Devozione a Santa Rita: preghiamo per avere la forza di superare le difficoltà con il suo santo aiuto

PREGHIERA A SANTA RITA PER CHIEDERE UNA GRAZIA

O Santa Rita, santa dell’impossibile e avvocata delle cause disperate, sotto il peso della prova, ricorro a te. Libera il mio povero cuore dalle angosce che l’opprimono e rendi la pace al mio spirito affranto.

Tu che sei stata scelta da Dio come avvocata delle cause disperate, ottienimi la grazia che ti chiedo … [ esprimere la richiesta invocata ]

Sarei io il solo a non sperimentare l’efficacia della tua potente intercessione?

Se i miei peccati costituiscono un ostacolo all’esaudimento dei miei voti più cari, ottienimi la grande grazia di un sincero pentimento e del perdono, mediante una buona confessione.

In ogni caso, non permettere che io continui a vivere una così grande afflizione. Abbi pietà di me!

O Signore, vedi la speranza che ho riposto in te! Ascolta Santa Rita che intercede per noi, umanamente afflitti senza speranza. Ascoltala ancora una volta, manifestando in noi la tua misericordia. Amen.

Santa Rita nacque nella frazione di Roccaporena (PG) nel 1381 e cessò di vivere a Cascia (PG) il 22 maggio 1457. Si consacrò a Dio, abbracciando la vita ascetica in monastero, e venne dichiarata Santa da Papa Leone XIII durante il Giubileo del 1900.

La prima biografia su Margherita venne composta nel 1610. Avendo a disposizione testimonianze scritte in numero esiguo, è necessario in alcuni casi fare riferimento a racconti ricchi di particolari favolosi e fantastici. Ben poco si conosce del primo periodo di vita di Margherita. Fu la sola figlia di Antonio Lotti e Amata Ferri, persone molto devote che cercarono di mettere pace fra i guelfi ed i ghibellini da sempre in guerra. Venne alla luce quando la coppia era già avanti negli anni. La stessa si occupò di insegnarle a riconoscere i segni della scrittura e intenderne i significati, a tracciare segni grafici e a farle conoscere gli ideali religiosi.

Si racconta che, essendo il padre e la madre impegnati nella mietitura, la neonata Margherita un giorno fosse stata posta in una cesta all’ombra dei rami di un albero. Un agricoltore che transitava vicino alla bimba si accorse che un buon numero di api ronzava attorno al canestro e cercò di scacciarle con la mano ferita. Immediatamente la lacerazione della sua cute si cicatrizzò. Le api non solo non avevano trafitto con i pungiglioni alcuna parte del corpo di Margherita, ma le avevano deposto del miele attorno alla bocca.

Margherita fu una fanciulla dolce, rispettosa e mite. Desiderò sin da piccola diventare una religiosa, ma suo padre e sua madre la pensavano diversamente. Nel Medioevo si usava far sposare le donne prima possibile, specialmente se i genitori avevano una età veneranda. Intorno ai quindici anni quindi la ragazza fu data in sposa a Paolo Mancini, della famiglia aristocratica dei Mancini e capo delle milizie di Collegiacone, persona dal carattere fiero e che imponeva con la forza la propria autorità. Ebbe due figli (Giangiacomo Antonio e Paolo Maria). Margherita si occupò con sollecitudine della prole e dello sposo, facendo in modo che il suo consorte conoscesse la religione cristiana.

La vita matrimoniale si protrasse per circa diciotto anni fino alla morte del marito, ucciso una notte mentre rincasava, verosimilmente ad opera di conoscenti a causa di torti od offese subiti. La Santa, profondamente religiosa, rinunciò alla vendetta, ma si preoccupò fortemente quando comprese che i suoi figli desideravano vendicarsi ricambiando l’offesa subita. Si rivolse a Dio implorandone l’aiuto, ritenendo preferibile la morte dei figli piuttosto che si rendessero colpevoli di azioni violente che avrebbero danneggiato le loro anime immortali, create direttamente da Dio. In breve tempo Giangiacomo e Paolo caddero malati e cessarono di vivere.

Margherita, non avendo ormai più famiglia, per ben tre volte domandò invano di essere ammessa nella abbazia di Santa Maria Maddalena a Cascia, volontà in lei già presente sin dalla gioventù. Narra una leggenda che Margherita allora, durante una notte, venne portata dai suoi tre Santi difensori (S. Agostino, S. Giovanni Battista, S. Nicola da Tolentino) dalla porzione di roccia che emerge dalla superficie presente a Roccaporena, dove frequentemente si rivolgeva a Dio con la mente e con parole al fine di implorarne l’aiuto, fin dentro l’abbazia, muovendosi nell’aria. La monaca posta a capo del monastero non poté quindi esimersi dall’esaudire la richiesta della Santa, che finì per abitare in quel luogo sino al suo decesso, pregando per molte ore ogni giorno.

Compito giornaliero di Margherita, per accertarsi della sua disposizione alla vita religiosa, sentita come una chiamata da parte di Dio, era quello di bagnare un pezzo di legno secco nel cortile interno dell’abbazia, facendo in modo che l’acqua cadesse come pioggia. Grazie alle sue premure il pezzo di legno secco produsse diversi frutti. Perfino nel tempo presente, nel cortile interno, si può contemplare la vite magnifica che genera frutti in grande quantità e l’angolo di giardino stupendo piantato a rose.

Si raccontano alcuni eventi fuori dal comune in cui fu protagonista Santa Rita: il Venerdì Santo, quando il sole era già tramontato e cominciava a venire buio, Margherita dopo aver ascoltato l’omelia di Fra’ Giacomo della Marca incentrata nel raccontare l’insieme delle sofferenze subite da Cristo nel periodo che va dalla notte passata nell’orto di Getsemani fino alla crocifissione, ebbe in dono una spina della corona di Cristo posta sulla sua fronte. La monaca a capo del monastero, negò a Margherita, a causa di quanto accaduto, il consenso di andare a Roma con le altre religiose per devozione, penitenza e preghiera. Ma la leggenda narra che il giorno precedente la partenza la spina posta sulla fronte della Santa scomparve e pertanto ella poté iniziare il viaggio. La spina fu presente negli ultimi 15 anni dell’esistenza di Margherita.

Altri eventi miracolosi furono, durante il rito di iniziazione consistente nell’aspersione con acqua, la comparsa di api di colore chiaro sul suo lettino per neonati, e api invece di colore scuro dove la Santa era stata distesa moribonda. Infine una rosa del colore del sangue vivo sbocciò in inverno come due fichi maturarono sulla pianta nel suo piccolo appezzamento di terreno. Essendo sul punto di passare a miglior vita, la Santa pregò la cugina di coglierli dal suo terreno di Roccaporena. La cugina riteneva che farneticasse, ma vide, pur essendoci molta neve, una stupenda rosa dal colore del sangue vivo e due fichi che avevano raggiunto il loro pieno sviluppo..

Rita da Cascia fu oggetto di devozione religiosa quasi subito dopo il suo decesso (22 maggio 1457) e venne soprannominata la «santa degli impossibili» a motivo dei numerosi miracoli compiuti da Dio a favore degli indigenti o di individui che si trovavano in situazioni disperate per intercessione della Santa. Fu beata, 180 anni dopo la sua morte, nel 1627 sotto il pontificato di Urbano VII. Nel 1900 il Papa Leone XIII la dichiarò Santa.

Le spoglie della Santa sono custodite nella chiesa di Santa Rita a Cascia (PG).