La Madonna delle tre fontane: il mistero del profumo di Maria

C’è un elemento esterno che risalta più volte nell’avvenimento delle Tre Fontane, percepito non solo dal veggente ma anche da altre persone: è il profumo che dalla grotta si espande e impregna i dintorni. Abbiamo già detto che anche questo è un segno che Maria lascia della propria presenza. Gli antichi salutavano già Maria con questa espressione: «Ave, profumo (o fragranza) del crisma di Cristo!» Se i cristiani, secondo Paolo, diventano coloro che spargono il profumo di Cristo, tanto più lei, la più impregnata della sua divinità, lei che lo ha portato in grembo, scambiando con lui il proprio sangue, lei che più di tutti lo ha amato e ne ha assimilato il Vangelo.

La Bibbia parla molte volte di «profumo», anche perché per numerose religioni antiche il profumo rientrava fra i segni sensibili del contatto del mondo soprannaturale con quello terrestre. Ma anche perché nel profumo si rivela l’essere stesso di una persona. E’ quasi una manifestazione di se stessa, dei suoi sentimenti, dei suoi aneliti. Attraverso il profumo una persona può entrare in intimità con un’altra, senza bisogno di parole o di gesti. «E’ come una vibrazione silenziosa con la quale un essere esala la propria essenza e lascia quasi percepire il mormorìo delicato della propria vita interiore, il pulsare del proprio amore e della propria gioia».

Ci sembra allora normale che la più bella, la più amabile e la più santa di tutte le creature si esprima con il suo profumo inebriante e lo lasci come segno della propria presenza, per la gioia e la consolazione dei suoi figli. Anche il profumo è un modo di comunicazione! Commovente e accorata la preghiera, o meglio l’invito che Bruno scrive e affigge alla grotta dopo aver scoperto che, anche dopo l’apparizione, questa era ritornata a essere luogo di peccato. Non escono minacce o maledizioni da colui che un tempo era stato peccatore, ma solo amarezza e preghiera a non profanare quella grotta con il peccato impuro, ma a rovesciare le proprie pene ai piedi del la Vergine della Rivelazione, a confessare i propri peccati e a bere a quella fonte di misericordia: «E’ Maria la dolce Madre di tutti i peccatori». E aggiunge subito l’altra grande raccomandazione: «Amate la Chiesa con i suoi figli! Ella è il manto che ci copre nell’inferno che si scatena nel mondo.

Pregate molto e allontanate i vizi della carne. Pregate!». Bruno si fa eco delle parole della Vergine: preghiera e amore alla Chiesa. Questa apparizione infatti abbina Maria alla Chiesa, della quale verrà proclamata madre, oltre che tipo, immagine e figlia. Ma come era apparsa la Madonna ? Vogliamo dire: eterea? evanescente? statuaria? Per nulla. Ed è proprio il più piccolo, Gianfranco di quattro anni, che ce ne dà l’idea esatta. Alla domanda rivoltagli al vicariato di Roma: «Di’ un po’, ma come era quella statua là?», egli rispose: «Ma no, macché! Era de ciccia!». Questa espressione diceva tutto: era proprio di carne ed ossa! Cioè con il suo corpo vivo. Sappiamo già che la Madonna non si sostituisce mai alla Chiesa e ai suoi ministri; si limita a inviare ad essi.

Interessante l’affermazione di Bruno al riguardo e bellissima la definizione che dà del sacerdote confessore: « La Vergine non mi mandò dal dirigente del mio partito, né dal capo della setta protestante, ma dal ministro di Dio, perché egli è il primo anello della catena che lega la terra al Cielo». Nel tempo attuale in cui molti vogliono vivere una fede del tipo «fai da te», forse sarà bene ricordare questo fatto e queste parole.

Il sacerdote rimane sempre il primo e indispensabile aiuto. Il resto è pura illusione. Nel giugno 1947 Bruno confida a un giornalista un dubbio. Sicuramente nel frattempo era venuto a conoscenza di altre apparizioni mariane dove la Vergine aveva chiesto una cappella, non solo come ricordo della sua venuta, ma anche come luogo privilegiato dell’incontro con lei e con Dio. «Chi lo sa, se la Madonna vorrà li una cappella o una chiesa?», dice al giornalista. «Aspettiamo. Lei ci penserà. A me ha detto: “Sii prudente con tutti!”». Effettivamente questo consiglio alla prudenza Bruno lo metterà sempre in pratica, anche adesso. Questo depone naturalmente a favore della sua testimonianza. Per anni la Madonna non accennò neppure a questo argomento a quanto pare fino al 23 febbraio 1982, quindi trentacinque anni dopo la prima apparizione. Infatti quel giorno, nel corso di una apparizione, la Madonna dice a Bruno: «Qui voglio una casa-santuario con il titolo tutto nuovo di “Vergine della Rivelazione, Madre della Chiesa”».

E prosegue: «La mia casa sarà aperta a tutti, perché tutti entrino nella casa della salvezza e si convertano. Qui verranno a pregare gli assetati, gli smarriti. Qui troveranno amore, comprensione, consolazione: il vero senso della vita». La casa-santuario, per espressa volontà della Vergine, dovrà sorgere al più presto nel luogo dove la Madre di Dio apparve a Bruno. Infatti così prosegue: «Qui, in questo luogo della grotta dove sono apparsa diverse volte, sarà il santuario dell’espiazione, come se fosse il purgatorio in terra». Per gli inevitabili momenti di sofferenza e difficoltà lei promette la propria assistenza materna: «Io vi verrò in aiuto. Io sono sempre con voi, non sarete mai soli. Io vi guido negli ideali della libertà di mio Figlio e nell’amore trinitario».

Si era usciti da una guerra lunga e terribile, ma lei sapeva che questo non voleva dire che si fosse entrati in un’era di pace. La pace del cuore e tutte le altre paci erano continuamente minacciate e, conoscendo oggi il seguito della storia, possiamo dire che le guerre avrebbero continuato a scoppiare qua e là. Alcune con le armi, altre senza fare rumore, ma con lo stesso effetto della persecuzione e dei genocidi. La Regina della pace fa allora un richiamo concreto che diviene invito e preghiera: «Il santuario avrà una porta dal nome significativo: “Porta della pace”. Tutti dovranno entrare per questa e si saluteranno con il saluto della pace e dell’unità: “Dio ci benedica e la Vergine ci protegga”». Constatiamo innanzi tutto che le apparizioni alle Tre Fontane non si esauriscono nell’anno 1947, come non si affievolisce il pellegrinaggio delle folle.

Ma prima di commentare la richiesta della Madonna vogliamo riportare per intero la stessa richiesta che la Madre di Dio fece a Guadalupe in Messico nel lontano 1531. Apparendo a un indio, si dichiara la «Perfetta sempre vergine Maria, la madre del verissimo e unico Dio». La sua richiesta è molto simile a quella fatta alle Tre Fontane: «Desidero ardentemente che in questo luogo venga costruita la mia piccola casa sacra, mi venga eretto un tempio in cui io voglio mostrare Dio, renderlo manifesto, darlo alle genti attraverso il mio amore, la mia compassione, il mio aiuto, la mia protezione, perché, in verità io sono la vostra madre misericordiosa: tua e di tutti coloro che abitano questa terra e di tutti quelli che mi amano, mi invocano, mi cercano e ripongono in me tutta la loro fiducia. Qui ascolterò il vostro pianto e i vostri lamenti. Mi prenderò a cuore e curerò tutte le vostre numerose pene, le vostre miserie, i vostri dolori per porvi rimedio. E perché si possa realizzare quanto il mio amore misericordioso desidera, recati al palazzo del vescovo a Città del Messico e digli che io ti mando, per rivelargli quanto desidero…».

Questo richiamo all’apparizione della Vergine a Guadalupe, con la quale quella delle Tre Fontane ha riferimenti anche per i colori del vestito, ci aiuta a capire perché la Madonna voglia la sua casa-santuario. Infatti lei viene a profondere il suo amore e le sue grazie, in cambio però richiede ai suoi figli un luogo, anche piccolo, dove «abitare», dove attenderli e accoglierli tutti, perché rimangano almeno un po’ con lei. Alle Tre Fontane si esprime con le parole «casa-santuario», come a Guadalupe aveva chiesto una «casettina». A Lourdes quando Bernadette riferì al parroco il desiderio di Aquerò (così chiamava la Madonna ), cercò di interpretarne il pensiero dicendo: «Una cappella, piccola, senza pretese…». Ora la Madonna usa il nostro linguaggio: santuario. Così infatti chiamiamo le chiese a lei dedicate che ebbero origine da un avvenimento speciale.

Ma «santuario» è una parola grossa, solenne, che rischia, per il senso di sacralità che contiene, di confondere o intimorire le persone semplici, i piccoli. Ecco perché la Ver gine la fa precedere dall’altro termine più comune e appropriato: casa. Perché il suo «santuario» deve essere visto e ritenuto come sua «casa», la casa della madre. E se là è la madre, allora è anche la casa del Figlio e la casa dei figli. La casa dove avviene l’incontro, per stare un po’ tutti assieme, per ritrovare ciò che si è perduto o si è dimenticato, per aver ricercato altre «case» e altri «incontri». Sì, i santuari mariani sono «case» in tutto il significato di intimità domestica che la casa familiare riserva. Si sono fatti tanti congressi, si sono scritte tante pagine per capire e spiegare il significato dei pellegrinaggi, specialmente ai santuari mariani. Ma forse non ce n’era bisogno. Le anime semplici, i piccoli, sanno per istinto che andare in pellegrinaggio vuol dire andare a trovare la Madre di Dio e loro, proprio nella sua casa e aprirle il loro cuore. Sanno che in quei luoghi lei fa maggiormente percepire la sua presenza e la dolcezza del suo affetto, soprattutto la forza del suo amore misericordioso.

E il resto accade senza tante spiegazioni, specificazioni o puntualizzazioni teoriche. Perché quando si sta con lei, si trova il Figlio, la Trinità santa e tutti gli altri figli, la Chiesa tutta. Ad ogni modo se c’era bisogno di spiegazioni, è lei stessa a dettarle. Non occorre che si affannino i teologi, col rischio di complicare tutto. Proprio come lei fece a Guadalupe, dove manifestò in modo semplice e concreto il significato delle sue «case». Ma ecco cosa dice alle Tre Fontane: «Voglio una casa-santuario con il titolo nuovo di “Vergine della Rivelazione, Madre della Chiesa». Vergine della Rivelazione è un titolo nuovo. Titolo che ha bisogno di essere spiegato, per evitare immancabili equivoci: Maria è nella Rivelazione, non e un invenzione della Chiesa. E nella Rivelazione c’è tutta lei, sia come persona sia come missione. E ciò appare chiaro se non si limita il termine Rivelazione soltanto alla sacra Scrittura. Certamente in questa c’è tutto ciò che a lei si riferisce, spesso però solo in germe. E la Chiesa , di cui lei è madre, che, guidata dallo Spirito di verità, fa crescere e sviluppare quei germi perché diventino verità chiare e sicure, come sono i dogmi. E poi c’è l’altro aspetto: lei «rivela». Non che ci dica cose che non sappiamo e che non sono state ancora rivelate da suo Figlio.

La sua «rivelazione» è fatta di ricordi, di richiami, di inviti, di sollecitazioni, di suppliche fatte anche con lacrime. Questo titolo nuovo può dare l’impressione che non le bastino i già numerosi titoli con cui viene invocata da tutta la cristianità. In realtà lei non ha bisogno di arricchirsi di altri titoli. Dio infatti basta a glorificarla, a esaltarla e a farle conoscere la bellezza e la santità poliedrica di cui è stata insignita. Se lei ci fa conoscere qualcuno di questi aspetti che costituiscono il suo essere e il suo operare è solo a vantaggio nostro. Infatti più conosciamo chi sia nostra madre, più entriamo nella comprensione dell’amore di Dio per noi. Proprio perché la nostra madre del Cielo, dopo il Redentore, è il dono più grande che Dio poteva elargirci, in quanto è tutt’uno con il mistero della Redenzione, avvenuta attraverso l’Incarnazione.

Una vera Incarnazione esigeva una vera madre e una madre che fosse all’altezza di quel compito. Non si può guardare a Maria senza pensare a colui che l’ha creata e che ce l’ha data. Non sarebbe una vera devozione a Maria quella che si fermasse a lei, senza procedere oltre nella intimità di Dio, uno e trino. Fermarsi a lei, denuncerebbe della nostra devozione solo l’aspetto umano e quindi insufficiente. Maria invece va amata e venerata con un affetto umano-divino, cioè, per quanto sarà possibile, con quell’amore con cui l’ha conosciuta, amata e apprezzata suo Figlio Gesù, che la amò con un amore umano-divino. Noi, come battezzati, come appartenenti al corpo mistico di Cristo, possediamo per virtù e potenza dello Spirito santo la capacità e quindi anche il dovere di amarla con quell’amore che supera i limiti umani.

La nostra stessa fede ci deve aiutare a situare Maria negli orizzonti divini. Poi, al titolo di Vergine della Rivelazione lei aggiunge anche quello di Madre della Chiesa. Non è lei a darselo. La Chiesa glielo ha sempre riconosciuto e per di più il papa Paolo VI, al termine del concilio Vaticano II, lo ha annunciato di fronte a tutta l’assemblea conciliare e quindi è rimbalzato nel mondo intero. Così la Madonna mostra di averlo molto gradito e lo conferma, qualora ci fosse bisogno di conferme. E anche questo non è un titolo puramente accademico, ma è nella Rivelazione. Quel «Donna, ecco tuo figlio!» pronunciato da Gesù, l’ha consacrata tale. E lei è contenta e fiera di esserlo, madre del corpo mistico del Figlio, anche perché quella maternità non le fu regalata ma le è costata un caro prezzo. Fu una maternità vissuta con dolore, un parto con sofferenze terribili, diversamente dal parto avvenuto a Betlemme. Non riconoscerla e non accettarla come madre non solo sarebbe un insulto a suo Figlio ma costituirebbe una mortificazione e un rifiuto per lei. Deve essere terribile per una madre essere respinta e rifiutata dai figli!