L’aborto e la pedofilia due grandi ferite per la Chiesa cattolica

il 27 ottobre scorso ,nella Chiesa dell’Immacolata a Macerata, Andrea Leonesi vicario del vescovo, durante la celebrazione della santa messa, si è scatenata la bufera che è diventata subito virale ed è apparsa sui sociale nell’arco di pochi minuti. Il vicario sosteneva che l’aborto è il peccato più grave che possa esistere, l’omelia è iniziata infatti con l ‘elogio alla Polonia per la legge approvata recentemente che stabiliva che anche un feto malformato doveva essere portato alla nascita, cosa che non è ammesso in Italia ,e in altre nazioni europei. Si rivolge ai fedeli dicendo: è più grave l’ aborto o la pedofilia? pare che il vicario abbia ironizzato sulle proteste delle donne polacche a favore dell’ aborto, e ha sottolineato che la pedofilia è altrettanto grave, ma non gravissima come l’aborto .

Parliamo di due argomenti di cui uno è punibile solo dalla chiesa , l’ altro è punibile dalla chiesa e dalla legge. Conclude dicendo che l’uomo deve sottomettersi a Dio, e la donna deve sottomettersi all’uomo, pare che il vicario non abbia avuta molta approvazione da parte dei fedeli , e da parte delle persone che sono intervenute sui social scagliandosi a parole contro .Ma veramente la pedofilia non è una cosa cosi grave per la chiesa cattolica ? é perchè? papa Francesco, abolisce il segreto pontificio per i casi di pedofilia e abusi sessuali del clero. Il giorno del suo compleanno nel 2019, stabilisce che: non solo vanno condannati gli abusi sessuali e di pedofilia ma anche coloro che trattengono materiale pedopornografico , da considerarsi peccati mortali che si rischia la sconsacrazione. Il disturbo pedofilico e caratterizzato da comportamenti sessuali nei confronti dei bambini di età pari o inferiore a 13 anni , e secondo il codice penale chiunque compie atti sessuali che non ha ancora compiuto quattordici anni è punito con la reclusione da cinque a dieci anni, La legge sull’aborto è stata approvata nel 1978, senza nessun tipo di pena, e nessuna reclusione da parte di nessuno.