Devozione ai defunti: le trenta Sante Messe Gregoriane

LE 30 SANTE MESSE GREGORIANE PER I DEFUNTI

Origine (L’artefice di questa devozione è San Gregorio Magno, Papa…) L’apparizione più importante e certamente ricca di conseguenze molto positive narrata nel IV libro dei Dialoghi, è quella del defunto monaco Giusto morto nel monastero di Roma, di cui era superiore Gregorio, prima di essere eletto papa,Gregorio M. che alle volte potè sembrare duro con gli altri come era rigoroso con se stesso, era stato informato di una mancanza verso la regola dell’ordine da parte del monaco Giusto e lo punì, per destare in lui pentimento e riparazione, molto duramente alla sua morte e perfino dopo la morte ordinando per il povero monaco una speciale sepoltura.

A questo proposito il papa racconta più tardi: «Passati 30 giorni dalla morte del monaco Giusto io provai, un sentimento di compassione verso il povero defunto confratello; io pensai con grande dolore alle sue pene nel Purgatorio e pensai a un modo di liberarlo da esse, lo chiamai quindi Prezioso, il priore del nostro monastero, e pieno di dolore gli dissi: «è da molto tempo ormai che il defunto confratello è tormentato nel Purgatorio; noi dovremmo offrirgli un’opera di carità, per quanto possiamo per liberarlo dalle sue pene. Perciò va, e offri per lui per 30 giorni consecutivi il santo sacrificio della messa, in modo che non ci sia mai un giorno in cui non sia celebrata per lui la s. messa». Prezioso fece come gli era stato comandato. Ora mentre noi stavamo pensando a altre cose e non avevamo contato i giorni, una volta di notte apparve il monaco Giusto in visione al suo fratello carnale Copioso. Quando questo lo vide gli chiese: «Che cosa c’è fratello, come stai? (come la va con te)» Quello, rispose: «Finora mi andò molto male, ma adesso, sto bene; perchè oggi io fui accolto nella Comunione dei Santi in Cielo. » Subito fratello Copioso raccontò la cosa ai suoi confratelli nel monastero. Allora essi contarono attentamente i giorni ed ecco che era precisamente il trentesimo giorno in cui era stata celebrata la s. messa per lui. Mentre Copioso non sapeva nulla della cosa e i confratelli non sapevano della visione di Copioso, questi seppe ciò che i confratelli avevano fatto e ciò che egli aveva visto lo conobbero i confratelli.

La visione e il sacrificio concordavano, era quindi evidente che il defunto monaco Giusto era stato liberato dalle pene del Purgatorio attraverso le celebrazioni del s. Sacrificio.

A questo racconto di san Gregorio M. risale quindi il pio uso delle cosiddette «Messe gregoriane»: per trenta giorni consecutivi vengono celebrate trenta ss. messe per un defunto nella fiduciosa speranza, che il defunto in questo modo possa ottenere la gloria beata in Paradiso. In seguito nel medesimo capitolo s. Gregorio racconta anche di un defunto che era apparso a un sacerdote e lo aveva pregato di aiutarlo: «Il sacerdote fece per una settimana penitenza con grande pianto a favore del defunto e celebrò per lui il s. Sacrificio e poi non lo trovò più nel luogo dove lo aveva visto prima per parecchi giorni. » è chiaro quindi quanto giovi alle povere anime l’offerta del santo sacrificio della messa, poichè le anime dei defunti lo chiedono ai vivi e fanno capire che attraverso esso s. sacrificio hanno potuto avere la liberazione dalle loro pene.

Nel cap. 39 del libro dei Dialoghi, dove san Gregorio prova con argomenti scritturistici l’esistenza di un Purgatorio dopo la morte, egli fa ancora questa memorabile osservazione: «Questo si deve sapere che, là nel Purgatorio nessuno può ottenere nemmeno la remissione dei più piccoli peccati veniali, se qui sulla terra non lo ha prima meritato con le opere buone! Nessuno riceve, se prima non ha dato!»