GLI ANGELI CUSTODI QUANDO FURONO CREATI?

GLI ANGELI QUANDO FURONO CREATI?

La creazione tutta, secondo la Bibbia (fonte primaria di cono-scenza), ha avuto origine ” in principio” (Gn 1,1). Alcuni Padri pen-sano che gli Angeli furono creati il “primo giorno” (ib. 5), quando Dio creò ” il cielo” (ib. 1); altri il “quarto giorno” (ib.19) quando “Dio disse: Ci siano luci nel firmamento del cielo” (ib. 14).

Certi autori hanno posto la creazione degli Angeli avanti, certi altri dopo quella del mondo materiale. L’ipotesi di S.Tommaso – a nostro avviso la più probabile – parla di creazione simultanea. Nel meraviglioso piano divino dell’universo, tutte le creature sono in relazione tra di loro: gli Angeli, deputati da Dio al governo del cosmo, non avrebbero avuto modo di esplicare la loro attività, se questo fosse stato creato dopo; d’altra parte, se ad essi antece-dente, sarebbe stato privo della loro sovrintedenza.

PERCHé DIO HA CREATO GLI ANGELI?

Li ha creati per lo stesso motivo per cui ha dato origine ad ogni altra creatura: per rivelare la propria perfezione e per ma-nifestare la sua bontà attraverso i beni loro elargiti. Li ha creati, non per aumentare la propria perfezione (che è assoluta), né la propria felicità (che è totale), ma perché gli Angeli fossero eternamente felici nell’adorazione di Lui Sommo Bene, e nella visione beatifica.

Possiamo aggiungere quanto scrive San Paolo nel suo grande inno cristologico: “… per mezzo di lui (il Cristo) sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili… per mezzo di lui e in vista di lui” (Col 1,15-16). Anche gli Angeli, dunque, come ogni altra creatura, sono ordinati al Cristo, loro fine, imitano le infinite perfezioni del Verbo di Dio e ne celebrano le lodi.

SI CONOSCE IL NUMERO DEGLI ANGELI?

La Bibbia, in vari passi dell’Antico e del Nuovo Testamento, accenna all’immensa moltitudine degli Angeli. A proposito della teofania, descritta dal profeta Daniele, si legge: “Un fiume di fuoco scendeva dinanzi a Lui [Dio], mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano” (7,10). Nell’Apocalisse è scritto che il veggente di Patmos “durante la visione [intese] voci di molti Angeli intorno al trono [divino]… Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia” (5,11). Nel Vangelo, Luca parla di “una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio” (2,13) alla nascita di Gesù, a Betlemme. Secondo S. Tommaso il numero degli Angeli supera grandemente quello di tutte le altre creature. Dio, infatti, volendo immettere nella creazione, per quanto possi-bile, la propria perfezione divina, ha realizzato questo suo dise-gno: nelle creature materiale, estendendo immensamente la loro grandezza (ad es. gli astri del firmamento); in quelle incorporee (i puri spiriti) moltiplican-done il numero. Questa spiegazione del Dottore Angelico ci sembra sod-disfacente. Possiamo, quindi, a buon ragione credere che il numero degli Angeli, pur essendo finito, limitato, come tutte le cose create, è umana-mente incalcolabile.

SI CONOSCONO I NOMI DEGLI ANGELI E IL LORO ORDINE GERARCHICO?

E’ noto che il termine “angelo”, derivante dal greco (à ì y (Xc =annun-zio), significa propria-mente “messaggero”: indica, quindi, non l’iden-tità, ma la funzione degli Spiriti celesti, mandati da Dio ad annunziare i suoi voleri agli uomini.

Nella Bibbia gli Angeli sono designati anche con altri nomi:

– Figli di Dio (Gb 1,6)

– Santi (Gb 5,1)

– Servi di Dio (Gb 4,18)

– Esercito del Signore (Gs 5,14)

– Esercito del cielo (1Re 22,19)

– Vigilanti (Dn 4,10) ecc. Vi sono inoltre, nella Sacra Scrittura, nomi “collettivi”‘ riferiti agli Angeli: Serafini, Cheru-bini, Troni, Dominazioni, Potenze (Virtù), Potestà, Principati, Arcangeli e Angeli.

Questi diversi gruppi di Spiriti celesti, aventi ciascuno ca-ratteristiche proprie, si sogliono chiamare “ordini o cori”‘. La distinzione dei Cori si suppone che sia secondo “la misura della loro perfezione e i compiti a loro affidati”. La Bibbia non ci ha trasmesso una vera classificazione delle Essenze celesti, né il numero dei Cori. L’elenco che leggiamo nelle Lettere di San Paolo è incompleto, perché l’Apostolo lo termina dicendo: “… e di ogni altro nome che si possa nominare” (Ef 1,21).

Nel Medio Evo, S. Tommaso, Dante, S. Bernardo, e pure i mistici tedeschi, quali Taulero e Suso, domenicani, aderirono pienamente alla teoria dello Pseudo-Dionigi, l’Areopagita (IVN sec. d.C.), autore della “Gerarchia celeste” scritta in greco, introdotta in Occidente da S. Gregorio Magno e tradotta in latino verso l’870. Lo Pseudo-Dionigi, sotto l’influsso della tradizione patristica e del neoplatonismo, compose una classificazione sistematica degli Angeli, divisi in nove Cori e distribuiti in tre Gerarchie.

Prima Gerarchia: Serafini (Is 6,2.6) Cherubini (Gn 3,24; Es 25,18,-S l 98,1) Troni (Col 1,16)

Seconda Gerarchia: Dominazioni (Col 1,16) Potenze (o Virtù) (Ef 1,21) Potestà (Ef 3,10; Col 2,10)

Terza Gerarchia: Principati (Ef 3,10; Col 2,10) Arcangeli (Gd 9) Angeli (Rm 8,38)

Questa ingegnosa costruzione dello Pseudo-Dionigi, che non ha un sicuro fondamento biblico, poteva soddisfare l’uomo del Medio Evo, ma non il credente dell’Età Moderna, per cui non è più accolta dalla teologia. Ne resta un’eco nella devozione popolare della “Corona Angelica”, una pratica sempre valida, da raccomandarsi caldamente agli amici degli Angeli.

Possiamo concludere che, se è giusto respingere ogni artifi-ciosa classificazione degli Angeli (tanto più quelle attuali, formate con nomi fantasiosi accordati arbitrariamente allo zodiaco: pure invenzioni senza alcun fondamento né biblico, né teologico, né razionale!), dobbiamo però ammettere un ordine gerarchico tra gli Spiriti celesti, sia pure a noi sconosciuto nei particolari, perché la struttura gerarchica è propria di tutto il creato. In esso Dio ha voluto immettere, come abbiamo spiegato, la sua perfezione: ogni essere ne partecipa in modo diverso, e tutti congiunti insie-me formano una meravigliosa, sorprendente armonia.

Nella Bibbia leggiamo, oltre gli appellativi “collettivi”, anche tre nomi personali di Angeli:

Michele (Dn 10,13ss.; Ap 12,7; Gd 9), che significa “Chi come Dio?”;

Gabriele (Dn 8,16ss.; Lc 1,IIss.), che significa “Forza di Dio”;

Raffaele (T6 12,15) Medicina di Dio.

Sono nomi – ripetiamo – che indicano la missione e non l’identità dei tre Arcangeli, che rimarrà sempre “misteriosa”, come la Sacra Scrittura ci insegna nell’episodio dell’Angelo che annunciò la nascita di Sansone. Richiesto di dire il suo nome, rispose: “Perché mi chiedi il nome? Esso è misterioso” (Gdc 13,18; vds. anche Gn 32,30).

E’, quindi, vano, cari amici degli Angeli, pretendere di cono-scere – come molti oggi vorrebbero – il nome del proprio Angelo custode, o (peggio ancora!) attribuirglielo secondo i nostri gusti personali. La familiarità con il celeste Guardiano deve essere sempre accompagnata da venerazione e rispetto. A Mosé che, sul Sinai, si avvicinava al roveto ardente incombusto, l’Angelo del Signore intimò di togliersi i sandali “perché il luogo sul quale stai è una terra santa” (Es 3,6).

Il Magistero della Chiesa, fino dall’antichità ha proibito di ammettere altri nomi di Angeli o di Arcangeli oltre i tre biblici. Questa proibizione, contenuta nei canoni dei Concili Laodiceno (360-65), Romano (745) e Aquisgranese (789), è ripetuta in un documento recente della Chiesa, che abbiamo già citato.

Accontentiamoci di quanto il Signore ha voluto farci sapere, nella Bibbia, circa queste sue stupende creature, che sono i nostri Fratelli maggiori. E attendiamo, col massimo della curiosità e dell’affetto, l’altra vita per conoscerli pienamente, e ringraziare, insieme, Dio che li ha creati.