Il peccato: quando si rifiuta il sommo bene
Quando si rifiuta il sommo bene
Diceva scherzosamente Giorgio La Pira ai giornalisti (alcuni di essi gli avevano fatto cattiva stampa): «È difficile che uno di voi vada in Paradiso, senza una lunga sosta in Purgatorio. In Inferno no. L’Inferno c’è, ne sono certo, però credo che sia vuoto d’uomini». L’ottimismo di La Pira fu anche del cardinale-eletto Hans Urs von Balthasar, deceduto qualche giorno prima di ricevere la porpora. Su questa opinione io sono del parere di chi la pensa diversamente. Il teologo Antonio Rudoni, specializzato in questioni escatologiche, qualifica quell’opinione come «antipedagogica, teologicamente infondata e persino arrischiata». Un altro autorevole teologo, Bernhard Hàring, scrive: «Non mi sembra che tale speranza [che l’Inferno sia vuoto], o addirittura tale convinzione, sia giusta e possibile, date le parole così chiare della Sacra Scrittura. Il Signore ha ammonito tante volte gli uomini, ricordando loro che possono perdere la salvezza eterna e cadere nella punizione senza fine».
Dando uno sguardo realistico al mondo attuale, accanto a tanto bene, sembra che il male prevalga. Il peccato, in molte forme, non lo si vuol più riconoscere come tale: rifiuto e ribellione nei riguardi di Dio, egoismo protervo, costumi da antidecalogo ritenuti come cose normali, ordinarie. Disordini morali ottengono il patrocinio della legge civile. Il delitto pretende diritto.
A Fatima – nome noto anche nel mondo non cristiano – la Vergine Santissima portò un messaggio adatto agli uomini di questo secolo, che, in poche parole, è un invito pressante a pensare alle realtà ultime, perché gli uomini si salvino, si convertano, preghino, non facciano più peccati. Nella terza di quelle apparizioni, la Madre del Salvatore produsse davanti agli occhi dei tre veggenti la visione dell’Inferno. Soggiunse poi: «Avete visto l’Inferno, dove vanno le anime dei peccatori».
Nell’apparizione avvenuta la domenica 19 agosto 1917, l’Apparsa aggiunse: «Badate che molte anime vanno all’Inferno perché non c’è chi si sacrifichi e preghi per loro».
Gesù e gli apostoli hanno affermato chiaramente la dannazione per gli uomini peccatori.
Chi volesse rintracciare testi biblici del Nuovo Testamento sull’esistenza, l’eternità e le pene dell’Inferno, veda queste citazioni: Matteo 3,12; 5,22; 8,12; 10,28; 13,50; 18,8; 22,13; 23,33; 25,30.41; Marco 9,43-47; Luca 3,17; 13,28; 16,2325; 2Tessalonicesi 1,8-9; Romani 6,21-23; Galati 6,8; Filippesi 3,19; Ebrei 10,27; 2Pietro 2,4-8; Giuda 6-7; Apocalisse 14,10; 18,7; 19,20; 20,10.14; 21,8. Tra i documenti del magistero ecclesiastico cito solo un breve tratto di una Lettera della Congregazione per la dottrina della fede (17 maggio 1979): «La Chiesa crede che una pena attende per sempre il peccatore, il quale sarà privato della visione di Dio, come crede alla ripercussione di tale pena in tutto il suo essere».
La parola di Dio non ammette dubbi e non ha bisogno di conferme. Agli increduli potrebbe dire qualcosa la storia, quando presenta certi fatti straordinari che non si possono negare né spiegare come fenomeni naturali strani.