Il cammino della preghiera: nel silenzio, ascolta la parola

L’uomo esprime nell’ascolto la propria fondamentale dimensione religiosa, ma questa attitudine si radica e si sviluppa nel silenzio.

Scriveva Kierkegaard, il filosofo Danese, geniale interprete dello spiritualismo cristiano: “L’odierno stato del mondo, la vita intera sono malati. Se fossi medico ed uno mi domandasse consiglio, risponderei -Crea il silenzio! Porta l’uomo al silenzio!-”

E’ necessario dunque restituirci al silenzio, rieducarci al silenzio.

Il silenzio consente all’essere di dire ciò che è, di parlarci di sé nella totale trasparenza.

Un abate Medievale del secolo XIII, ci ha lasciato una bellissima lettera sul silenzio.

Egli ci presenta la Trinità come amica del silenzio, dicendo: “Considera quanto la Trinità approvi la disciplina del silenzio.

Il Padre ama il silenzio perchè generando l’ineffabile Verbo chiede che l’orecchio del cuore sia intento a comprendere l’arcano linguaggio, per cui continuo deve essere il silenzio delle creature per udire l’eterna parola di Dio.

Anche il Verbo esige logicamente che si pratichi il silenzio. Egli ha assunto la nostra umanità e quindi il nostro linguaggio, in modo da trasmetterci i tesori della sua sapienza e della sua scienza.

Lo Spirito santo ha rivelato il Verbo attraverso lingue di fuoco.

I sette doni dello Spirito Santo sono come sette silenzi, che mettono a tacere ed estirpano dall’anima l’insieme dei vizi corrispondenti ed abilitano le orecchie del cuore a discernere e ad accogliere parole e azioni del Verbo fatto uomo.

Negli arcani silenzi della Trinità l’onnipotente Parola divina scende dalle proprie sedi regali e si consegna all’anima credente. Il silenzio quindi ci immerge nell’esperienza Trinitaria”.

Invochiamo Maria, Donna del silenzio, la più esemplare uditrice della Parola, affinché anche noi, come Lei, ascoltiamo e accogliamo la Parola di vita, che è Gesù Risorto e dischiudiamo il nostro cuore al dialogo interiore con Dio, ogni giorno di più.

Note di preghiera

Un saggio monaco indiano spiega la sua tecnica per affrontare le distrazioni durante la preghiera:

“Quando preghi, è come se tu diventassi come un grande albero, che ha radici in terra e che innalza i suoi rami verso il cielo.

Su questo albero ci sono molte piccole scimmie che si muovono, squittiscono, saltano da un ramo all’altro. Esse sono i tuoi pensieri, i desideri, le preoccupazioni.

Se tu vuoi prendere le scimmie per bloccarle o cacciarle giù dall’albero, se ti metti ad inseguirle, sui rami scoppierà una tempesta di salti e di grida.

Devi fare così: lasciale stare, fissa invece il tuo sguardo non sulla scimmia, ma sulla foglia, poi sul ramo, poi sul tronco.

Ogni volta che la scimmia ti distrae, torna con pace a guardare la foglia, poi il ramo, poi il tronco, torna a te stesso.

Questa è l’unica strada per ritrovare il centro della preghiera”.

Un giorno, nel deserto d’Egitto, un giovane monaco tormentato da molti pensieri che lo assalivano durante la preghiera, si recò a chiedere consiglio a Sant’Antonio, il padre degli eremiti:

“Padre, che cosa devo fare per resistere ai pensieri che mi portano via dalla preghiera?”

Antonio prese con sé il giovane, salirono in cima alla duna, si volsero verso oriente, da dove soffiava il vento del deserto, e gli disse:

“Apri il tuo mantello e chiudi dentro il vento del deserto!”

Il ragazzo rispose: “Ma padre mio, è impossibile!”

E Antonio: “Se non puoi catturare il vento, che pure senti da che direzione spira, come pensi di poter catturare i tuoi pensieri, che neppure sai da dove sorgono?

Tu non devi fare niente, ritorna solo a fissare il tuo cuore in Dio”.

Io non sono i miei pensieri: c’è un Io più profondo dei pensieri e delle distrazioni, più profondo delle emozioni e della volontà, qualcosa che tutte le religioni hanno sempre chiamato cuore.

Lì, in quell’Io più profondo, che viene prima di tutte le divisioni, lì è la porta di Dio, dove va e viene il Signore; lì nasce la preghiera semplice, la preghiera breve, dove non conta la durata, ma dove l’istante del cuore si apre sull’eterno e l’eterno si insinua nell’istante.

Lì spunta il tuo albero che s’innalza verso il cielo.