La varietà e la comunità degli angeli

Esiste un numero molto eleva-to di angeli, sono diecimila decine di migliaia (Dn 7,10) come viene descritto una volta nella Bibbia. è incredibile ma vero! Da quando gli uomini vivono sulla terra, non ci sono mai state due persone identi-che tra ì miliardi di uomini, e così nessun angelo è identico all’altro. Ogni angelo ha le sue caratteristiche, il suo profilo ben definito e la sua individua-lità. Ogni angelo è unico e irre-petibile. Esiste solo un Michele, solo un Raffaele e solo un Gabriele! La fede divi-de gli angeli in nove cori di tre gerarchie ciascuno.

La prima gerarchia rispecchia Dio. Tommaso d’Aquino inse-gna che gli angeli della prima gerarchia sono i servi davanti al trono di Dio, come la corte di un re. Ne fanno parte i serafini, i cherubini e i troni. I serafini rispecchiano l’altissimo amore di Dio e si dedicano completa-mente all’adorazione del loro Creatore. I cherubini rispec-chiano la saggezza divina e i troni sono il riflesso della sovranità divina.

La seconda gerarchia costrui-sce il regno di Dio nell’universo; paragonabile ai vassalli di un re che amministrano le terre del suo regno. Di conseguenza, la Sacra Scrittura li chiama domi-nazioni, potestà, e principati.

La terza gerarchia è messa direttamente al servizio degli uomini. Ne fanno parte le virtù, gli arcangeli e gli angeli. Sono gli angeli semplici, quelli del nono coro, cui è affidata la nostra diretta custodia. In un certo senso furono creati come `esseri minori’ a causa nostra, perché la loro natura assomi-gliasse alla nostra, secondo la regola che il più alto dell’ordine inferiore, cioè l’uomo, è vicino al più basso dell’ordine supe-riore, l’angelo del nono coro. Naturalmente tutti i nove cori angelici hanno la funzione di chiamare gli uomini a sé, cioè a Dio. In questo senso, Paolo nella lettera agli Ebrei chiede: “Non sono essi invece tutti spi-riti al servizio di Dio, inviati per esercitare un ufficio in favore di coloro che devono ereditare la salvezza?” Perciò, ogni coro angelico è una dominazione, una potestà, una virtù e non solo i serafini sono gli angeli dell’amore o i cherubini quelli della conoscenza. Ogni angelo ha una conoscenza e una sag-gezza che supera di gran lunga tutti gli spiriti umani e ogni angelo potrebbe portare i nove nomi dei diversi cori. Tutti hanno ricevuto tutto, ma non nella stessa misura: “Nella patria celeste non c’è niente che appartiene esclusivamente ad uno, ma è vero che certe caratteristiche appartengono prevalentemente ad uno e non ad un altro” (Bonaventura). è questa distinzione che crea la particolarità dei singoli cori. Ma questa differenza nella natura non crea una divisione, ma forma una comunità armoniosa di tutti i cori angelici. II santo Bonaventura scrive a questo proposito: “Ogni essere desi-dera la compagnia dei suoi simili. è naturale che l’angelo cerchi la compagnia di esseri della sua specie e questo desi-derio non rimane inesaudito. In loro regna l’amore per la com-pagnia e l’amicizia”.

Nonostante tutte le differenze dei singoli angeli, in quella società non ci sono rivalità, nessuno si chiude agli altri e nessun superiore guarda l’infe-riore con superbia. Gli angeli più semplici possono chiamare i serafini e inserirsi nella coscienza di questi spiriti molto superiori. Un cherubino può rivelarsi in una comunica-zione ad un angelo inferiore. Tutti possono comunicare con gli altri e le loro differenze natu-rali costituiscono un arricchi-mento per tutti. Un legame d’a-more li unisce e, proprio in questo, gli uomini potrebbero imparare moltissimo dagli angeli. Chiediamo loro di aiu-tarci nella lotto contro la super-bia e l’egoismo, perché Dio ha imposto anche a noi: “Ama il tuo prossimo come te stesso!”