La straordinaria potenza e il valore della Santa Messa

In latino la santa Messa è chiamata Sacrificium. questa parola significa contemporaneamente immolazione ed offerta. Il Sacrificio è un tributo offerto a Dio solo, da uno dei suoi servi appositamente consacrati, per riconoscere e confermare la sovranità dell’Onnipotente sulle creature.
Che il Sacrificio così interpretato non convenga che a Dio solo, sant’Agostino lo prova con l’usanza universale e costante di tutti i popoli. “Chi ha mai pensato – dice – che si possano offrire dei sacrifici ad altri che a Colui che riconosciamo come Dio o che viene qualificato per tale?”. Lo stesso Padre dice ancora altrove: “Se il demonio non sapesse che il Sacrificio appartiene a Dio solamente non chiederebbe sacrifici ai suoi adoratori. Molti tiranni si sono attribuiti prerogative proprie della divinità, pochissimi hanno ordinato che si offrissero loro dei sacrifici e quelli che l’hanno osato, si sono studiati di farsi credere altrettanti dei. Secondo la dottrina di san Tommaso, sacrificare a Dio è una legge così naturale che l’uomo vi è portato spontaneamente. Per far questo Abele, Noè, Abramo, Giacobbe e gli altri patriarchi non ebbero bisogno, per quanto sappiamo, di un ordine o di un’ispirazione dall’Alto.
E non solamente hanno sacrificato a Dio i veri credenti, ma i pagani stessi hanno fatto altrettanto per onorare i loro idoli. Nella legge che dette agli israeliti, il Signore comandò loro di offrirgli ogni giorno un sacrificio che, nelle grandi feste, era compiuto con una straordinaria solennità.
Non dovevano contentarsi d’immolare agnelli, pecore, vitelli e buoi, ma dovevano anche offrirli con cerimonie speciali, compiute dai sacerdoti. Durante il canto dei salmi e al suono della tromba, gli stessi sacerdoti sgozzavano gli animali, li scorticavano, ne spargevano il sangue e ne bruciavano le carni sull’altare. Tali erano i sacrifici giudaici, mediante i quali, il popolo eletto rendeva all’Altissimo gli onori che gli sono dovuti e confessava che Dio è il vero padrone di tutte le creature.
Tutti i popoli hanno messo il sacrificio nel numero delle pratiche riservate esclusivamente al culto della divinità, dimostrando, in tal modo, come esso sia in perfetta armonia con le tendenze della natura umana. Era dunque necessario che il Salvatore istituisse similmente un Sacrificio per la sua Chiesa, perché il più semplice buon senso dimostra che Egli non poteva privare i veri credenti di questa suprema forza dell’adorazione, senza che la Chiesa rimanesse al disotto del giudaismo, i sacrifici del quale erano così magnifici che i gentili accorrevano da paesi lontani per contemplare lo spettacolo e perfino alcuni re pagani, come dice la Sacra Scrittura, provvedevano alle ingenti spese che erano necessarie.

Istituzione del divino sacrificio

Quanto al Sacrificio, tal quale lo ha istituito nostro Signore nella sua Chiesa, ecco che cosa ci insegna il Concilio di Trento: “Nell’Antico Testamento, secondo la testimonianza di Paolo, il sacerdozio levitico era impotente a condurre alla perfezione; bisognava, perché così voleva il Padre delle misericordie, che si istituisse un altro sacerdote, secondo l’ordine di Melchisedech, il quale potesse rendere compiti e perfetti quelli che dovevano essere santificati. Questo sacerdote, che è Gesù Cristo nostro Dio e nostro Signore, volendo lasciare alla Chiesa, sua cara sposa, un Sacrificio visibile che rappresentasse il Sacrificio cruento che Egli doveva offrire una sola volta sulla Croce, ne perpetuò il ricordo fino alla fine dei secoli e ne applicò la virtù salutare alla remissione delle nostre colpe quotidiane dichiarandosi, nell’ultima Cena, Sacerdote costituito secondo l’ordine di Melchisedech. Nella notte stessa in cui fu dato in mano ai suoi nemici offrì a Dio suo Padre, sotto le specie del pane e del vino, il suo Corpo e il suo Sangue; li fece ricevere, sotto i simboli degli stessi alimenti, agli apostoli che Egli costituiva allora sacerdoti del Nuovo Testamento e ordinò loro ed ai loro successori nel sacerdozio di rinnovare questa oblazione dicendo: “Fate questo in memoria di me”, secondo quanto la Chiesa cattolica ha inteso ed ha sempre insegnato”. La Chiesa ci comanda dunque di credere che nostro Signore, nell’ultima Cena, non solamente ha transustanziato il pane e il vino nel suo Corpo e nel suo Sangue, ma che li ha offerti a Dio Padre istituendo così il Sacrificio del Nuovo Testamento nella sua propria persona, esercitando in tal modo il suo ministero di sacerdote secondo l’ordine di Melchisedech. La Sacra Scrittura dice: “Melchisedech, re di Salem, offrì il pane e il vino, perché era sacerdote dell’Onnipotente e benedisse Abramo”.
Il testo non dice espressamente che Melchisedech abbia sacrificato a Dio; ma la Chiesa fin dal principio l’ha inteso così e i santi Padri lo hanno interpretato in questa maniera. David l’aveva detto: “Il Signore l’ha giurato e non verrà meno: Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedech”. Con san Paolo possiamo affermare che Melchisedech e nostro Signore hanno veramente sacrificato: “Ogni pontefice è istituito per offrire doni e vittime”. Lo stesso apostolo si esprime ancor piu chiaramente: “Ogni pontefice, assunto in mezzo agli uomini, è istituito per gli uomini allo scopo di offrire a Dio doni e sacrifici per i peccati”. Egli aggiunge: “Nessuno si attribuisca questa dignità, ma solamente colui che, come Aronne, è chiamato da Dio. Infatti il Cristo non si è glorificato da se stesso, per divenire pontefice, ma ha ricevuto quest’onore dal Padre suo che gli disse:
“Tu sei mio Figlio, oggi ti ho generato: Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedech”. È dunque chiaro che Gesù Cristo e Melchisedech sono stati pontefici e che, tutti e due, con questo titolo, hanno offerto a Dio dei doni e dei sacrifici. Melchisedech non ha immolato a Dio alcun animale, come facevano Abramo ed i credenti di allora, ma per ispirazione dello Spirito Santo e contrariamente all’uso dei tempi, egli ha offerto il pane ed il vino con cerimonie e preghiere speciali, li ha alzati verso il cielo e li ha offerti all’Onnipotente in gradito olocausto. Così egli merita di essere la figura di Cristo e il suo sacrificio l’immagine del Sacrificio della legge nuova. Se dunque Gesù Cristo è stato consacrato Sacerdote da Dio Padre, non secondo l’ordine di Aronne che immolava gli animali, ma secondo l’ordine di Melchisedech che offriva il pane ed il vino, è facile concludere che Egli, durante la sua vita mortale, ha esercitato il suo ministero sacerdotale offrendo un Sacrificio di pane e di vino.
Ma, quando nostro Signore ha compiuto il ministero di sacerdote secondo l’ordine di Melchisedech? Nel Vangelo, nell’ultima Cena, è accennato ciò che si riferisce ad un’offerta di questa natura.
«Mentre erano a cena, Gesù prese del pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo”. Poi, preso il calice, rese grazie e lo dette loro dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue, il sangue della nuova Alleanza che sarà versato, per la remissione dei peccati di molti”». In queste parole non è detto che Gesù Cristo abbia offerto il pane ed il vino, ma il contesto è così chiaro che non c’era bisogno di farne una menzione formale. Del resto, se Gesù Cristo non ha offerto allora il pane ed il vino, Egli non l’ha mai fatto. In questo caso non sarebbe stato sacerdote secondo l’ordine di Melchisedech e mi domando che cosa significherebbe il linguaggio di san Paolò: «Gli altri sacerdoti sono stati costituti senza giuramento, ma questi col giuramento, perché Dio gli ha detto: “Il Signore ha giurato e non verrà meno: Tu sei sacerdote in eterno…”. questi, perché dura in eterno, ha un sacerdozio che non passa»