Devozione per chiedere un aiuto materiale alla Divina Provvidenza

“PROVVIDENZA DIVINA DEL CUORE DI GESU’ PROVVEDETECI!”
Onnipotente in ogni bisogno materiale, morale e spirituale
Chi desiderasse immagini o libri su tale devozione o quanti ricevessero grazie per intercessione della Serva di Dio Suor Gabriella Borgarino sono pregati di darne notizia a: Visitatrice delle Figlie della Carità di S. Vincenzo Via Nizza, 20 10125 Torino

Suor GABRIELLA BORGARINO
Figlia della Carità
Nacque a Boves, cittadina a circa 10 Km. da Cuneo da Lorenzo BORGARINO e Maria CERANO, ricchi di fede e di carità.

La famiglia Borgarino (dieci figli) non è propriamente una famiglia di contadini: appena in grado di lavorare i maschi vanno alla fornace, le ragazze in filanda.

La Mamma istruisce i suoi figli nella fede più con l’esempio che con le parole. Ricorderà Suor Borgarino “Eravamo poveri, ma quando la mamma faceva il pane, mentre era ancora caldo, chiamava me e mia sorella e ci diceva: Prendete, il primo pane deve essere per il Signore: portatelo a quel povero, ma fatelo di nascosto, perché così va fatta l’elemosina ”

Il babbo è un infaticabile lavoratore, ma soprattutto un uomo di fede e i ragazzi sono segnati dal suo esempio quando, in estate, si alza alle tre del mattino per avere il tempo di assistere alla S. Messa prima di incominciare il lavoro.

La piccola Teresa, che tutti chiamano familiarmente “Ginota” cresce dolce, ubbidiente, servizievole.

A sette anni come allora usava ha già ricevuto la Cresima.

A nove anni e mezzo è ammessa alla Prima Comunione.

I suoi studi non vanno oltre la terza elementare.

A dieci anni o poco dopo, come molte ragazze del paese, incomincia la vita faticosa del lavoro in filanda, alla quale l’ha preparata l’esempio della Mamma. Scriverà infatti nel piccolo notes dei suoi ricordi: “La mamma nati ci voleva mai oziose. Finite le faccende di casa ci dava du jàre delle “solette ai ferri” e ce le pagava due soldi al paio. Quei soldi formavano la nostra piccola fortuna: Ma la mamma, per insegnarci lo spirito di sacrificio e di distacco, di quando in quando ci pregava di venirle in aiuto per una spesa imprevista, alla quale non poteva far fronte da sola e ci chiedeva il nostro piccolo capitale. Noi, contente, versavamo il nostro tesoro nelle sue mani”

A 17 anni, Teresa lascia la filanda per andare come governante presso la famiglia Caviglia.

…Così, nella povertà e nel lavoro, nella semplicità e nella serenità di un ambiente familiare profondamente cristiano e unito, passa l’adolescenza e la prima giovinezza di

Teresa Borgarino, periodi dei quali non si hanno molte notizie.

Apparentemente solo una maggiore pietà, una frequenza più assidua ai Sacramenti, una bontà singolare per i poveri e i sofferenti, una obbedienza più pronta ai genitori, distingue Teresa dalle sue Sorelle ed amiche, eppure da sempre Gesù l’attirava a Sé con una forza inesprimibile trattenendosi familiarmente con Lei. Ascoltiamo Sr Gabriella descrivere (circa 50 anni dopo) al P. Domenico Borgna, Direttore delle Figlie della Carità, alcuni episodi della sua infanzia. (27.12.1933)

“… Avevo appena 6 o 7 anni, mi ricordo bene, ero seduta sul lettino aspettando la mamma che veniva tutte le mattine a vestirmi, quando vidi una bianca colomba posarsi sulla spalla e dirmi ben chiaro queste parole: Sii buona, ubbidiente ai tuoi genitori, osserva bene i santi Comandamenti e poi vedrai e poi vedrai… Due volte me le ripeté queste ultime parole e poi non la vidi più. Venuta la mia cara mamma, io le contai tutto, anzi le feci osservare: “Mamma, uscendo, non ha nemmeno rotta la finestra!” Perché deve sapere che noi siamo poveri campagnoli e alla finestra non c’erano i vetri, ma solo carta bianca. Ma mia madre seria mi disse: “Pazienza dirlo a tua madre, ma ad altri nessuno!” Io non dissi più niente… nemmeno al buon Parroco che fu mio confessore quando fui promossa per la Prima Comunione. ”

Nella stessa relazione Suor Gabriella racconta:”Fui ammessa alla prima Comunione a 9 anni e mezzo… Secondo il Parroco si doveva aver compiuti i 10 anni, ma per me ha fatto una piccola eccezione. La mattina fortunata, mia madre mi ha fatto indossare una vestina pulita e mi disse di andare in Chiesa con le altre compagne. Eravamo molte e quando ebbi ricevuto Gesù, sentii la sua voce divina che mi disse: TI FARAI SUORA! Venuta a casa tutta contenta dissi alla mamma: “Mamma, Gesù mi ha parlato e mi ha detto che mi farò Suora”. Mio Buon Padre, non l’avessi mai detto; la mia madre mi sgridò tanto e quasi mi picchiava. è mancato poco che mi lasciasse senza colazione (a Sr Maltecca) Io tacqui, ma la voce di Gesù sempre la sentivo, anzi, molte volte, quando andavo alla benedizione, vedevo come dei raggi uscire dalla SS. Ostia e siccome io credevo che le mie compagne vedessero parimenti, un giorno domandai a loro se vedevano i raggi intorno alla SS. Ostia; esse ne fecero le meraviglie e una mi disse: Allora ti farai Suora! Io capii che non bisogna mai dire queste cose e non ne parlai più, quantunque Gesù si degnasse di venire a me nella S.Comunione ,molte volte di più di quello che si usava concedere in quel tempo nelle parrocchie dei paesi. ”

A 19 anni Teresa ha fatto la sua scelta: sarà FIGLIA della CARITA’. I genitori le fanno resistenza, ma essa è sicura di convincerli presto: sono persone di fede . Un’altra preoccupazione la tiene in ansia e la confesserà più tardi: “Quando arrivai all’età di una decisione una cosa mi turbava.: Io non avrei mai potuto entrare tra le Figlie della Carità; ero troppo ignorante e troppo povera e ciò mi pareva un ostacolo, perché credevo che tutte le Suore fossero almeno maestre …e invece Gesù me ne ha fatto la grazia, malgrado la mia indegnità”.

Alla fine di marzo 1900 la Superiora dell’Ospedale di Boves accompagna Teresa all’ Ospedale di Fossano per iniziarvi il Postulato.

Racconterà al Direttore:

“A vent’anni entrai in postulato: mio Rispettabile e buon Padre, Gesù mi dava prova che era contento, perché per tutta l’ottava del SS.Sacramento, io ebbi visibile innanzi al cuore, il SS.. Ostensorio , di modo che l’anima mia poteva restare in adorazione; e siccome mi meravigliavo che potessi attendere ai lavori di scopare, lavare e, insieme, anche ai Santi Esercizi, Gesù mi fece capire che a Lui niente è impossibile”

Dopo circa tre mesi, Teresa entra a San Salvario, Casa Provinciale delle F d.C. a Torino, per incominciarvi il Seminario (Noviziato) è raggiante pur sperimentando, ora più che mai, la sofferenza del distacco dai suoi cari, dal paese, dalla sua vita semplice e contadina. Si impegna con grande buona volontà in tutto quello che le è domandato: preghiera, studio, lavoro, guardando continuamente a Gesù per superare tutte le difficoltà, ma la sua salute deperisce.

Un giorno, mentre attende alla pulizia in dormitorio, si ferisce ad una gamba: una visita medica rivela uno stato preoccupante di anemia e i Superiori, allarmati , decidono di rimandarla per qualche tempo in famiglia, per riprendersi in salute tra le sue montagne. L’angoscia l’assale: Che diranno in paese? Che è una Suora fallita ? E che diranno i genitori che avevano subìto la sua partenza?…

Invece la mamma la curò come solo una mamma sa curare la sua figliola ammalata, e in breve tempo la salute di Teresa rifiorì, insieme alla gioiosa certezza che presto avrebbe potuto rispondere definitivamente all’invito che Gesù le aveva fatto nel giorno della sua Prima Comunione.

è più che comprensibile che tutta la famiglia abbia voluto approfittare di quell’insperato ritorno a casa di Teresa per trattenerla almeno più vicina, suggerendole di entrare tra le Clarisse di Boves, senza andare troppo lontano. Teresa, docile come sempre, accetta di unirsi ad una novena a S. Francesco e a Santa Chiara incominciata dalla Suore Clarisse e dai suoi, ma al terzo giorno la interrompe perché un desiderio ardente si è risvegliato nel suo cuore: “Sarò Figlia della Carità di San Vincenzo de Paoli”.

La Comunità l’attende e Teresa felice si dispone a partire, quando una nuova prova la ferma: il babbo, caduto da un albero, è ricoverato in ospedale con tre costole rotte, e nel suo grande affetto per la figlia, si lascia sfuggire un lamento.Và pure, ma se tu parti mi farai morire!”

Teresa stretta nella dolorosa alternativa: far una pena così grande al Padre e rischiare di non essere più accettata se si presenta in ritardo alla Comunità, non sa che gettarsi in lacrime ai piedi del Tabernacolo, ripetendo: “Gesù… Gesù”

  • Per fortuna interviene il Parroco che si offre a chiedere una dilazione, fino a che il babbo migliori, e i Superiori accettano. Appena il babbo riprende le forze, Teresa si presenta alla Visitatrice a Torino per “chiedere la grazia di servire i Poveri per amor di Dio”.