Devozione delle cento Ave Maria da fare nel giorno di Maria Assunta

È alla tradizione bizantina di Terra d’Otranto che va ricondotta l’origine e la propagazione della cosiddetta preghiera delle Cento Croci, diffusa ancora oggi in numerosi centri salentini. Nelle prime ore del pomeriggio del 15 agosto, giorno della Dormitio Virginis per gli orientali, dell’Assunzione di Maria per i latini, varie famiglie di un vicinato si riuniscono per riproporre una lunga e antica preghiera. Essa è costituita da una formula dialettale ripetuta per ben cento volte tra altrettante cento Ave Maria, recitate meditando due intere poste di rosario.

La caratteristica prettamente orientale dalla quale, tra l’altro, trae nome la preghiera stessa sta nel fare il segno di croce ogni qual volta si reciti un tratto nodale della suddetta prece. Ciò rimanda alla memoria l’uso tipicamente orientale di segnarsi ripetutamente, durante i momenti di preghiera come dinanzi alle sacre immagini. Ulteriore motivo per ricondurre tale preghiera alla tradizione bizantina è il riferimento biblico alla Valle di Giòsafat, ad est di Gerusalemme, nella quale secondo il profeta Gioele (Gl 4, 1-2) si raduneranno tutti i popoli, alla fine dei tempi, per il giudizio divino. È questa un’immagine cara all’escatologia patristica greca, successivamente diffusasi in Occidente. Non può nemmeno essere tralasciata la forma cantilenare tipica dell’esicasmo che, mediante la plurima ripetizione di una stessa strofa, tende ad imprimerne indelebilmente il messaggio nell’animo del fedele.

preghiera: Pensa, anima mia, che dovremo morire! / Nella Valle di Giòsafat dovremo andare / e il nemico (il demonio) cercherà di venirci incontro. / Fermati, nemico mio! / Non mi tentare e non mi atterrire, / perché feci cento segni di croce (e qui ci si segna) durante la mia vita / nel giorno dedicato alla Vergine Maria. / Mi segnai, ascrivendo ciò a mio merito, / e tu non avesti potere sulla mia anima.