Galateo della Chiesa: come bisogna comportarsi per essere buon Cristiani?

GALATEO IN CHIESA

Premessa

Le belle maniere -non più di moda- in Chiesa sono espressione della fede che abbiamo

e del rispetto che nutriamo per il Signore. Ci permettiamo di «ripassare» alcune indicazioni.

Il giorno del Signore

La domenica è il giorno in cui i fedeli, convocati dal Signore, si riuniscono in un luogo preciso,

la chiesa, per ascoltare la sua parola, per ringraziarlo dei suoi benefici e per celebrare l’Eucaristia.

La domenica è per eccellenza il giorno dell’Assemblea liturgica, giorno in cui i fedeli si riuniscono «perché, ascoltando la Parola di Dio e partecipando all’Eucaristia, facciano memoria della Passione, della Risurrezione e della gloria del Signore Gesù, e rendano grazie a Dio che li ha rigenerati per una speranza viva per mezzo della Risurrezione di Gesù Cristo dai morti» (Concilio Vaticano II).

La chiesa

La chiesa è «casa di Dio», simbolo della comunità cristiana che vive in un dato territorio. È prima di tutto un luogo di preghiera, in cui si celebra l’Eucaristia e si adora Cristo realmente presente nelle Specie Eucaristiche, riposte nel tabernacolo. I fedeli vi si riuniscono per pregare, per lodare il Signore e per esprimere, attraverso la liturgia, la loro fede in Cristo.

«Tu non puoi pregare in casa come in chiesa, dove c’è il popolo di Dio raccolto, dove il grido è elevato a Dio con un cuore solo. Là c’è qualcosa di più, l’unisono degli spiriti, l’accordo delle anime, il legame della carità, le preghiere dei sacerdoti»

(Giovanni Crisostomo).

Prima di entrare in chiesa

Organizzarsi in modo tale da arrivare in chiesa con qualche minuto di anticipo,

evitando ritardi che disturbano l’assemblea.

Verificare che il nostro modo di vestire, e quello dei nostri bambini,

sia adatto e rispettoso del luogo sacro.

Nel salire la scalinata della chiesa cerco di lasciare alle spalle i rumori

e le banalità che spesso distraggono mente e cuore.

Assicurarsi che il nostro cellulare sia spento.

Digiuno eucaristico

Per fare la S. Comunione occorre essere digiuni da almeno un’ora.

Entrando in chiesa

«Sia quando arriviamo che quando partiamo, sia quando ci calziamo i sandali che quando siamo in bagno o in tavola, sia quando accendiamo le nostre candele che quando ci riposiamo o ci sediamo, qualunque lavoro intraprendiamo, ci segniamo con il segno della Croce» (Tertulliano).

Figura 1. Come si fa la genuflessione.

Ci si pone in un clima di silenzio.

Appena entrati ci si avvicina all’acquasantiera, si intinge la punta delle dita nell’acqua e si fa il segno della croce, con il quale si esprime la fede in Dio-Trinità. È un gesto che ci ricorda il nostro Battesimo e «lava» il nostro cuore dai peccati quotidiani. In alcune regioni si usa passare l’acqua santa al conoscente o al vicino che si trova in quel momento a entrare in chiesa.

Quando è il caso si ritira dagli appositi espositori il foglietto della messa e il libro dei canti.

Ci si dirige con passo tranquillo a prendere posto.

Se si desidera accendere una candela è questo il momento di farlo e non durante la celebrazione. Se non se ne ha il tempo, è meglio aspettare sino alla fine della Messa, in modo da non creare disturbo all’assemblea.

Prima di entrare nel banco o mettersi davanti alla sedia, si fa la genuflessione rivolti verso il Tabernacolo dove è custodita l’Eucaristia (Figura 1). Se si è impossibilitati a fare la genuflessione, stando in piedi si fa un inchino (profondo) (Figura 2).

Figura 2. Come si fa l’inchino (profondo).

Se si desidera e si è in tempo, ci si può fermare in preghiera dinanzi all’immagine della Madonna o del santo patrono della chiesa stessa.

Se possibile si occupano i posti più vicini all’altare, evitando di fermarsi in fondo alla chiesa.

Dopo aver preso posto nel banco è bene inginocchiarsi per mettersi alla presenza del Signore; poi, se la celebrazione non è ancora iniziata, ci si può sedere. Se invece ci si pone davanti alla sedia, prima di sedersi, ci si ferma in piedi un momento per mettersi alla presenza del Signore.

Solo se veramente necessario si potranno scambiare alcune parole con conoscenti o amici, e sempre a bassa voce per non disturbare il raccoglimento altrui.

Se capitasse di giungere in ritardo, si eviterà di girare per la chiesa.

Il Tabernacolo, normalmente affiancato da una lampada accesa, era inizialmente destinato a custodire in modo degno l’Eucaristia perché potesse essere portata agli infermi e agli assenti, al di fuori della Messa. Approfondendo la fede nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, la Chiesa ha preso coscienza del significato dell’adorazione silenziosa del Signore presente sotto le specie eucaristiche.

Durante la celebrazione

Quando inizia il canto, o il sacerdote e i chierichetti si recano all’altare,

ci si alza in piedi e si partecipa al canto.

Si risponde ai dialoghi con il celebrante.

Si partecipa ai canti, seguendoli sull’apposito libro, cercando di uniformare la propria voce con quella degli altri.

Durante la celebrazione si sta in piedi, seduti, in ginocchio secondo i momenti liturgici.

Si ascoltano attentamente le letture e l’omelia, evitando di disturbare.

«La Parola del Signore è paragonata al seme che viene seminato in un campo: quelli che l’ascoltano con fede e appartengono al piccolo gregge di Cristo hanno accolto il Regno stesso di Dio; poi il seme per virtù propria germoglia e cresce fino al tempo del raccolto»

(Concilio Vaticano II).

I bambini piccoli sono una benedizione e un impegno: sarebbe opportuno che i genitori riuscissero a tenerli con sé durante la messa; ma ciò non è sempre possibile; in caso di necessità è bene portarli in un luogo a parte così da non recare disturbo all’assemblea dei fedeli.

Si cercherà di non fare rumore nel voltare le pagine del Foglietto della Messa.

Sarebbe bene preparare prima l’obolo per la questua, evitando imbarazzanti ricerche mentre la persona incaricata aspetta l’offerta.

Al momento della recita del Padre nostro, si elevano le mani in segno di supplica; meglio questo gesto che il tenersi per mano in segno di comunione.

Al momento della Comunione

Quando il celebrante inizia a distribuire la Santa Comunione, chi intende accostarsi si dispone in fila verso i ministri incaricati.

Se vi fossero anziani o disabili, si faranno volentieri passare avanti.

Chi intende ricevere l’Ostia in bocca, si avvicina al celebrante il quale dice «Il Corpo di Cristo», il fedele risponde «Amen», poi apre la bocca per ricevere l’Ostia consacrata e ritorna al posto.

Chi intende ricevere l’Ostia sulla mano, si avvicina al celebrante con la mano destra sotto la sinistra

Figura 3. Come si prende l’Ostia consacrata.

(Figura 3), alle parole «Il Corpo di Cristo» risponde «Amen», alza un poco le mani verso il celebrante, riceve l’Ostia sulla mano, si sposta di un passo a lato, porta l’Ostia in bocca con la mano destra e poi ritorna al posto.

In ambedue i casi non si devono fare segni di croce o genuflessioni.

«Avvicinandoti a ricevere il Corpo di Cristo non procedere con le palme delle mani aperte, né con le dita disgiunte, ma con la destra fa’ un trono alla sinistra, perché ricevi il Re. Con il cavo della mano ricevi il Corpo di Cristo e di’ “Amen”» (Cirillo di Gerusalemme).

Uscita dalla chiesa

Se vi fosse un canto all’uscita, si aspetterà che termini e poi ci si avvierà alla porta con calma.

Sarebbe buona cosa allontanarsi dal proprio posto solo dopo che il sacerdote è entrato in sacrestia.

Si eviti, terminata la messa, di “fare salotto” in chiesa, per non disturbare chi volesse fermarsi a pregare. Usciti di chiesa avremo tutto l’agio di intrattenerci con amici e conoscenti.

Ricordati che la Messa deve portare i suoi frutti nella vita quotidiana di tutta la settimana.

«Come i grani di frumento che sono germinati sparsi sulle colline, raccolti e fusi insieme, hanno fatto un solo pane, così, o Signore, fa’ di tutta la tua Chiesa, che è sparsa su tutta la terra, una cosa sola; e come questo vino risulta dagli acini dell’uva che erano molti ed erano diffusi per le vigne coltivate di questa terra e hanno fatto un solo prodotto, così, o Signore, fa’ che nel tuo sangue la tua Chiesa si senta unita e nutrita di uno stesso alimento» (dalla Didachè).

Testi a cura della Redazione di Ancora Editrice, revisione a cura di mons. Claudio Magnoli e mons. Giancarlo Boretti; i disegni che accompagnano il testo sono di Sara Pedroni.