Devozione alla Misericordia: i Santi consigli di suor Faustina in questo mese

18. La santità. – Oggi ho compreso in che cosa stia la santità. Non sono né le rivelazioni, né le estasi, né alcun altro dono a rendere la mia anima perfetta, ma l’unione intima con Dio. I doni sono un ornamento, non l’essenza della perfezione. La santità e la perfezione stanno nella mia stretta unione con la volontà di
Dio. Egli non fa mai violenza al nostro arbitrio. Dipende da noi accettare la grazia di Dio o rifiutarla, collaborare con essa o farne spreco.
19. La nostra santità e gli altri. – “Sappi, mi disse Gesù, che sforzandoti alla tua perfezione, santificherai molte altre anime. Se non cerchi la santità, invece, anche altre anime rimarranno nella loro imperfezione. Sappi che la loro santità dipende dalla tua e che gran parte della responsabilità in questo campo ricadrà
sopra di te. Non impaurirti: basta che tu sia fedele alla mia grazia”.
20. Il nemico della misericordia. – Il diavolo mi confessò ch’egli mi odiava. Mi disse che mille anime insieme gli recavano meno danno di me, quando parlavo della misericordia infinita di Dio. Diceva lo spirito del male: “Quando capiscono che Dio è misericordioso, i peggiori peccatori riprendono fiducia e si convertono, mentre io perdo tutto; tu mi tormenti, quando fai conoscere che Dio è misericordioso
all’infinito”. Mi resi conto quanto satana odia la divina misericordia. Egli non vuole riconoscere che Dio sia buono. Il suo regno diabolico viene limitato da ogni nostro atto di bontà.
21. Alla porta del convento. – Quando avviene che i medesimi poveri si presentano più volte alla porta del convento, li tratto con dolcezza anche maggiore delle altre volte e non faccio capir loro che mi ricordo di averli già veduti. Questo, per non metterli nell’imbarazzo. Così, mi parlano più liberamente delle loro pene
e delle necessità in cui si trovano. Sebbene la suora portinaia mi dica che non è questo il modo d’agire con dei mendicanti e sbatta loro la porta sulla faccia, quando essa è assente li tratto al modo stesso con cui li avrebbe trattati il mio Maestro. Alle volte, si dona di più non dando nulla, che dando molto in modo sgarbato.
22. Pazienza. – La suora che in chiesa ha il suo posto accanto al mio, si schiarisce la gola e tossicchia di continuo per tutto il tempo della meditazione. Oggi mi passò il pensiero per la testa di cambiar posto in tempo di meditazione. Tuttavia, pensai pure che, se avessi fatto questo, la consorella se ne sarebbe accorta e avrebbe potuto provarne dispiacere. Decisi quindi di restare al mio solito posto e offersi a Dio
quest’atto di pazienza. Sul finire della meditazione, il Signore mi fece conoscere che, se mi fossi allontanata, avrei allontanato da me anche le grazie che intendeva darmi in seguito.
23. Gesù tra i poveri. – Gesù si presentò oggi alla porta del convento sotto l’aspetto di un giovane povero. Era malconcio e intirizzito dal freddo. Chiese di mangiare qualche cosa di caldo, ma, in cucina, non trovai nulla che fosse destinato ai poveri. Dopo aver cercato, rimediai un poco di minestra, la riscaldai e vi sminuzzai dentro del pane raffermo. Il povero la mangiò e, nel momento in cui mi restituiva la scodella, si
fece riconoscere per il Signore del cielo e della terra… Dopo d’allora, il mio cuore s’accese d’un amore ancor più puro per i poveri. L’amore verso Dio ci apre gli occhi e fa vedere attorno a noi continuamente la necessità di darci agli altri con le azioni, le parole e la preghiera.
24. L’amore e il sentimento. – Gesù mi rivolse la parola: “Mia discepola, devi nutrire un grande amore per coloro che ti affliggono; fa’ del bene a quelli che ti vogliono del male”. Risposi: “Mio Maestro, vedi bene che non sento per essi alcun amore, e ciò mi addolora”. Gesù rispose: “Il sentimento non è sempre in tuo potere. Riconoscerai d’avere amore quando, dopo aver ricevuto ostilità e dispiaceri, non perderai la pace, ma pregherai per quelli che ti fanno soffrire e desidererai per essi il loro bene”.
25. Dio solo è tutto. – O Gesù mio, tu sai che sforzi occorrono per comportarsi con sincerità e semplicità verso quelli dai quali la nostra indole rifugge e che, coscienti o no, fanno soffrire. Umanamente parlando, sono insopportabili. In momenti del genere, più che in ogni altro, cerco di scoprire Gesù in quelle persone e, per Gesù che scopro in esse, faccio qualsiasi cosa pur di renderle contente. Dalle creature non mi
aspetto nulla e, per ciò stesso, non vado incontro a delle delusioni. So che la creatura è povera di per sé; che cosa posso dunque aspettarmi da lei? Dio solo è tutto e valuto ogni cosa in base al suo disegno.