Devozione a San Giuseppe: uomo casto e fedele

Beati i puri di cuore. Matt. 5. s.

l. Giuseppe è casto.

Grande cosa la purezza, sempre, ma soprattutto prima che Gesù venisse. Allora era retaggio di pochissimi: una vera particolarissima grazia di Dio. Esser puri voleva già dire esser prediletti dal Signore. Giuseppe fu un prediletto. Nelle sue mani il giglio fioriva come per miracolo.

Il peccato d’origine ha scatenato nell’uomo il fòmite dell’impurità: l’equilibrio dello stato di grazia s’è cambiato in tempesta di tutti i giorni.

Ma Giuseppe è giusto, è tutto di Dio; e Dio lo guarda e Dio lo custodisce. E’ vergine; e la purezza lo incanta e l’esalta.

2. Dio si compiace in lui.

Perché Dio vuole abitare nel cuore dell’uomo: per questo lo ha creato così bello e così grande, per questo vi ha nascoste possibilità illimitate di amore. Voleva farne il suo trono, perché proprio lì la creatura si ricordasse di Lui, da cui è ogni bene, ogni dono; voleva farne il suo altare…

E l’uomo sacrifica agli idoli e dimentica, offendendolo, il suo Creatore.

Giuseppe si dà al Signore: e quel che è del Signore dev’esser sacro. Iddio ne è geloso. A Lui di preparare le vie al suo servo fedele.

3. Dio compie in lui cose mirabili.

Perché Giuseppe è così luminosamente puro, sarà chiamato in qualche modo a cooperare con Dio all’opera immensa della redenzione.

Il Redentore nascerà da una vergine: Giuseppe sarà lo sposo della Vergine e il custode del Redentore.

Premio più grande non avrebbe potuto avere. Qual consolante promessa per tutte le anime caste! Essere familiari di Gesù e di Maria.

Chi non vorrà con tale visione – che è certezza del possesso del Regno divino – rivestirsi di purità?

Giuseppe castissimo, per i santi pegni che ti furono affidati, ti supplico di preservarmi da ogni macchia d’impurità: purificami la mente, il cuore, la volontà, il corpo, la vita.

Ricordami il candore dell’Immacolata, ricordami Gesù, agnello senza macchia; parlami della sua desolata terribile passione, sì che io voglia sempre quel ch’Egli vuole e meriti anch’io per la purezza del cuore d’essere un giorno ammesso nella beatitudine del suo Regno.

LETTURA
«Chi e qual uomo sia stato il beato Giuseppe – così san Bernardo – lo puoi dedurre da quell’appellativo col quale meritò d’essere onorato, sì che fu detto e creduto padre di Dio; deducilo dal suo stesso nome che vuol dire accrescimento. Ricòrdati anche di quel gran Patriarca venduto in Egitto, e sappi che questo Giuseppe da quello ha ereditato non solo il nome, ma la castità, l’innocenza e la grazia.

Se infatti quel Giuseppe, venduto per invidia dai fratelli e condotto in Egitto, figurò la vendita del Signore, questo Giuseppe, fuggendo l’insidia di Erode, portò Cristo in Egitto. Quello, serbandosi fedele al suo Signore, non gli fece ingiuria, questo, riconoscendo vergine la Madre del suo Signore, fedelmente la custodì con la sua continenza. A quello fu data l’intelligenza del mistero dei sogni; questo fu finto confidente e partecipe degli arcani celesti».

FIORETTO. Sarò modesto nei miei sguardi, soprattutto per le vie.

GIACULATORIA. Giuseppe castissimo, prega per noi. Luce castissima t’inonda il viso, candido raggio di paradiso.