
Quando, dopo lunghe riflessioni e preghiere, aveva avuto l’intuizione del nuovo nome da dare a Maria, il P. Chevalier non aveva pensato sul momento se fosse possibile esprimere questo nome con una particolare immagine. Ma, in un secondo tempo, egli si preoccupò anche di questo.

La prima effigie di N. Signora del S. Cuore risale al 1891 ed è impressa su una vetrata della chiesa del S. Cuore a Issoudun. La chiesa era stata costruita in poco tempo per lo zelo del P. Chevalier e con l’aiuto di tanti benefattori. L’immagine prescelta era l’Immacolata (così come appariva nella “Medaglia miracolosa” di Caterina Labouré); ma ecco la novità in piedi, davanti a Maria, è Gesù, in età di fanciullo, mentre mostra il suo Cuore con la sinistra e con la destra indica la Madre sua. E Maria apre le braccia accoglienti, quasi per stringere a sé in un unico abbraccio il Figlio suo Gesù e tutti gli uomini.

Nel pensiero del P. Chevalier, quest’immagine simboleggiava, in maniera plastica e visibile, il potere ineffabile che Maria ha sul Cuore di Gesù. Gesù pare che dica: “Se volete le grazie di cui il mio Cuore è la sorgente, rivolgetevi a mia Madre, essa ne è la tesoriera”.

Si pensò, allora, di stampare delle immaginette con la scritta: “Nostra Signora del Sacro Cuore, prega per noi!” e se ne iniziò la diffusione. Ne fu spedito un certo numero nelle varie Diocesi, altre furono diffuse personalmente dal P. Piperon, in un grande giro di predicazione.

Un vero bombardamento di domande si rovesciò sugli infaticabili Missionari: “Che significa Nostra Signora del S. Cuore? Ove si trova il santuario a Lei dedicato? Quali sono le pratiche di questa devozione? C’é un’Associazione che abbia questo titolo?” ecc. … ecc. …

Era ormai venuta l’ora di spiegare per iscritto quanto era richiesto dalla pia curiosità di tanti fedeli. Fu preparato, perciò, un umile opuscoletto dal titolo “Nostra Signora del S. Cuore” pubblicato nel novembre 1862.

Alla diffusione di queste prime notizie concorse anche il numero del maggio 1863 del “Messager du SacréCoeur” dei PP. Gesuiti. Era stato il P. Ramière, Direttore dell’Apostolato della Preghiera e della rivista, a chiedere di poter pubblicare quanto il P. Chevalier aveva scritto.

L’entusiasmo fu grande. La fama della nuova devozione corse ovunque per la Francia e ne superò presto i confini.

E’ qui da notare che l’immagine fu poi cambiata nel 1874 e per desiderio di Pio IX in quella che oggi è da tutti conosciuta e amata: Maria, cioè, con il Bambino Gesù in braccio, nell’atto di svelarne il Cuore ai fedeli, mentre il Figlio indica ad essi la Madre. In questo duplice gesto è mantenuta intatta l’idea fondamentale concepita dal P. Chevalier e già espressa dal tipo più antico, rimasto a Issoudun e in Italia per quello che ne sappiamo soltanto ad Osimo.

A Issoudun cominciavano ad arrivare dalla Francia i pellegrini, attratti dalla nuova devozione a Maria. L’affluenza sempre crescente di questi devoti rese necessaria la collocazione di una piccola statua: non si poteva pretendere che essi continuassero a pregare Nostra Signora davanti a una vetrata! Fu poi necessaria la costruzione di una grande cappella.

Crescendo l’entusiasmo e per sollecitazione insistente degli stessi fedeli, P. Chevalier e i confratelli decisero di chiedere a Papa Pio IX la grazia di poter solennemente incoronare la statua di Nostra Signora. Fu una festa grandiosa. L’8 settembre 1869, ventimila pellegrini affluirono a Issoudun, guidati da trenta Vescovi e da circa settecento sacerdoti e celebrarono il trionfo di N. Signora del S. Cuore.

Ma la fama della nuova devozione aveva varcato molto presto i confini della Francia e si era diffusa un po’ dovunque in Europa ed anche oltre Oceano. Anche in Italia, naturalmente. Nel 1872, già ben quarantacinque Vescovi italiani l’avevano presentata e raccomandata ai fedeli delle loro Diocesi. Prima ancora di Roma, Osimo divenne il centro principale di propaganda e fu la culla degli “Annali” italiani.

Poi, nel 1878, i Missionari del S. Cuore, richiesti anche da Leone XIII, acquistarono la chiesa di S. Giacomo, in Piazza Navona, chiusa al culto da più di cinquant’anni e così Nostra Signora del S. Cuore ebbe il suo Santuario in Roma, riconsacrato il 7 dicembre 1881.

Ci fermiamo a questo punto, anche perchè noi stessi non siamo a conoscenza dei tanti luoghi d’Italia ove è arrivata la devozione a Nostra Signora. Quante volte abbiamo avuto la lieta sorpresa di trovarne (immagine in città, paesi, chiese, dove noi, Missionari del Sacro Cuore, non eravamo mai stati!