L’ANIMA ONESTA AL CONFESSIONALE

di DON GIUSEPPE TOMASELLI

INTRODUZIONE
L’ignoranza religiosa è la piaga della massa popolare. Riguardo al Sacramento della Confessione, non di raro l’ignoranza raggiunge il massimo limite; ne sanno qualche cosa i Ministri di Dio, per dolorosa esperienza.

Il tempo della Pasqua suole esser per tanti occasioni di ravvicinamento a Dio con la Santa Confessione; purtroppo in certe circostanze la Confessione diventa confusione, sia per l’ignoranza religiosa del penitente, sia per la sveltezza che deve tenere il Sacerdote allorché si presentano molti al confessionale. Guai se il Confessore tenesse a lungo un penitente! Sarebbero atti d’impazienza da parte di quelli che aspettano, i quali o se ne ritornerebbero a casa senza confessarsi, o borbotterebbero o giudicherebbero malamente e Sacerdote e penitente!

Ho pensato di far conoscere come potrebbe confessarsi un « pasqualino», cioè colui che si decide ad andare al confessionale nel tempo di Pasqua.

Serva questo lavoro ad istruire il popolo cristiano, affinché si accosti con frutto al Sacramento della Penitenza.

Principi fondamentali
Prima di entrare nell’argomento, è necessario richiamare i principi fondamentali del Sacramento della Confessione.

Gesù Cristo disse agli Apostoli ed ai loro successori: « I peccati di coloro ai quali li riterrete, saranno ritenuti, ed i peccati di coloro ai quali li perdonerete, saranno perdonati ».

Il ministro di Dio dunque perdona i peccati non a nome proprio, ma a nome del Signore.

Gesù Cristo non stabilì il tempo in cui si sarebbe dovuto chiedere l’assoluzione sacramentale; ma poiché tanti non si davano pensiero di rimettersi nella grazia di Dio dopo la colpa, il Sommo Pontefice, Capo Supremo della Chiesa, stabilì, già da secoli: « Tutti i fedeli devono confessarsi almeno una volta l’anno ». Chi non soddisfa a questo precetto ecclesiastico, si rende reo di peccato mortale.

Non basta confessarsi; è necessario confessarsi bene. Per riuscirvi si richiede:

1° Pensare i peccati commessi

2° Essere pentiti del male operato; e tale pentimento sia nobilitato dall’amore di Dio, cioè essere pentiti non soltanto per i castighi meritati, ma più che tutto per l’offesa recata al Signore.

3° Promettere di non peccare più, col fermo proposito di fuggire le occasioni prossime di grave peccato.

4° Manifestare al Sacerdote le proprie colpe, con umiltà e sincerità.

5° Compiere l’opera buona che impone il Confessore, come penitenza dei peccati.

Si è tenuti a confessare solamente le colpe gravi; i peccati veniali, o leggeri, è bene confessarli, ma non si è tenuti a farlo.

I peccati di pensiero si confessano come pensieri, le parole come parole e le azioni come azioni. Perciò chi dicesse: « Mi accuso di un cattivo pensiero contro la purezza » e volesse includere anche il discorso disonesto o l’atto impuro, non si confesserebbe esattamente.

Oltre al peccato mortale, bisogna confessare le circostanze che mutano la specie di peccato, poiché un peccato, per circostanze particolari, potrebbe essere doppio ed anche triplo. Così, se un padre di famiglia pronunzia una bestemmia davanti ai figli, commette due peccati: il primo è la bestemmia ed il secondo è lo scandalo dato ai figli.

Dei peccati gravi si deve manifestare al Confessore anche il numero; se questo si conosce esattamente, non si può aumentare o diminuire; se il numero non è possibile saperlo a motivo dei molti atti ripetuti, si deve dire il numero approssimativo. Ad esempio: Ho perduto la Messa la domenica, una o due volte al mese … Ho bestemmiato un paio di volte al giorno, o alla settimana, o al mese.

Poiché non tutto si può ricordare nell’atto della Confessione, si dica in ultimo: Chiedo perdono a Dio anche dei peccati che non ricordo.

I peccati confessati restano perdonati direttamente; quelli dimenticati sono assolti indirettamente. Se dopo la Confessione ci si ricordasse di qualche peccato grave, si resti tranquilli; è lecito accostarsi alla Santa Comunione. Però alla prossima Confessione, ricordando il peccato tralasciato, c’è l’obbligo di confessarlo.

Chi nasconde volontariamente una colpa grave, o per vergogna o per altro motivo, non riceve il perdono di alcun peccato, anzi macchia la coscienza di un altro peccato gravissimo, che si chiama « sacrilegio »; se poi va a comunicarsi, raddoppia il sacrilegio. Meglio non confessarsi mai, anziché confessarsi male! La medicina lasciataci dal Divin Redentore diventerebbe veleno.

è molto pericoloso il dire: « Pecco … faccio quello che voglio … e poi mi confesserò! » Sarebbe questo un abuso della divina misericordia. Guai a sfidare la bontà di Dio! … Non si dimentichi che con Dio non si scherza!

Si mettano in pratica i consigli del Confessore, come si fa tesoro della ricetta che rilascia il medico del corpo.

Chi sa di essersi confessato male, o per aver taciuto un grave peccato o per mancanza di vero dolore e proposito, deve rifare le sue confessioni, a cominciare dall’ultima fatta bene.

NELL’OSTERIA
Antonio, tua moglie ti fa disperare?

Qualche volta sì e qualche volta … sempre! La sua casa è la Chiesa. La mattina ha premura di sbrigare le faccende domestiche. Ma perché tanta fretta? Non senti, mi risponde, che suona già la campana della Messa? Tante volte, ritorno dal lavoro, batto alla porta di casa e nessuno risponde. Ma insomma, dov’è la mia signora? E me la vedo comparire ansante con lo scialle sul capo. E dove sei stata? Ha avuto luogo una bella funzione in Chiesa! Non volevo perderla!

E tu, Antonio, hai la pazienza di sopportarla? Amministrale qualche ceffone; metterà subito giudizio!

Ah, questo no! Mia moglie non merita tale trattamento! Fuori di questo difetto non ne ha alti!. Non dà confidenza ad estranei, non si bisticcia con i vicini, sa dire la buona parola per rappacificare gli animi; inoltre mantiene la casa in ordine e non mi fa mancare niente. Come vedi, tutto va bene in casa mia; c’è la vera pace, specialmente da quando i miei due figli si sono sposati. Pazienza … lasciamola andare in Chiesa! … Dice che ha bisogno di pregare, di comunicarsi e di confessarsi.

Già… confessarsi!… Anche mia moglie aveva questo vizio, ma gliel’ho fatto perdere! Nei primi anni della nostra convivenza io feci i patti chiari: Se tu vuoi pregare, prega pure, ma in casa! Confessione, niente! Prima di morire, chiamerò il Prete in casa e ti farò confessare… Del resto, che peccati hai tu?… E mia moglie cambiò sistema!

Confessarsi, confessarsi! esclama Antonio. Ma che cosa hanno da dire quelli che si confessano? Che peccati possono fare, per sentire il bisogno di raccontarli al Prete?

Ma, che vuoi! Sono donne, non sanno cosa fare in casa e vanno in Chiesa a confessarsi. Noi uomini invece che abbiamo tanti pensieri importanti in testa, non abbiamo tempo da perdere con queste sciocchezze!

Eppure, ci sono uomini che vanno a confessarsi! Non hai visto per Pasqua quanti padri di famiglia sono andati in Chiesa a confessarsi?

E vuol dire che hanno peccati! Non tutti gli uomini sono come noi due. Noi non ammazziamo, non rubiamo, non andiamo al tribunale a fare testimonianza falsa, siamo operai stimati ed onorati… dunque.. . che cosa dobbiamo confessare?

Hai ragione!

Questa conversazione ebbe luogo una sera dentro la bettola, mentre Antonio e Nicolino si disponevano a bere il solito bicchiere.

INCONTRO
Il Parroco rientrava in paese, dopo aver assistito un moribondo nella vicina campagna. Fortuna volle che Antonio gli passasse vicino. Il Sacerdote approfittò per dirgli una buona parola.

.Antonio, come va la salute?

Sempre bene! Soltanto i denari mi mancano; del resto non desidero niente. Ho portato un paio di scarpe ad una famiglia ed ora rincaso.

E di coscienza come stai?

Bénone! La coscienza è sempre a posto. Fossero tutti come me gli uomini! …

Eppure, in Chiesa non ti vedo quasi mai! Tua moglie sì che è assidua! Basta che vada mia moglie a pregare Dio; vale per essa e per me. Qualche volta gliel’ho detto: Concetta, è inutile che mi dica di andare in Chiesa; prega tu per me e fa lo stesso!

Bravo Antonio! Prova anche a dire alla tua signora: Concetta, questa sera io non mangio; mangia tu per me; fa lo stesso!

Caro Padre Parroco, anche quando io non vada spessissimo in Chiesa, come fa mia moglie, credo di amare Dio più di essa, perché io penso al Signore e lo prego nel mio cuore.

Però il giorno di Pasqua non ti ho visto in Chiesa per la Comunione; e non solo quest’anno, ma neppure gli altri anni ti sei accostato a Gesù Sacramentato. Risolviti una buona volta a comunicarti! Confessati bene e resterai contento!

Ma che cosa devo dire in Confessione, se non faccio male ad alcuno?

E’ vero; ma io credo che guardando bene nella coscienza, potresti trovare qualche cosa! … Pensa Antonio, che si muore! Io vengo da assistere un moribondo. Guai a presentarsi al tribunale di Dio con i conti irregolari! Dunque ti aspetto! Qualche giorno verrai a trovarmi e faremo tutto!

Ma io non ho tempo!

Non dire così … Forse non hai voglia!… Non ti accorgi che è il demonio che ti trattiene dal compiere il tuo dovere di buon Cristiano?… Non ci vuole denaro per Confessarsi; soltanto la buona volontà.

Padre Parroco, ci penserò meglio!… Non è difficile che un giorno vada a confessarmi. Lo farò per piacere a lei ed anche a mia moglie, che sempre me lo ripete.

Male! Allora è meglio non confessarti.

Perché?

Devi confessarti unicamente per piacere al Signore, non alle creature. E va bene! Farò come dice lei!… Però se mi confesserò non si offenda, mi rivolgerò ad un Padre Francescano, perché i Monaci m’ispirano più confidenza.

Ottimamente! Massima libertà in queste cose. Antonio sta’ attento! Io temo che il demonio ti possa togliere questo poco di buona volontà. Dammi la parola d’onore che ti confesserai e così si è più sicuri.

Padre Parroco, poiché lei vuole così, impegno senz’altro il mio onore; anzi andrò a confessarmi questa sera stessa! Le piace?

Bravo Antonio! Io pregherò per te.

IN CASA
Concetta, se verrà qualcuno a cercarmi, dirai che questa sera sono occupato.

E se verrà tuo compare? Dirai che torni domani.

E che impegno hai quest’oggi?

Non te lo vorrei dire… ma te lo dico… perché so che ti farà piacere. Vado subito al convento dei Francescani.

Dai Padri Francescani?… Tu? Sì, io. Vado a confessarmi.

Antonio… ma dici sul serio?

Certo! Ho impegnata la mia parola al Parroco, mi sono incontrato con lui ed assolutamente ho deciso di confessarmi!

Che gioia! Signore, vi ringrazio!… Quanto vi ho pregato per mio marito!… Finalmente!…

Dunque, Concetta, sei contenta? Contentissima! Ti raccomando però di confessarti bene; non nascondere peccati!

Peccati?… E che peccati posso avere io?… Tu mi conosci bene e sai che non faccio male ad alcuno!

Ed allora io reciterò subito un Rosario alla Madonna in ringraziamento ed affinché ti aiuti questa sera.

AL CONVENTO
Il fraticello aveva suonato i tocchi dell’Ave Maria e dopo si era fermato presso il porticino del convento.

Buona sera! Vorrei parlare a Padre Serafino.

Lo chiamo subito.

Antonio entrò nel convento e nell’attesa passeggiava lentamente nel cortiletto. Padre Serafino non si fece attendere molto.

Cercate di me?

Precisamente! Voglio confessarmi. Però la mia Confessione è semplice semplice. Non ho ammazzato, non ho rubato, non sono stato al tribunale e tutti mi vogliono bene. S’informi in paese chi sono io e tutti diranno che sono il più grande galantuomo!

Bene mi compiaccio di questo! Tuttavia accomodiamoci in Chiesa; saremo soli e potremo parlare tranquillamente.

Padre Serafino, per lunga esperienza, si accorse subito di aver da fare con un pasqualino arretrato e pensò: Questa sera un po’ di lavoro! Alla gloria di Dio!

CONFESSIONE
Inginocchiatevi!

è proprio necessario inginocchiarmi? Soffro di reuma alla gamba.

Allora state a sedere… Fate il segno della Croce!… Che peccati avete fatto?

Padre, già la mia Confessione 1’ho fatta poco fa; le ho detto che io non commetto mai peccati!

Dunque… siete un Santo!?…

Santo no! Ma peccati non ne tengo!

Beh, rispondete allora alle mie domande: Avete fatto il Precetto Pasquale? Questo peccato non l’ho fatto.

Peccato?… Vi chiedo se quest’anno a Pasqua avete ricevuta la Santa Comunione!

A dire il vero, è un po’ di tempo che non mi comunico.

L’ultima volta quando vi siete confessato?

Non ricordo bene!… Da ragazzo, sino ai nove anni mi confessavo spesso… una o due volte l’anno. Poi mi misi a lavoro e non pensai più a queste cose. Sa, uno che lavora non ha tempo da perdere.

Credete che sia un tempo perduto andare a confessarsi e purificare la coscienza?… è il tempo meglio impiegato!

Dunque, non ricordate se dopo i nove anni vi siate confessato! Siete sposato regolarmente?

Sì, sposai con tutti i Sacramenti della Chiesa.

Certamente vi confessaste prima di sposare!

Sì, sì!… Lo ricordo!… Allora mi confessai nella parrocchia; c’era un Prete santo in quella Chiesa.

E quanti anni sono che vi siete sposato?

Vediamo!… Il primo figlio ha ventisette anni e certamente mi sposai ventotto anni addietro.

Perciò sono già ventotto peccati mortali che avete nell’anima! Ogni anno che passa senza Confessione, è un grave peccato!… Ora datemi ventotto lire!

E perché?… Si paga per confessarsi? … Credevo che si facesse tutto gratuitamente!

Avete ragione. Tutto è gratis… Ma, se non si paga e voi state ventotto anni senza confessarvi, se si pagasse, quanti anni stareste lontano dalla Confessione?… E pensate che ogni anno c’è l’obbligo di comunicarsi nel tempo di Pasqua e chi tralascia questo, è reo di peccato davanti a Dio. Conoscete il terzo Precetto della Chiesa Cattolica? Lo ignoro completamente!

Ve lo dico io: Confessarsi almeno una volta l’anno e comunicarsi almeno a Pasqua.

Stando così le cose, ora che lo so, ogni anno compirò il mio dovere.

Conoscete voi le persone della Santissima Trinità?

Non so chi siano!

Sapete almeno che c’è Dio?

Ah, Dio ci deve essere! Diversamente il mondo chi l’avrebbe fatto?… E poi, chi ci farebbe stare in piedi?… A Dio io credo! Io sono molto religioso; difatti tengo con me nel portafoglio tanti santini! Se lei vedesse quanti quadri tiene appesi mia moglie sulle pareti della camera!… Ed io ogni sera bacio il quadro di San Giovanni Decollato, che sta vicino al capezzale!

Tutta la vostra religiosità consiste solo in questo?

Inoltre, quando si raccoglie per fare la festa ad un Santo, do sempre la mia offerta; diverse volte ho portato il Santo Patrono sulle mie spalle nel giorno della sua festa!… Ah, fossero tutti gli uomini religiosi come me!…

Di religione voi avete soltanto un poco di vernice. Ascoltatemi: Dovete credere che c’è Dio, che Dio è uno solo, che in Dio vi sono tre Persone uguali e distinte, Padre, Figlio e Spirito Santo. Dovete inoltre credere che il Figlio di Dio, Gesù Cristo, circa 1982 anni fa si fece uomo, nacque da Maria Vergine, morì in Croce per i nostri peccati e dopo tre giorni risuscitò gloriosamente. In fine Gesù Cristo salì al Cielo e ritornerà sulla terra alla fine del mondo per giudicare tutti, buoni e cattivi; ai buoni darà il Paradiso ed ai cattivi l’inferno.

Padre, ma davvero c’è l’inferno ed il Paradiso?… E chi l’ha visto?… E chi è venuto di là per dircelo?

Gesù Cristo, DioUomo, ci ha insegnato queste verità e noi dobbiamo credere tutto ciò che Iddio ci ha rivelato; negare una sola verità divina o metterla in dubbio, costituisce un grave peccato. Eh, quante volte io ho detto agli amici: Ma che inferno e che Paradiso!… Lo dicono i Preti per farci spaventare!… Ma io non ci credo!… Del resto, se l’inferno non c’è, meglio ancora; se c’è, come faranno gli altri farò io!…

Vedete, caro amico, quanti errori avete commesso e quanto reale avete seminato!… Tutto ciò è grave peccato!… Poiché mi accorgo che ignorate i primi elementi della Dottrina Cristiana, vi farò delle domande particolari sui vari Comandamenti di Dio. Voi rispondete con sincerità! Di tante mancanze forse Iddio vi domanderà poco conto per la vostra ignoranza; ma ricordatevi che l’ignoranza colpevole delle verità della fede è un gravissimo peccato. Bisogna istruirsi! Ora incominciamo.

Primo Comandamento
Avete avuto fede in Dio e nella sua Provvidenza, oppure avete criticata la condotta del Signore?

A Dio credo con tutto il cuore; però io dico spesso che lui fa le cose ingiuste. Le pare cosa da poco che muore un padre di famiglia e lascia cinque, sei bambini… mentre ci sono tanti vecchi che passeggiano? Dio non sa fare certe cose! Mandi la morte ad un vecchio e non ad un giovane!

E chi siete voi, povero uomo, che ardite criticare Dio… l’Onnisciente… l’Onnipotente?… Ne sapete voi più di Dio?

Questo no!

E dunque, non dite mai queste cose, perché dire al Signore che non sa governare il mondo, è un insulto alla Divinità, è quindi un grave peccato… E neì vostri bisogni vi rivolgete a Dio con la preghiera?

La mia preghiera è sempre una e la recito ogni sera: « Santa Maria, Madre di Dio… » Altre preghiere non conosco. Ma poi penso: è inutile pregare! Tanto, Dio fa il sordo e non mi ascolta, mai!

Nelle necessità dovete pregare. Se il Signore pare che non vi ascolti, sarà perché non avete fede, oppure perché commettete tanti peccati, per cui vi rendete indegno del suo aiuto e delle sue grazie. Avete parlato male della Religione?

La Religione mi piace e non posso parlarne male. Soltanto mormoro contro i Preti ed il Papa, perché mi sembra che non facciano le cose giuste.

Fate attenzione! Dice Gesù Cristo, parlando dei suoi Ministri: « Chi disprezza voi, disprezza me! » Se riscontrate dei difetti in qualche Sacerdote, pregate per lui. Attento a non giudicare facilmente male! Avete preso parte a società condannate dalla Chiesa?

Io non amo stare in società; ho un gruppetto di amici, buoni come me, e faccio i fatti miei.

Mi spiego meglio. Avete dato il nome a qualche corrente politica, che va contro la Chiesa?

E che c’entra la politica con la Confessione?

Sì che c’entra, in quanto oggi con la scusa della politica si combatte la Religione e certi partiti politici sono scomunicati.

Ah, io non voglio andare mai contro la Religione; sarebbe un peccato. Io mi sono iscritto nel partito comunista, il partito dei bisognosi e spero di passarmela meglio in avvenire. Secondo me, ho fatto bene.

Invece avete fatto male!

E perché? Che male ci sarebbe? Voi non vedete altro che il pane: i superiori del partito hanno altri fini: lottare e togliere la Religione ed ammettere il divorzio.

Saranno forse gli altri miei compagni a volere questo, ma non io certamente!

Ad ogni modo, cercate un altro partito, informatevi con persona prudente e date poi il nome a quella corrente politica, che vi sembra la più buona.

Ma, se faccio un passo indietro, che cosa diranno i miei compagni?

E se andrete all’inferno, verranno i compagni a liberarvi?… O vi rimettete sulla buona strada o vi nego 1’assoluzione. Io sono Sacerdote e detto tutelare diritti di Dio e delle coscienze!

E pazienza!… Mi ritirerò!… Tanto, son vissuto povero sinora e continuerò a vivere sempre tale!

Avete avuto rispetto umano?

Io sono rispettosissimo con tutti; per questo tutti mi vogliono bene.

Voglio dire: Avete avuto vergogna di professare la fede cattolica, per timore di essere criticato?

A dire il vero, quando sono solo non mi vergogno di nessuno: prego, bacio le immagini sacre;… quando sono in compagnia, sto attento a non mostrarmi religioso, diversamente gli altri riderebbero alle mie spalle e potrebbero dirmi Sei diventato sacrestano?

Vi comportate male e Dio rimane offeso. Dice il Signore: « Se qualcuno si vergognerà di me davanti agli uomini, io mi vergognerò di lui davanti al Padre mio ». Dunque, ci vuole coraggio sempre e dovete far vedere pubblicamente che siete religioso. Siete Cristiano o siete pagano?

Sono Cristiano.

Allora non dovete avere paura di mostrarvi seguace di Gesù Cristo. Avete peccato di superstizione?

Che significa?

Avete invocato qualche volta il diavolo?

Per carità!… Ho molta paura del diavolo! Di tanto in tanto però, nella rabbia, lo nomino e lo chiamo « santo ».

Non fatelo più. Dire « santo » al demonio, è un peccato mortale… Avete prestato fede alle fatture ed al malocchio?

Sempre!… Sono cose che si vedono con gli occhi e ci si deve credere. Ultimamente una vicina di casa si arrabbiò con mia moglie, andò a prendere una boccetta di acqua e la gettò vicino alla mia porta, dicendo: « Vi faccio la fattura e vi mando il malocchio! Guai a voi »! Io ero presente, volevo adoperare le mani, ma mi frenai. Dissi poi a mia moglie: « Concetta, tu non uscire di casa prima che abbia fatto togliere la fattura ». Chiamai una donna pratica, la pagai, feci eseguire gli scongiuri in casa mia e così passò tutto. Guai a me ed a mia moglie, se io non avessi fatto in tal modo! …

Questo è peccato! E perché.

Ma il mondo è governato da queste megère oppure da Dio?

Certo da Dio!

E dunque, come può una donna produrre un male od accelerare la morte? Se esistessero queste cose, tante madri di famiglia avrebbero combinata una fattura speciale ai capi di governo che volevano fare la guerra e li avrebbero fatti morire o ammalare. Invece i capi belligeranti non risentivano niente! Se così fosse, farebbero la fattura: i servi a certi padroni, i debitori ai loro creditori, ecc…. Sciocchezze, sciocchezze! Esiste solo il maleficio, prodotto dall’intervento diabolico.

Eppure io ho dato tanta importanza a certe cose! E quanto denaro ho speso durante i quattro anni di malattia di mio figlio!… Ora che lo so, non voglio credere neppure al ferro di cavallo, al nastro rosso, al cornetto!

Credete anche a questo?

Sinora ho creduto; ma ora basta! Domani, entrato in bottega, toglierò i tre ferri di cavallo che sono attaccati alla porta.

Quante corbellerie si commettono nell’ignoranza!

Proprio Così!… Nell’ignoranza!… Nessuno mi ha spiegato mai queste cose.

Ma voi ascoltate le prediche in Chiesa? Durante le prediche si istruiscono le anime!

Quasi mai assisto alle prediche; appena il Sacerdote comincia a parlare, esco dalla Chiesa; ciò che dice il Prete, mi pare inutile; le prediche giovano alle donne.

Giovano a tutti! E voi avete il grave obbligo d’istruirvi, per conoscere meglio la legge di Dio. Vedete quanta ignoranza religiosa c’è in voi!?

Quanti sono più ignoranti di me riguardo alla Religione!

Costoro daranno conto a Gesù Cristo appena morranno; saranno giudicati rigorosamente, perchè potevano istruirsi e non l’hanno fatto. L’ignoranza colpevole delle verità che dobbiamo credere e delle cose che siamo tenuti a fare, è un peccato molto grave contro il primo Comandamento di Dio! … Ricordate ancora qualche altra mancanza particolare, dopo le domande che vi ho fatto?

Non saprei che cosa dire! Ho detto tutto e può darmi l’assoluzione… Scusi, Padre; proprio ora ricordo un particolare; ma non credo che sia peccato. Qualche volta vado in un paese vicino, perchè là c’è una donna che indovina quasi tutto. Io domando notizie sul mio avvenire; prima chiedevo informazioni su mio figlio militare; e mi pare che qui non ci sia niente di male.

Anche questa è superstizione.

Ma io pago; so disobbligarmi! Dove potrebbe essere il male?

è peccato credere alle superstizioni. Chiedere agli indovini l’avvenire o le cose occulte, è superstizione e quindi peccato. Del resto, l’avvenire nessuno lo conosce; Dio solo è padrone del futuro.

Eppure qualche cosa l’ha indovinata. Mi disse che la mia vita è stata molto affaticata,… (ed è vero! ) ; mi ha predetto che vivrò fino agli 85 anni!

Se non morrete prima!

Mi ha detto che dopo i 60 anni mi arriverà una fortuna… che qualcuno mi vuole male… Certe cose sono state vere, ma altre false.

Non vedete che questa gente è imbrogliona e irreligiosa?

Lei si sbaglia! Questa donna, prima di rispondermi, accende una candela a Santo Espedito, poi dice una preghiera ed infine fa tre segni di Croce.

Peggio ancora! Fa così per carpire la buona fede dei clienti. Dunque, promettete a Dio di non andare più dagli indovini. Nei bisogni raccomandatevi al Signore e rimettetevi nelle sue mani.

Secondo Comandamento
Avete voi bestemmiato contro Dio?

Mai contro Dio… contro il Padre Eterno, si!

Poveretto!… E il Padre Eterno non è Dio? Non azzardatevi mai a profanare il nome della Divinità!

Ma io non lo faccio per male,… per insultare Dio… solamente per sfogo di collera.

Perciò voi, per sfogo di collera, date schiaffi ad un uomo oppure l’ammazzate, e credete che non sia male perché lo fate nella collera!

Che cosa vuole; a noi operai capita spesso qualche contrarietà ed allora la bestemmia esce spontanea; però dopo aver bestemmiato, subito me ne pento. Ah, questo lo faccio sempre!

Avete bestemmiato contro la Madonna?

Contro la Madonna del Carmine, mai assolutamente! Quella è la Madonna del nostro paese e sarebbe un vero peccato offenderla. Di tanto in tanto sfugge qualche bestemmia contro l’Immacolata o contro l’Assunta… ma, come le dicevo, non lo faccio mai per male!

Avete dato ad altri motivo di bestemmiare?

Qualche volta sì; però rarissimo! Davanti alla mia bottega suole passare un uomo quasi scemo; i ragazzi lo insultano e lui s’arrabbia e bestemmia. Qualche volta mi è capitato di trovarmi in ozio ed avendo visto passare questo tale, ho detto al mio garzoncello: « Va’ a tirargli la giacca! » Quel poveretto cominciò subito a bestemmiare. Quelle sì, Reverendo, sono bestemmie!… Parole orribili!… Bestemmie a litanie!

Degli insulti contro Dio fatti da costui, darete voi conto al Signore! La colpa è stata vostra che l’avete stuzzicato!

Però non sono io solo a fare così; lo fanno tanti altri e con più frequenza di me!

Questa davanti a Dio non è una scusa!… Avete voi bestemmiato alla presenza dei vostri figli?

Quando io bestemmio non faccio caso dei presenti; i miei figli mi hanno sentito sempre ed anche i due che lavorano nella mia bottega. E perché mi domanda ciò?

Perché voi siete reo di altri peccati! Voi siete tenuto a dare buon esempio ai figli ed ai dipendenti; bestemmiando alla loro presenza, voi siete di cattivo esempio e di scandalo! Se bestemmia il padre, i figli si sentono autorizzati a fare altrettanto. Voi dovete correggere i figli che mancano. Se un vostro figlio bestemmiasse, come potreste rimproverarlo?…

Se bestemmiasse?… Uno dei miei figliuoli bestemmia pochissimo; ma l’altro, il maggiore, bestemmia più di me! Quando si arrabbia, fa scendere tutti i Santi del Cielo; non ne lascia uno!…

Voi siete responsabile anche delle bestemmie di questo figlio; egli le ha imparate da voi; voi non l’avete corretto in tempo… quindi la colpa è vostra!

Ma Dio mi perdona! Ormai mio figlio è sposato, sta a casa sua ed io non c’entro più nei suoi affari; se bestemmia, peggio per lui!

Il passato è passato! Promettete ora al Signore di non bestemmiare più; se qualcuno dei vostri dipendenti avesse questo brutto e pessimo vizio, rimproveratelo subito appena manca.

Lei ha ragione! Bestemmiare è un vizio. Però, riflettendoci meglio, io dico: Non è poi un grande male!… Le bestemmie… sono parole… non fanno buchi… non ammazzano nessuno!…

Dovete sapere che una bestemmia, un insulto fatto a Dio, è un peccato più grave della calunnia, della testimonianza falsa e dello stesso omicidio!

Sarà! Poiché lo dice lei, che ha studiato più di me, ci credo!

Passando ad altro… avete mancato alle promesse fatte a Dio o ai Santi? Io promesse ne faccio poche; ma dopo averne fatta qualcuna, la trascuro facilmente. Durante la guerra ci fu un’incursione terribile nel nostro paese. Ricorda, Padre? Passarono ventiquattro apparecchi e sganciarono tante bombe. A dire il vero, quella volta io ebbi paura ed esclamai: « Se resterò vivo, porterò alla Madonna del Carmine una torcia, lunga quanto me e che pesi dieci chilogrammi ». Quella volta rimasi illeso. Dopo poco tempo cessò la guerra e dissi: « Ormai il fatto è fatto. Il pericolo non ci sarà più. Denaro ne ho poco e non posso comprare la torcia. La Madonna mi perdona! »

Finché non potete siete scusato; quando sarete nella possibilità di adempiere la promessa, porterete la torcia alla Madonna; se trovate difficoltà a fare tale spesa, domanderò io al Vescovo la facoltà di dispensarvi. Non dimenticate però che è meglio non promettere, anziché promettere e poi non mantenere! Se qualche volta volete fare una promessa che piaccia molto a Dio, promettete non denaro o torce o altri oggetti, bensì una buona Confessione oppure una Santa Comunione… di non perdere la Messa la Domenica… di non bestemmiare… di togliere un odio dal cuore!…

E queste che promesse sono?… Dare invece mille lire, offrire alla Madonna del Carmine una bella torcia… queste credo io siano le migliori promesse!

Vi sbagliate! Ciò che voi dite, costa molto e vale poco; le promesse che vi ho suggerito io, costano poco e valgono moltissimo… perché Dio cerca prima il cuore e poi il resto…

Vi faccio adesso qualche domanda sul terzo Comandamento della legge divina. Rispondete con sincerità.

Terzo Comandamento Santificate voi la festa?

Finché è possibile… perché sono operaio e tante volte la festa passa come tutti gli altri giorni della settimana.

Fate molta attenzione al giorno del Signore! Dice Iddio: « Ricordati di santificare le feste! » Ricordati significa « non dimenticarlo! » Ed innanzi tutto, andate alla Santa Messa nei giorni festivi?

Ah, la Messa mi è sempre piaciuta! Sin da piccolo ho avuto il vizio di andare alla Chiesa e perciò di tanto in tanto vado a Messa, per esempio a Natale, a carnevale, il Giovedì Santo, il giorno dei Morti… La domenica non sempre vado.

Per carnevale, per il Giovedì Santo e per i Morti, non c’è l’obbligo di assistere alla Messa; invece c’è l’obbligo tutte le domeniche e le altre feste comandate. Se tralasciate una sola Messa per colpa vostra, commettete un grave peccato.

Ed allora chi sa quanti peccati avrò fatti!

Dunque andrete a Messa ogni giorno festivo; se non potete al mattino, approfittate la sera.

Io la domenica lavoro sempre; ho tanto da fare nella bottega; faccio lavorare anche i miei giovanotti.

Prima di tutto dovete andare a Messa! Peccate voi e per colpa vostra peccano i vostri aiutanti.

Ma per non perdere tempo, potrei fare diversamente. L’altra volta, era domenica, e sentivo cantare alla radio. Domandai alla padrona della mia bottega: Signora, chi è che canta? Si celebra la Messa a Firenze! Io volli prestare attenzione. Era davvero la Messa! Il Prete predicava, la gente cantava, in seguito suonava il campanello io frattanto lavoravo nella bottega e potei sentire la Messa. Potrei allora pregare la mia padrona che ogni domenica mi faccia sentire la Messa di Firenze.

Questa Messa non è valida! Bisogna essere presenti al Santo Sacrificio… E, quando andate a Messa, state con devozione in Chiesa, oppure chiacchierate?

Ecco, dipende da chi mi sta vicino. Se mi fanno parlare, è giusto che io risponda. Se vicino a me c’è un amico che da tempo non ho visto, naturalmente ci scambiamo qualche idea!

Male! In Chiesa si prega!… E gli occhi li tenete a posto mentre siete nella Casa di Dio?

Ho capito!… Che cosa vuole!… Siamo uomini e guardiamo! Ora che sono grandetto non ci bado tanto ma quando ero più giovane andavo in Chiesa per guardare le donne!

Meglio non andare in Chiesa quando ci si comporta così!… La Divinità in tal modo non si onora, ma si disonora.

Ma non creda, Padre, che sia io solo a fare così! Quasi tutti gli uomini fanno questo in Chiesa! E non creda che le donne si comportino meglio di noi uomini!

Tutto ciò è male! Davanti a Dio non vale la scusa: « Anche gli altri fanno così!… » E riguardo al lavoro, promettete a Dio di non offenderlo più. La domenica non si lavora! Iddio lo proibisce. Chi lavora di festa, commette un grave peccato e merita l’inferno.

Dunque, se io lavoro di festa, andrò all’inferno. E quello che non lavora mai e va a rubare, dove andrà a finire?

All’inferno pure! Voi vi dannerete perché mancate al terzo Comandamento ed il ladro perché manca al settimo « Non rubare ».

Ma io lavoro per bisogno non per capriccio.

Se avete una grave necessità… dico grave necessità… allora se lavorate non offendete Dio. Ma se la necessità non è grave, peccate.

Veda, Reverendo, ormai è per me un’abitudine il lavorare la domenica. Lavoriamo quasi tutti nelle botteghe. In compenso mi riposo il lunedì; fa lo stesso.

Non è così! Iddio prescrive il riposo nel giorno festivo e non all’indomani!

Pazienza! Mi riposerò la domenica!… Devo perciò rassegnarmi a diventare più povero!

Lavorando la festa, vi siete arricchito in passato?

No!

Non è il lavoro festivo che fa arricchire; è la benedizione di Dio. Il lavoro della domenica è maledetto da Dio; quello che si guadagna la domenica, si perde il lunedì. Dunque, attenzione a non lavorare senza un grave bisogno; in tal caso, dovete lavorare a porta chiusa oppure socchiusa, affinché nessuno abbia a vedervi e prendere scandalo.

Ma questa legge di Dio è troppo delicata!

è inutile discutere! Giacché Iddio ha dato il terzo Comandamento, bisogna osservarlo!

Quarto Comandamento
Avete portato rispetto ai vostri genitori?

Sono già morti… e meno male!… Come… meno male?… Non volevate loro del bene?

Ecco come stanno le cose! Negli ultimi anni, siccome erano già vecchi, si rendevano insopportabili. Mi facevano montare in collera spesso ed allora non misuravo più le parole. Mi ricordo anzi che una volta nella rabbia diedi uno spintone a mia madre e la feci cadere a terra. Essa pianse quella volta… Ma poi me ne pentii.

Ed i vostri figli avete saputo educarli?

Non m’interroghi su questo, perché i miei figli sono educatissimi. Lei s’informi con i vicini di casa! Fossero così educati anche i figli di tanti e tanti!… Intendo parlare della educazione religiosa e morale.

I figli miei sono moralissimi; mai al tribunale, mai una rissa, mai un disonore in casa!… Siccome ho avuto tre figli, essendo pochi, ho potuto educarli benone!

Avete tre figli!… Ma è stato il Signore che ve ne ha mandati così pochi, oppure è stata colpa vostra?

Reverendo, e come potrebbe tirare avanti una famiglia, se ci fossero sette oppure otto figliuoli?

Voi non sapete che impedire l’opera creatrice di Dio è uno dei più gravi peccati dell’umanità?

Sarà!… Ma davanti al bisogno è inutile parlare!

Allora, avete fatto male a sposarvi! Potevate restare celibe e vivere in pace!

Già, non sposarmi… Tutti i giovani sposano! Io però credo che il vero peccato sia quando si procuri la morte ad una creaturina di otto o nove mesi.

Questo è delitto! E’ omicidio! Ad ogni modo, o promettete a Dio di mettervi in regola o non vi do 1’assoluzione!

Padre, ma lei è rigoroso! Che cosa importa a lei se io ho tre figli ovvero sette? Agli affari della mia casa devo pensarci io.

In questo momento io sono il Ministro di un grande Sacramento; devo tutelare la legge di Dio. A me importa niente se voi avete un figlio oppure dieci; ma poiché voi siete sposato, avete degli obblighi gravissimi davanti al Creatore. Se non volete ubbidire alla legge del Signore, la mia assoluzione resta invalida, anzi commetterei io un peccato mortale se amministrassi male un Sacramento. Decidetevi!

Veramente… non sarei disposto… Allora sarebbe meglio che io mi confessassi in seguito… fra tre o quattro anni!

Confessarvi fra diversi anni?!… Ma siete sicuro di restare in vita? Non vedete come muoiono tanti che sono più giovani di voi? E ritornando fra qualche anno, avrete poi il pentimento del male fatto?… Se non c’è il vero pentimento, Iddio non perdona!… Purtroppo tante persone illuse fanno come dite voi; credono che con Dio si possa scherzare!… Guai a queste anime!…

Vedo che l’affare è più importante di quanto credevo! Ma come faremo in casa, se il Signore manderà un altro figlio?

Dio è grande!… Osservate la sua legge ed avrete la sua benedizione!… Io conosco famiglie di operai con molti figliuoli e vedo che stanno meglio di altre famiglie dove c’è un figlio o due.

Ma veda, Padre, tutti fanno come faccio io! Vuol dire che tutti costoro andranno all’inferno?

Se non si rimettono, si danneranno inesorabilmente! Dio è giusto! Guai a chi non vuole sottostare alla sua legge!

Il matrimonio è una croce; chi vuol cambiare la croce in divertimento, perirà in eterno!

Ebbene… mi metto nelle mani di Dio!… Speriamo che Lui mi aiuti!

Bravo! Abbiate fiducia in Dio!… Rispondete ad altre domande! Avete pensato a fare battezzare subito i vostri figli?

Uno fu battezzato subito, dopo tre o quattro mesi; gli altri due, un maschietto e una femminuccia, gemelli, furono battezzati dopo circa otto mesi, per il motivo che il padrino, mio compare, doveva venire dall’America.

Ritardare il battesimo di un mese senza una grave ragione, o di due mesi senza una ragione gravissima, è peccato mortale. Il nostro Vescovo ora ha ordinato di non far passare i venti giorni. E poiché il Vescovo nella propria diocesi può dare tali ordini, chi disubbidisce e reo di grave peccato.

Ma tutte queste cose chi può saperle mai?

Siete tenuto a saperle, perché nelle Chiese si spiega tutto. La colpa è vostra, poiché non frequentate la Chiesa e non ascoltate la predica.

Ha ragione!

E i vostri figli ricevettero a sette anni la prima Comunione?

Non saprei dirlo. La femmina si; da piccola andava in Chiesa con sua madre e so che si comunicava. I maschi, se non sbaglio, si comunicarono il giorno del matrimonio.

Male! Il padre deve interessarsi non solo di dare il pane materiale ai figli, ma di fare osservare al completo la legge di Dio in famiglia. Me se voi non avete pensato all’anima vostra, come potevate pensare a quella dei figli?… Vedete quanta responsabilità davanti al Signore! E quando i vostri figli erano ancora in casa prima di sposare, andavano a Messa la domenica?

A questo dovevano pensarci loro! Che cosa c’entro io con i peccati dei miei figli?

Il padre e la madre sono responsabili di queste trasgressioni dei figli, finché costoro stanno nella casa paterna… A proposito dei vostri tre figli… li avete lasciati liberi nella scelta dello stato?

Che significa?

Forse i figli maschi volevano diventare Sacerdoti e la donna diventare Suora, e voi vi siete opposto?

I miei figli Preti?… Sono nemici dei Preti!… Neppure vogliono sentirne parlare! Altro che diventare Preti!

E la figlia?

La figlia sì!… Con l’andare sempre in Chiesa, le era venuta la voglia di farsi monaca. Mi ricordo che quando me ne parlò la prima volta, le diedi due schiaffi, soggiungendo: « Ti romperò la testa, se mi parlerai più di queste cose!… Devi sposare! » Essa non voleva andare a matrimonio; ma poiché a casa comando io, l’obbligai ad accettare la mano di un giovane. Da due anni è maritata e sistemata; però non la vedo tanto contenta!

Avete agito malissimo! Ne darete uno strettissimo conto a Dio!… Ormai non potete riparare il male fatto! Ricordatevi che i genitori sono i custodi dei figli e peccano quando violentano la loro libertà… Vi faccio ora delle interrogazioni sul quinto Comandamento di Dio. Quanto vi domando, deve servire di accusa e d’istruzione.

Quinto Comandamento
Conoscete voi che cosa prescriva questo Comandamento?

Non saprei… con precisione. Io so che la legge di Dio consiste nel non fare male ad alcuno.

Quinto Comandamento « Non ammazzare! »

Su questo ho niente da dire. Lei può risparmiarsi di farmi delle interrogazioni.

Tuttavia è giusto che vi chieda qualche cosa. Rispondete! Di certo non siete un assassino; non avete macchiato mai le vostre mani di sangue umano. Avete tentato di togliervi la vita?

Non tentato… tentato mai. Qualche volta avrei voluto farlo, ma non ho avuto il coraggio; ho pensato ai figli ed alla moglie e mi sono trattenuto. In tutta la vita mi è capitato due o tre volte, in momenti di scoraggiamento.

Anche questo è peccato. La vita la dà Iddio e noi non possiamo togliercela. Essere già disposto a suicidarsi, davanti al Creatore costituisce un reato. Sappiate ora che il prossimo si può ammazzare non solo con un’arma, ma anche col desiderio. Avete desiderato la morte a qualcuno?

Io, Padre, sono buono come il pane; ma quando vedo la prepotenza, non ragiono più! Una volta una guardia mi fece una contravvenzione… ma ingiustamente. L’avrei ammazzato… non so come mi sia frenato! Se non fosse stato per timore della galera, quella volta avrei commesso qualche sciocchezza.

Chiedete perdono a Dio di questa mancanza!… Avete goduto del male altrui?

Del male degli amici mi dispiaccio, come di male personale; ma quando capita una disgrazia a chi mi ha offeso, ne godo immensamente! A proposito: quella guardia della contravvenzione ebbe distrutta la casa dalle bombe. Quando io lo seppi, ne provai tanta gioia ed esclamai: Se quella bomba fosse stata più giudiziosa, avrebbe dovuto cadere sulla testa della guardia!

Tutto ciò è peccato mortale!

E perché? Forse la guardia non mancò prima verso di me? Auguro il bene a chi mi fa del bene e desidero il male a chi mi fa del male!

Gesù Cristo però dice diversamente: « Fate del bene a chi vi fa del male ». « Perdonate a chi vi offende »… « Pregate per chi vi perseguita ». Voi invece fate il contrario.

Dunque, secondo lei, io dovrei beneficare quella guardia… quasi quasi dovrei dirgli: Grazie della contravvenzione!… ? Ah, questo è troppo! Non posso dimenticare l’offesa ricevuta e finché sarò in vita lo odierò! Lo merita!

Ed io non posso darvi l’assoluzione.

Per qual motivo?

Perché Gesù Cristo dice: « Se non perdonerete con tutto il cuore al vostro fratello, cioè al prossimo, neppure il Padre vostro Celeste vi perdonerà i peccati!

Ma lei, Padre, comprende quale sacrificio sia perdonare ad un nemico?… è un sacrificio che non si può fare!

Giacché Dio lo comanda, si può e si deve fare! Anche Gesù fu messo in croce innocentemente; avrebbe potuto vendicarsi facendo morire sull’istante i suoi crocifissori, eppure li perdonò e pregò per loro.

In pratica che cosa dovrei fare? Dovete togliere dal vostro cuore ogni odio ed ogni rancore; dovete pregare per lui; non desiderargli male; e se si presentasse l’occasione di fargli un bene, siate generoso!… Dovete amare il vostro prossimo!

Ed io dovrei fare sì grande sacrificio per amore di quella guardia?… Non tanto per amor suo, quanto per amor di Dio, perché Dio ve lo comanda.

E pazienza… sia per amor di Dio!

Avete mandato delle imprecazioni?

Naturalmente! Escono dalla bocca per abitudine!

Qualche volta le mandate con tutto il cuore?

Secondo i casi; però certe volte me ne pento.

Non imprecate mai contro alcuno! Dio lo proibisce. Vi piacerebbe se altri imprecassero contro di voi?

Non può piacermi!

E perciò non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi… Avete dato dei cattivi consigli?

Sempre buoni consigli!… Non è giusto consigliare il male!

Eppure, se non si fa attenzione nel parlare, si potrebbe macchiare l’anima di qualche cattivo consiglio. Siccome è tanto che non vi confessate, procurate di richiamare alla memoria qualche parola… o suggerimento… o persuasione… che abbia spinto gli altri a peccare. …Si… già ricordo qualche cosa… ma credo che si tratti di sciocchezze. Dite pure ciò che ricordate!

L’altra volta venne in bottega un mio compare; era afflitto perché la moglie l’aveva tradito. La donna andò via dal paese con un amante. Poveretto, quasi piangeva! Mi disse: « E come faccio a vivere da solo? » Io, per fargli un bene, per sistemarlo, gli risposi: « Non ti preoccupare! C’è la tale signora… la quale fu lasciata dal marito. Pigliala tu in casa e sarà tua moglie ». Difatti, il mio consiglio fu benedetto da Dio. Tanto lui quanto lei ora sono contenti; si amano immensamente. Ah, quando si tratta di fare un bene, mi presto sempre!

Quanto avete suggerito è stato un male gravissimo! Darete a Dio conto del cattivo consiglio!

Cattivo consiglio?… Come?…

Ho sistemato due persone, togliendole dalla strada!…

La vostra ignoranza religiosa è causa di tanto male. Quando una donna è abbandonata dal marito e va a convivere con un altro uomo, diventa adultera. Finché il vero marito è in vita, la donna deve restare sola. Tale insegnamento l’ha dato Gesù Cristo.

Quando è così ho sbagliato; ma io l’ho fatto per bene… perché tutto ciò che faccio, non è mai per male.

Ricordate qualche altro cattivo consiglio?

Già! A proposito di marito e di moglie, mi viene in mente un’altra cosetta. L’anno scorso, passeggiando con un amico, si entrò in argomenti familiari. Diceva l’amico: Sono disperato! Ho sette figli e fra non molto ne avrò un altro!

Stupido, gli risposi, come fai a vivere con otto figli… in questi tempi?… La colpa è tua!… Fa’ come me: Due o tre figli, al massimo, e basta! Ma come potrei fare, soggiunse l’altro, se ormai i figli sono grandetti?… Dovrei ammazzarli ed andare in galera? No, risposi io; i grandetti che ormai ci sono, restano; ma l’ottavo figlio, fallo sparire. Nessuno lo saprà. Difatti il mio amico seguì il mio consiglio e dopo qualche mese venne a ringraziarmi.

E questo consiglio non vi pare cattivo?

Sì… e no… Povero uomo, come faceva a vivere con otto figli?…

Voi siete reo di un delitto davanti a Dio! Se non aveste dato quel cattivo suggerimento, il delitto non sarebbe avvenuto.

Ma che delitto! Era un bambino di quattro o cinque mesi!

Anche di un mese, anche di un giorno o di un’ora… è sempre un delitto, come è delitto uccidere un giovane o un vecchio. Voi per questo cattivo consiglio avete una scomunica addosso, che soltanto il Vescovo potrà togliervi; il vostro peccato può assolverlo soltanto il Vescovo.

Come sarebbe a dire?

Poiché uccidere i bambini è un delitto, i Vescovi colpiscono di scomunica sull’istante chi uccide un bambino, chi aiuta ad uccidere e chi ha dato il cattivo consiglio. Meno male che siete venuto da me per confessarvi, poiché il Vescovo, per favore particolarissimo, mi ha dato tale facoltà, che non hanno gli altri Sacerdoti del paese… Non credo che abbiate dato altri consigli cattivi!

Mentre si parla, vengono in mente altre cose! Ricordo anche che più di una volta ho consigliato a dei giovanotti di fare la fuga con la fidanzata e sconsigliai ad un ragazzo di farsi Prete. Era buono il ragazzo ed intelligente; avrebbe voluto andare in seminario per studiare; ma tante cose gli raccontai, finché gli feci perdere la voglia di diventare Sacerdote. Ora è uno scavezzacollo, ha preso la cattiva piega e mi pento del consiglio datogli.

E questo è il Comandamento che volevate saltare! Vi sembrava cosa inutile che io vi facessi delle interrogazioni!?…

Passiamo ad altro punto della legge di Dio.

Sesto e nono Comandamento
Avete peccato di disonestà?

Un momento!… Che cosa importa a lei di queste cose?… Non è giusto fare tale domanda!… Certe cose… non si confessano!

Amico mio, pretendete di saperne più del Sacerdote? Se non, fosse necessario, non vi rivolgerei simile domanda!… Conoscete il sesto Comandamento?

Io non lo conosco!

Ve lo dico io: « Non fornicare » o non commettere disonestà. E v’insegno anche il nono Comandamento: « Non desiderare la donna degli altri », fuggire cioè anche i cattivi pensieri ed i cattivi desideri. Come bisogna confessare le mancanze fatte contro gli altri Comandamenti, così si devono confessare le disonestà.

Ma io vi chiedo: Perché avete difficoltà a manifestare questa specie di peccato? Ecco, la mia difficoltà è che provo vergogna a confessare certe cose e non saprei come dirle!

Si deve provare vergogna a fare questi peccati e non a confessarli. Per la maniera di esprimervi, non preoccupatevi; state attento alle mie domande. Vi siete fermato volentieri a pensare o a desiderare ciò che Dio proibisce riguardo alla moralità?

Eh, Padre, siamo uomini… la testa lavora sempre!… Ora ho i miei anni sulle spalle e questi pensieri non sono frequenti; ma sino ai quarant’anni, tali pensieri e desideri erano frequentissimi. Però pensieri e non altro!… Che cosa vuole, si guarda ovunque, si vedono cose e persone attraenti… e siccome non sono fatto di legno… corro dietro al pensiero! Non facendo male ad alcuno, guardando ed anche desiderando, credo non abbia peccato.

Dovreste leggere il Vangelo! Dice Gesù Cristo, rivolgendosi agli uomini: Se qualcuno avrà guardato una donna per fine cattivo ha già peccato nel suo cuore!

Ed allora di tali peccati quanti ne avrò sulla coscienza?… Certamente più dei capelli della mia testa!

Custodite i vostri occhi!… Non dimenticate che gli occhi sono le finestre per cui entra il demonio nell’anima!

Ma ogni sguardo ed ogni pensiero contro l’onestà è peccato?

Se voi fate questo distrattamente, senza riflettere… non siete responsabile; ma se vi accorgete di ciò che fate o pensate e volete fermare nella vostra mente ciò che Iddio vieta, commettete un peccato mortale volta per volta. Perciò vi dico di stare vigilante!… Avete frequentato locali pericolosi o cattive compagnie?

Io fuggo sempre la mala gente; per questo sono vissuto sempre onorato. Chi sa… da giovane… da militare… siete andato per certe strade… siete entrato in certe case?

E certamente!… L’ho consigliato anche ad altri!

Dovreste piangere in questo momento a lacrime di sangue il male operato! Umiliatevi davanti a Dio e proponete fermamente di cambiare condotta a tale riguardo!… Avete tenuto discorsi disonesti o scandalosi?…

Eh, Padre, chi sta nel mondo di che cosa deve parlare? O si parla di denari o si parla di cose disoneste. Ma non creda che sia io solo a fare simili discorsi! Tutti indistintamente, uomini e donne, anzi più le donne che gli uomini!

Da molto tempo avete presa la pessima abitudine del turpiloquio?

Da ragazzo!… Il mio primo maestro in questa materia fu il padrone, dal quale andavo a lavorare.

Avete qualche volta parlato scandalosamente alla presenza di ragazzi? Eh, i ragazzi!… Ma se ne sanno più dei vecchi! Soltanto un paio di volte nei parlai davanti a due ragazzetti, fratelli; costoro non conoscevano niente ed io per primo feci loro l’istruzione…

Cioè, per primo li avete scandalizzati! Ma sapete che dice Gesù Cristo in proposito? « Guai a chi dà scandalo! Sarebbe meglio che si legasse al collo dello scandaloso una macina da mulino e fosse precipitato nel mare »! E questo « guai » Gesù Cristo l’ha pronunziato per voi!

Ed allora prometto di non tenere più discorsi disonesti alla presenza degli innocenti!

Di non farne mai assolutamente, se no assoluzione non ne avrete!

Ma se io parlo di certe cose… davanti a chi ne sa più di me, che male potrebbe esserci?

è sempre un peccato! Parlando, si pensa; dietro al pensiero viene il desiderio. E non vi ho detto che pensieri e desideri cattivi sono peccati? E poi… quelli che vi ascoltano, siccome non sono fatti di legno, anche loro peccano… e più sono coloro che ascoltano, più grave diventa la colpa di chi parla!

In pratica come dovrei comportarmi?

Mai tenere cattivi discorsi, mai ascoltarli volentieri, fuggire la compagnia di chi vomita fango dalla bocca e se qualcuno si permettesse di parlare vergognosamente alla vostra presenza, rimproverarlo, senza paura della critica!

Lei, Padre, è troppo rigoroso!… Dà tanta importanza alle parole!… Ma le parole… sono parole!… Non credo che Dio sia così esigente come lei!

Non lo credete? Ecco ciò che Gesù Cristo insegna nel Vangelo: « Di ogni parola oziosa che gli uomini avranno detta, daranno conto di essa nel giorno del giudizio »!

Vedo che le cose vanno per il sottile… e povero me!

Non scoraggiatevi!… Se voi da piccolo foste stato educato cristianamente e custodito, se aveste frequentato i Sacramenti da ragazzetto… non avreste ora alcuna meraviglia delle mie istruzioni. L’albero da piccolo si raddrizza!

Ha proprio ragione!

Avete letto libri cattivi… romanzi immorali?

Ecco: frequentai la terza elementare ed ho poca istruzione, però mi è sempre piaciuto leggere. Ho letto assai e qualunque cosa.

Vi è capitato tra le mani qualche libro scandaloso?

Diversi e diversi; ma non erano miei; me li davano in prestito. Libri di mia proprietà ne tengo solamente tre. Sono buoni?

Sono istruttivi! Certamente non possono andare in mano a ragazzi ed a giovanotti; sono libri per persone sposate.

Contengono forse istruzioni disoneste?

Sicuro!… Però, li tengo conservati nel cassetto e li presto soltanto a quegli adulti.

Sappiate che è grave peccato il leggere libri immorali ed anche il prestarli. Dato che è così, non li presterò più ad alcuno; li terrò conservati sotto chiave.

Dovete bruciarli! è anche peccato tenere conservato un libro cattivo.

E la ragione quale sarebbe?

Leggendo un libro cattivo, sorgono subito brutti pensieri e desideri; e questo è male. Tenendo conservato un tale libro, può venire la voglia un giorno o l’altro di andarlo a prendere e leggerlo; è una forte tentazione; è come un serpente sotto il guanciale!… Ora domandate perdono a Dio dei peccati fatti con la cattiva lettura e dei peccati che hanno commesso coloro ai quali avete prestato i libri cattivi; tanti ne avete prestati e tanti peccati avete nell’anima…

Vi rivolgo una domanda che può riguardare il passato: Siete stato amante dei balli?

Ora non ci penso più; ma sino a trent’anni, il ballo era la mia passione!

Nel ballo mettevate voi una certa malizia?

Eh, da giovanotto, quasi sempre!… Che cosa vuole, è la gioventù che gode la vita!…

Iddio vi perdoni il male operato!… Avete assistito a cinema immorali ed a varietà?

Anche questa è una forte abitudine mia!… Ogni sera della domenica, se non vado al cinema, non mi pare festa!

Potreste risparmiare il denaro ed andare in Chiesa ad ascoltare la predica!… Almeno, avete avuta l’attenzione d’informarvi se un film era buono o cattivo?

Ah, le pellicole che vedo io, sono tutte buone e belle! Sono un capolavoro. Mi diverto tanto.

E non vi è capitato mai di trovarvi davanti a certe scene… a certi quadri… che hanno molestato la vostra mente… di avere assistito insomma a qualche rappresentazione poco morale? Ho capito! Padre, nel cinema oggi non possono mancare queste cose; quando ce n’è poche di tali scene e quando sono continue… Alle volte ho sentito certi spettatori esclamare: « Vergogna!… Io vado fuori da questa sala!… Queste sconcezze non si presentano al pubblico »

Ciò hanno detto gli altri! E voi cosa avete detto?

Io?… Niente!… Sono rimasto a guardare ed a godere!… è per questo che si va al cinema… per godere! Siccome uomini e donne sono attratti da queste scene… ecco perché i cinema sono sempre pieni zeppi!

Non vedete che queste pellicole sono immorali?… Non andateci!… Quando siete sicuro che qualche volta un film è visibile a tutti, allora andate. Ma ricordatevi che meno si va al cinema e meglio è.

Ma se tutti facessero così, le sale cinematografiche tante sere resterebbero vuote!… Il povero impresario perderebbe le spese!

Meglio così!… Si guadagni il pane in altro modo! I gestori delle rappresentazioni indecenti commettono enormi peccati, perché rovinano la moralità del popolo. Se uno di costoro venisse da me per confessarsi… gli negherei l’assoluzione. I cinema oggi sono l’anticamera dell’inferno! …

Ricordatevi, per concludere sul sesto Comandamento, di rispettare il vostro corpo, trattandolo come trattereste un vaso sacro, come rispettereste il Calice della Messa!

Ora ho capito tante cose, Padre!… Lei ha ragione!… Ma se si dovesse stare nel mondo come dice lei… guardarsi da certe cose… evitare certi discorsi… non leggere libri immorali… ballare senza malizia… fuggire i cinema… che vita sarebbe la nostra?… Nel mondo ci vuole il godimento!

Il godimento lecito sì; l’immorale, no!… Siamo in questa terra per salvarci l’anima, seguendo gl’insegnamenti divini. Per seguire Gesù Cristo ed andare in Paradiso è necessario fare dei sacrifici, diversamente c’è l’inferno… il fuoco eterno!

Allora tutti coloro che si dànno ai sopraddetti divertimenti, andranno all’Inferno?

Se non la smettono e non ritornano pentiti a Dio, si danneranno inesorabilmente!

Ma che vuole, Reverendo, il mondo è fatto così! Iddio stesso l’ha voluto fare in tal modo!

Non è vero!… è la malvagità umana che perverte certe cose!… Ed il Signore maledice il mondo per le sue disonestà! Disse un giorno Gesù Cristo: « Guai al mondo per i suoi scandali! è impossibile che lo scandalo non avvenga; ma guai all’uomo per colpa del quale avverrà lo scandalo! » Avete sentito cosa dice il Signore?… Chi vuole andare in Paradiso, viva nel mondo senza infangarsi!

Settimo e decimo Comandamento
Cambiando argomento, vediamo se c’è qualche mancanza nella pratica di questo punto della legge di Dio.

E che cosa dice il settimo Comandamento?

« Settimo: Non rubare! »

Ah, questo è troppo!… Fare a me delle domande per sapere se abbia rubato!?… Non c’è in paese un operaio più onesto di me. Rubare? Giammai!… Povero sì ma ladro mai!… Io guadagno il pane con queste mani benedette!

Avete ragione! Tuttavia… qualche domanda devo farla! è sempre per vostro bene.

La faccia pure… ma troverà la mia coscienza pulita! Io a questo riguardo mi sento puro come Maria Vergine… togliendomi i peccati!

Voi sapete che i ladri non sono soltanto quelli che stanno in prigione; la maggior parte dei ladri è in libertà. Non deve considerarsi ladro solamente colui che ruba a mano armata, ma è ladro anche chi froda il prossimo nella roba. Detto ciò rispondete: Avete lavorato con coscienza?

Sempre coscienziosamente!

Avete fatto pagare il vostro lavoro più del giusto?

Ecco, io mi comporto così: Viene un cliente bisognoso? Gli domando poco. Si presenta un ricco? Deve costui pagare per sé e per quelli che hanno pagato poco.

Non è esatto! Fate bene, potendo, ad aiutare i bisognosi; non è giustizia domandare al ricco ciò che non vi deve… E la merce che vendete, i lavori che eseguite, subiscono delle alterazioni o falsificazioni?

Necessariamente!… Se non s’imbroglia un po’ nella vendita, come si può vivere? Del resto tutti fanno così! Si vende il vino? Si allunga con l’acqua… Si vende la farina di frumento? La si mescola con qualche cosa di estraneo. Si confeziona un paio di scarpe? Nella solatura si falsifica un poco. Il cliente non può accorgersi, perché esternamente il lavoro è in regola.

E questo non vi pare furto? Se vi dessero denaro falso in compenso del lavoro, che cosa direste voi?

Mi ribellerei!

Dunque, state attento a non imbrogliare la gente!… Vi è capitato qualche sbaglio nel dare il denari, o nel riceverlo?

Difficilmente; e quando ciò è avvenuto, ho ringraziato Dio della provvidenza avuta.

Questo è rubare!

Ma, Padre, mi danno per sbaglio un po’ di denaro in più ed io devo ridarlo?… Faccio conto di non essermene accorto Una volta presi in un negozio un paio di pantaloni e stavo per pagarli; siccome c’era molto concorso di clienti, vedendo che io ero inosservato, andai via senza pagare…

Malissimo!

Ma questi negozianti ne rubano tanto denaro!… Fanno pagare la merce un occhio!

Se sono ladri loro, non dovete essere ladro voi!… Avete restituita la roba trovata?

Io non trovo mai niente! Una o due volte mi è avvenuto di trovare qualche biglietto da mille e l’ho restituito al padrone. Una volta soltanto, molti anni fa, cadde il portafoglio ad un mio cliente dentro la mia bottega. Siccome in quei giorni avevo bisogno di danaro, volli approfittare. Però, Padre, trovai poche migliaia di lire solamente. Rimasi deluso! Speravo di trovare molto di più!

Questo è furto!… Avete fatta qualche altra ingiustizia, ad esempio, nel peso?

Nella mia bottega si lavora semplicemente; non si pesa niente. Ma una ventina di anni addietro avevo una piccola rivendita ed ordinariamente nel peso imbrogliavo; però roba da poco! I pesi erano doppi; quando venivano ragazzi o persone semplici, mettevo i pesi falsi. Nessuno si accorse mai del trucco… perché io sono intelligente e so fare bene le mie cose!

Di altre ingiustizie ne avete commesse… ad esempio… viaggiando… comprando merce a conto di altri… ecc…. ?

Riguardo ai viaggi sto attento; ma quando posso fare a meno di pagare qualche biglietto, per incuria del bigliettaio, lo faccio volentieri. A proposito di compra a conto di altri, un amico mi diede una volta cento mila lire per comprargli un vestito in città. Potei averlo per ottanta mila e così guadagnai venti mila lire.

Anche questo è rubare!… Avete dato denaro in prestito durante la vostra vita?

Al presente cerco chi possa prestarlo a me. Siccome verso i trent’anni le mie faccende andavano a gonfie vele, misi da parte circa un milione di lire. Mia moglie mi consigliò di fare fruttare il denaro dandolo in prestito. Credo che in ciò non ci sia male!

E quanto interesse avete richiesto?

Quello che vuole la Santa Chiesa. Sempre il giusto… mai approfittare. Mi davano il dieci per cento.

Ogni anno?…

Per carità!… ogni tre mesi!

Dunque non è più il dieci per cento; è il quaranta per cento annuo; è peccato mortale fare così!… è peggio che andare a rubare.

Ma, meno di tanto non si poteva domandare!

Allora è meglio non prestare denaro!… Di tutte queste ingiustizie chiedete perdono a Dio e dovete riparare il male recato al prossimo. Se conoscete qualcuno che avete frodato, compensatelo in qualunque modo o col denaro o con il lavoro… Se non potete ora, fate ciò quando sarete in grado di farlo.

Ma quando gli altri frodano me, non vengono a ripararmi il danno… E devo farlo io?

Non c’è via di mezzo: o restituzione o dannazione. E se non avete la volontà di riparare le ingiustizie, non posso darvi l’assoluzione.

Ma quello che ho fatto io lo fanno tutti. Il commercio è così.

Se sono ladri gli altri, non avete il diritto di esserlo voi. Dunque promettete.

E pazienza… promettiamo…

Rispondete ancora a questa domanda: siete contento del vostro stato oppure agognate la ricchezza altrui?

Padre, questa domanda è curiosa!… Certamente che non sono contento del mio stato… Io abito in una piccola casa e quel ricco in un grande palazzo!… Io devo nutrirmi di pane e legumi e quell’altro fa pranzi prelibati!…

Desiderare di avere il necessario o di migliorare decentemente la propria condizione, non è peccato. Desiderare il superfluo, non è giusto!

Ma intanto i ricchi se la godono!…

Sarà! Potranno godere un po’ di anni… ma poi daranno conto a Dio! Dice Gesù Cristo: « Guai ai ricchi!… è più facile che un cammello passi per il buco di un ago, che un ricco entrare in Paradiso! »

Veramente è così! Meritano l’inferno! Non lavorano, si dànno a tutti i piaceri, sprecano il denaro nel lusso e non vogliono fare la carità!

Non tutti però sono così

Tutti indistintamente!… Ne conosco tanti.

Dunque, voi contentatevi di avere la salute, una casetta per abitarci ed una bottega per lavorare. Guardate coloro che stanno peggio di voi!… Anche Gesù Cristo fu povero operaio. Non dimenticate che morendo non si porta niente alla tomba!…

Esaminiamo la vostra coscienza sull’ottavo Comandamento che sarebbe l’ultimo, secondo le interrogazioni da farvi.

Ottavo Comandamento
Di che cosa tratta questo Comandamento?

Ottavo: « Non dire falsa testimonianza! »

Oh! E’ il Comandamento che più mi piace!… Reverendo, gliel’ho detto al primo incontro: Mai ho fatto una falsa testimonianza! Mai sono stato in tribunale!… e neppure mio padre ed i miei figli!… Vuole fare lei interrogazioni su questo Comandamento?

Le farò… perché non solo è peccato la falsa testimonianza in tribunale, ma anche altrove.

Allora, domandi pure! Sono sicuro che almeno nell’ultimo Comandamento non avrò nulla da rimproverarmi.

Siete un uomo sincero?

Sincerissimo! Io sono « Santa Chiara di Napoli »!

Dite qualche volta delle bugie… nel lavoro… in famiglia… tra gli amici?

Reverendo, se la menzogna si dice, non si dice mai per male, soltanto per fare un bene. E le bugie mie sono sciocchezze… bugie di bottega!

La bugia non è mai lecita. Se qualche volta non è prudente dire la verità, si tace.

Lei deve comprendere che se noi operai non diciamo bugie ai clienti, la nostra bottega muore.

. Avete giurato sulla bugia?

Spesso. Ma sempre per piccolezze.

Giurare sulla menzogna, avvertitamente, anche su piccolezze, è un grave peccato.

Se non giuro, nessuno mi crede. Devo giurare necessariamente. Ed anch’io obbligo gli altri a giurare, quando mi assicurano qualche cosa che temo sia falsa.

Fate male a richiedere con facilità il giuramento degli altri, perché li mettete in pericolo di giurare falsamente…

Avete calunniato qualcuno?

Mai!… Chi calunnia, fa malissimo!

Poiché sono tanti anni che non vi confessate, procurate di ricordare meglio qualche mancanza forse commessa.

La mia coscienza è libera. Mai ho incolpato qualcuno innocentemente.

Avete manifestato agli altri qualche grave colpa occulta del prossimo?

Questo può capitare! Però io parlo sempre di cose che ho visto con gli occhi miei… cose viste e toccate con mano. Ad esempio, tempo addietro mi accorsi che un uomo entrava a sera inoltrata in una famiglia, attigua alla mia. Risolvetti di osservarlo e diverse volte mi accorsi che non si comportava rettamente. Quando fui sicuro del fatto, siccome non ho peli sulla lingua, prima ne parlai in casa, poi nella bottega ad alcuni clienti e con qualche settimana la contrada era inrmata di tutto.

Avete fatto un grave peccato.

Quell’uomo aveva mancato; però il suo fallo era nascosto; voi non avevate il diritto di pubblicarlo…

Ma erano cose sicure… constatate più volte con i miei occhi!

Non importa… Piacerebbe a voi se altri rendesse pubblica una mancanza, che voi aveste commessa nel segreto?

Non mi piacerebbe.

Dunque… non bisogna fare agli altri ciò che non vogliamo sia fatto a noi…

Avete rapportato a qualcuno il male udito contro di lui?

Sempre per bene!… Un tale parlava male di un mio amico e ne diceva delle grosse. Io, per benevolenza verso l’amico, andai a raccontargli tutto… ma sempre per bene! Mi ricordo però che una volta un tale, cui avevo riferito le cose udite contro di lui, si arrabbiò fortemente, andò in cerca del mormoratori e gli diede uno schiaffo; questi prese il coltello per vendicare lo schiaffo… e meno male che accorse gente, se no sarebbe potuto capitare qualche delitto!

Sempre per bene… è vero? Pensate ciò che insegna lo Spirito Santi. Hai udito qualche cosa contro il tuo fratello? Lasciala morire in te!

Ed i segreti avete saputo custodirli?

Ah, noi uomini non siamo come le donne! Quando mi confidano un segreto, resta sempre segreto. Al massimo lo confido a mia moglie, oppure a qualche amico.

Ma voi siete sicuro che vostra moglie o l’amico conservino il segreto?… Quando vi fanno una confidenza, non dovete parlarne con nessuno!… Avete sospettato o giudicato male il prossimo?

Se uno non sospetta, facilmente viene messo nel sacco. Io sospetto… sempre per bene… e così cado sempre in piedi… Nessuno agisce con sincerità; si mostrano quattro facce… ed è necessario pensare il male.

Non è lodevole la vostri condotta. Quando avete una giusta ragione per sospettare, non è male il farlo; ma senza un motivo plausibile non è lecito sospettare e peggio ancora giudicare male. Dice Gesù Cristo: « Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati. Con la stessa misura con cui misurate agli altri, sarà misurato a voi ». Volete essere condannato da Dio?

Per carità!

Allora pensate bene del vostro prossimo. Promettete ora a Dio di essere più vigilante nell’osservanza dell’Ottavo Comandamento e specialmente proponete di evitare la mormorazione e di non ascoltare volentieri chi mormora. Chi parla male, ha il demonio nella bocca; e chi ascolta volentieri, ha il demonio nelle orecchie…

Così abbiamo terminato le interrogazioni sui Comandamenti di Dio. Ora si dà uno sguardo fugace ad alcuni Precetti generali della Chiesa.

Misericordia!… Ancora peccati ci sono?… C’è da perdere la testa!

C’è niente da perdere… Tutto da guadagnare.

I Precetti della Chiesa
Il primo Precetto è stato già esaminato, quando vi ho interrogato sulla Messa festiva. Il quarto Precetto non vi riguarda tanto, perché siete povero e non avete mezzi di aiutare la Chiesa. Il quinto a voi non interessa più, perché siete già sposato; mi fermo sul secondo e sul terzo.

ASTINENZA E DIGIUNO
Avete mangiato carne nei giorni proibiti ed avete tralasciato il digiuno nei giorni prescritti?

Queste cose non le ho mai capite.

Ve le spiego io. Si tratta di disposizioni che dà il Papa, Capo della Chiesa Cattolica.

Il venerdì non si mangia la carne, o il sanguinaccio o le interiora degli animali a sangue caldo. Però, si può supplire in quel giorno con qualche altra opera buona.

In Quaresima non si mangia la carne in tutti i venerdì e nel giorno delle Ceneri, cioé l’indomani di carnevale, che è primo giorno di Quaresima.

Sino a quattordici anni compiuti non si è tenuti ad osservare questa legge ecclesiastica. Dopo i quattordici anni questo Precetto non ha limite di età.

Sono esenti gli ammalati e quelli che hanno qualche grave motivo. Ma in questo caso si consiglia supplire con qualche altra opera buona.

Il digiuno è prescritto due volte l’anno: il giorno delle Ceneri ed il Venerdì Santo. E’ tenuto al digiuno chi ha compiuti i ventuno anni di età, sino ai cinquantanove anni compiuti. Ne sono dispensati gli ammalati, chi è troppo debole e chi ha lavori molto faticosi. A costoro si consiglìa supplire al digiuno con qualche altra opera buona.

Può digiunarsi così: a colazione è permesso, a chi ne sentisse il bisogno, un leggerissimo cibo. Il caffè non rompe il digiuno. A pranzo è permesso tutto, in quantità e qualità, tranne la carne. La cena sia molto moderata. Si può invertire il pranzo con la cena.

Come vedete, è facile fare queste piccole penitenze.

Ora che lo so, starò attento. E poi, c’è mia moglie che sa tutte queste cose e sa ricordarmele.

Avete abusato nel bere vino?

Lei, Padre, tocca un tasto delicato! Per noi operai il vino è come il latte per i bambini! Non è colpa mia se bevo un po’ troppo; è il bisogno. Del pane potrei farne a meno; ma fare a meno del vino?!…

Bevete tanto da ubriacarvi?

Sino a questo punto, no!… Sto allegro! Qualche volta agli amici sembro troppo allegro ed allora qualcuno mi prende a braccio e m’accompagna a casa.

Ma quando sono allegro, non faccio del male ad alcuno. Giunto a casa, mi corico e tutto finisce.

Fate attenzione a quanto vi dico: Un po’ di vino non è male il berlo; il troppo è male. Quando arrivate a perdere la ragione a motivo del troppo vino e non siete più padrone di voi stesso, offendete gravemente il Signore.

Starò più attento… e così spenderò meno denaro. Ah, che brutto vizio… lo vedo anch’io! Lei, Padre, mi compatisca! Sa perché ho bevuto molto vino?… Perché ho avuta molta sete! Spero di essere più moderato.

Ammiro e lodo la vostra buona volontà…

TERZO PRECETTO
Su questo Precetto sorvolo. Già vi ho fatto le necessarie interrogazioni al principio della Confessione.

A dire il vero, non ricordo che cosa ordini tale Precetto.

Confessarsi almeno una volta l’anno e comunicarsi almeno a Pasqua.

Già, questo me l’ha detto! Dunque, ogni anno dovrò confessarmi e comunicarmi. Soltanto una volta l’anno… è vero?

No, soltanto! Ma almeno! Almeno significa che è meglio ricevere spesso questi Sacramenti. Più si lava la faccia e più pulita rimane. Provate a stare un anno senza lavarvi!… Come diventerà il vostro viso?

La pulizia è necessaria; la faccia non può stare lungo tempo senz’acqua. Quando ci si lava, si toglie la polvere ed il grasso e l’uomo respira meglio; anche quando la faccia è pulita, ci si lava per rinfrescarsi e si sta meglio in salute!

Benissimo!… Quello che fate per il vostro viso, fatelo anche per l’anima. Quando vi confessate, pulite la vostra coscienza, rinfrescate lo spirito, vi sentite meglio. Avete visto quanti peccati avevate nell’anima? Ho trovato la vostra coscienza come una faccia che da molti anni non è lavata. Confessatevi spesso, dunque, ad esempio, nelle feste principali dell’anno, o nei Primi Venerdì del mese. E così potrete comunicarvi con frequenza. è così bello ricevere Gesù!

Aggiungo anche questo che, come c’è il grave obbligo morale di ricevere Gesù nel tempo di Pasqua, c’è anche il grave obbligo di ricevere la Comunione come Viatico in fine di vita. La responsabilità è del malato e dei familiari.

La vostra Confessione è finita. Siete stato sincero, oppure per vergogna avete nascosto qualche grave peccato? Se così fosse, mentre siete in tempo, riparate; se no la vostra Confessione diventa sacrilega, poiché Dio non vi perdonerà né il peccato nascosto né quelli confessati.

Non credo che ci siano altre mancanze! Lei ha saputo tirarmeli tutti i peccati, come se avesse avuto le tenaglie.

Ed allora disponetevi all’assoluzione.

ASSOLUZIONE
Pensate, mio caro, quante offese avete recate al Signore! Avete messo in Croce Gesù e gli avete ferito il Cuore!… Ma Gesù è buono e vi perdona. Scenda il suo Sangue a lavare l’anima vostra e promettete di non peccare più. Baciate intanto questo piccolo Crocifisso.

L’operaio è commosso… Guarda Gesù in Croce e lo bacia singhiozzando: Signore, misericordia… perdonatemi! Sembra il pubblicano del Vangelo. è davvero pentito.

Frattanto Padre Serafino dice la formula dell’assoluzione.

Poiché voi non potete fare grandi penitenze, ascolterete una Messa durante la settimana e così riparerete in qualche modo le offese fatte a Dio!

Antonio prende la mano di padre Serafino e la bacia ripetutamente; poi dice: Come sono contento!… Mai in vita mia ho provato tanta gioia nel cuore!… Sento l’animo leggero!… Credo che se mi pesassero, peserei di meno!… Che bellezza!… E come si spiega questo fenomeno?

E’ la grazia di Dio, che è discesa in voi. Gesù vi ha lavato con il suo Sangue.

Ma tutti coloro che si confessano provano tanta gioia?

Soltanto coloro che si confessano bene, pentiti dei peccati e risoluti di non offendere più il Signore!

Dato che è così, vorrò ritornare a confessarmi e dirò ai miei amici quello che ho provato!

Antonio uscì dal convento dei Francescani a passi svelti; gli sembrava di essere rinato a nuova vita.

PRIMA VITTORIA
Finalmente ti ho trovato! Sono stato a casa tua e non c’eri! Sono entrato nell’osteria e non ti ho visto!… Ma dove sei stato?… E dove vai a passo così svelto?

Caro Nicolino, sono stato a confessarmi da Padre Serafino ed ora rientro in casa.

A confessarti?… Tu?… Come tua moglie?… Ma va là, che ti perdo la stima!… Lascia confessare chi fa peccati… ma non confessarti tu, che sei il fiore dell’onestà!…

Così la pensavo anch’io sino a qualche ora fa. Ma dopo quello che mi ha detto Padre Serafino, ho cambiato parere. Senti Nicolino, confessati anche tu e poi mi darai ragione.

E Padre Serafino te ne ha dato denaro?… Se mi desse del denaro, andrei a trovarlo anch’io… così pagherei all’oste il conticino arretrato. Ma mettiamo da parte queste sciocchezze. Andiamo a bere un buon bicchiere!

No, non vengo. Vado subito a casa. Come?… Rinunzi al vino?… E non solo questa sera, ma anche in seguito. Il vino lo vorrò bere soltanto a tavola ed in giusta misura.

Ma sei diventato matto?…

L’ho promesso a Dio ed a Padre Serafino e manterrò la parola.

Ti sei messo coi Preti?… è finita… Perderai tutti gli amici…

Non me ne importa. Ho il cuore così in festa, che non bado neppure all’amicizia… Ti saluto. Così dicendo, Antonio si congedò da Nicolino.

CONCETTA E ANTONIO
Bravo Antonio! Da quando sei uscito da casa, non ho fatto altro che pregare! Ho accesa anche la lampada alla Madonna perché potessi confessarti bene! Hai rivelato al Sacerdote tutti i peccati, oppure qualcuno l’hai dimenticato?

Concetta, che cosa dici? Si vede che non conosci Padre Serafino! Ha avuto l’abilità di scovarmi tutti i peccati possibili e immaginabili! Tutti i peccati del mondo li conosce lui! .

E ti ha lasciato contento?…

Contentissimo!… Sto scoppiando dalla gioia!… Neppure ho voglia di mangiare!

Bravo il mio marito! è segno che ti sei confessato bene davvero! Domani mattina andremo assieme in Parrocchia e riceveremo la Santa Comunione.

E che cosa diranno le donne a vedermi comunicare?… Ne faranno meraviglia!…

Faranno a me le congratulazioni!… Saranno spiacenti che i loro uomini non facciano altrettanto.

Concetta, tengo a dirti che questo giorno è il più bello della mia vita!… Mai ho avuto una simile gioia, neppure il giorno in cui ci sposammo.

Ma quel giorno non ti confessasti pure?

Sì, ma per modo di dire!… Fu una chiacchierata col Prete, tanto per avere il biglietto di Confessione, se no non potevo sposare. L’unica Confessione vera e sacrosanta è stata quella di questa sera!… Ne ringrazio Dio!

CONCLUSIONE
Quanti uomini… quanti giovanotti… quante donne… dovrebbero imitare quest’operaio!… Dicono costoro: « Non ho peccati ». Sono bugiardi! C’insegna il Signore per mezzo di San Giovanni Apostolo: « Chi dice di non avere peccati, è bugiardo ed inganna se stesso ».

I peccati, e gravi, ci sono in tante anime; ma si finge di non vederli. è un po’ duro mettere fuori dal cuore tante miserie morali ed è più duro ancora cambiar vita e tenere a freno le passioni. Questi ciechi volontari, che dicono di non avere peccati… hanno la coscienza d’ordinario più carica degli altri. Antonio, l’operaio onesto, è l’immagine di tali anime!

APPENDICE

PENSIERI MENSILI

E’ assai utile alle anime amanti di perfezione il prendere al principio di ogni mese un pensiero spirituale, che serva di orientamento personale e di apostolato.

Si abbia zelo a farlo conoscere, vicino e lontano, servendosi di tutti quei mezzi che suggerisce un’ardente carità. Si comunichi per corrispondenza, accludendo alle lettere un bigliettino; si faccia penetrare negli Istituti Religiosi e si diffonda specialmente nei rami dell’Azione Cattolica. Chi pubblica giornaletti, riviste o fogli religiosi inserisca il Pensiero Mensile. Per comodità, si presenta un elenco.

Gennaio Il nome di Dio, tre volte santo, è di continuo oltraggiato. è dovere dei figli riparare l’onore del Padre.

Pratica: Ascoltare qualche S. Messa durante la settimana, e possibilmente comunicarsi, in riparazione delle bestemmie.

Giaculatoria: Gesù ti benedico per quelli che ti maledicono!

Febbraio La profanazione della festa ferisce il Cuore di Dio, il quale è geloso del suo giorno.

Pratica: Badare che nelle feste nessuno dei familiari trascuri la Messa o compia lavori materiali.

Giaculatoria: Gloria, omaggio, adorazione all’infinita ed augustissima Trinità!

Marzo Chi si comunica in disgrazia di Dio, dà a Gesù il bacio del tradimento, come Giuda.

Pratica: Comunicarsi con frequenza e devotamente, per riparare le Comunioni sacrileghe, che si sono fatte e si faranno nel corso dei secoli.

Giaculatoria: Gesù, Vittima Eucaristica, perdona e converti le anime sacrileghe!

Aprile Di ogni parola oziosa si darà conto a Dio nel giorno del giudizio. Quante parole si dicono, non solo oziose, ma anche peccaminose!

Pratica: Controllare ciò che si dice e specialmente frenare la lingua nei momenti d’impazienza.

Giaculatoria: Perdonaci, o Dio, i peccati di lingua!

Maggio La purezza di cuore e di corpo apporta gioia, dà gloria a Dio, attira lo sguardo e la benedizione di Gesù e della Vergine Santissima ed è preludio di eterna gloria.

Pratica: Rispettare il corpo come vaso sacro; custodire la mente ed il cuore.

Giaculatoria: Scenda, o Signore, il tuo Sangue sopra di me per fortificarmi.

Giugno I tre quarti dell’umanità sono fuori della Chiesa Cattolica. è dovere dei fedeli riparare ed affrettare l’avvento del Regno di Dio nel mondo.

Pratica: Fare ogni giorno un’Ora di Guardia al Sacro Cuore per gli ebrei, gli eretici e gl’infedeli.

Giaculatoria: Cuore di Gesù, venga il tuo regno nel mondo!

Luglio Lo scandalo della moda e la libertà delle spiagge sono il fomite della concupiscenza. Guai a chi dà scandalo, perché darà stretto conto a Dio dei suoi peccati e degli altrui!… Ah, che pena! Si preghi, si soffra, si ripari!

Pratica: Offrire ogni giorno cinque piccoli sacrifici, per riparare gli scandali della moda e delle spiagge.

Giaculatoria: O Gesù, scenda il tuo Sangue a distruggere gli scandali del mondo!

Agosto Quanti peccatori, sul letto di morte, sfuggirebbero all’inferno, se si pregasse e si soffrisse per loro!

Pratica: Offrire delle S. Comunioni per i peccatori ostinati moribondi!

Giaculatoria: O Gesù, per la tua agonia sulla Croce, abbi pietà dei moribondi!

Settembre Le lacrime della Madonna, versate sul Calvario, sono preziose davanti a Dio. Poco si pensa al Dolori della Beata Vergine!

Pratica: Recitare la novena alla Madonna di Pompei.

Giaculatoria: Lodato, amato e consolato sempre sia, il Cuore Addolorato e Immacolato di Maria

Ottobre Il Santo Rosario è il parafulmine dell’anima, della famiglia e della società.

Pratica: S’introduca la pratica del Rosario ove non c’è; se ne faccia la recita con devozione e possibilmente in comune.

Giaculatoria: Angioletto mio, vai da Maria Di’ che saluti Gesù da parte mia!

Novembre Gli scandali del cinema e della stampa cattiva oltraggiano la Divinità, attirano maledizioni sul mondo, pòpolano l’inferno di dannati e preparano un lungo e terribile Purgatorio a molte anime, lente a distaccarsi da certi godimenti.

Pratica: Distruggere la stampa cattiva di cui si fosse in possesso e stendere quest’apostolato all’ambito delle conoscenze.

Giaculatoria: O Gesù, per il sudore di Sangue nel Getsemani, pietà di chi semina gli scandali!

Dicembre Molti si rivolgono a Dio per il perdono dei peccati; non tutti però vogliono e sanno perdonare le offese. Chi non perdona, non avrà perdono!

Pratica: Troncare ogni odio e ricambiare il male con il bene.

Giaculatoria: Benedici, o Gesù, chi mi ha offeso e perdona i miei peccati!

ANNA E CLARA

(Lettera dall’Inferno)

IMPRIMATUR
E Vicariatu Urbis, die 9 aprilis 1952

+ OLOYSIUS TRAGLIA

Archie.us Caesarien. Vicesgerens

INVITO
Il fatto qui esposto ha un’importanza eccezionale. L’originale è in lingua tedesca; delle edizioni sono state eseguite in altre lingue.

Il Vicariato di Roma ha dato il permesso di pubblicare lo scritto. L’«Imprimatur» dell’Urbe è garanzia della traduzione dal tedesco e della serietà del tremendo episodio.

Sono pagine svelte e terribili e raccontano un tenore di vita in cui vivono molte persone dell’odierna società. La misericordia di Dio, permettendo il fatto qui narrato, solleva il velo del più spaventoso mistero che ci attende al termine della vita.

Ne sapranno approfittare le anime?…

PREMESSA
Clara e Annetta, giovanissime, lavoravano in una: Ditta commerciale a*** (Germania).

Non erano legate da profonda amicizia, ma da semplice cortesia. Lavoravano. ogni giorno l’una accanto all’altra e non poteva mancare uno scambio di idee: Clara si dichiarava apertamente religiosa e sentiva il dovere di istruire e richiamare Annetta, quando questa si dimostrava leggera e superficiale in fatto di religione.

Trascorsero qualche tempo assieme; poi Annetta contrasse matrimonio e si allontanò dalla Ditta. Nell’autunno di quell’anno, 1937, Clara trascorreva le vacanze in riva al lago di Garda. Verso la metà di settembre la mamma le mandò dal paese natio una lettera: « E’ morta Annetta N… E’ rimasta vittima di un incidente automobilistico. L’hanno sepolta ieri nel “Waldfriedhof” ».

La notizia spaventò la buona signorina, sapendo che l’amica non era stata tanto religiosi. Era preparàta a presentarsi davanti a Dio?… Morendo all’improvviso, come si sarà trovata?…

L’indomani ascoltò la S. Messa e fece anche la Comunione in sud suffragio, pregando fervorosamente. La notte seguente, 10 minuti dopo la mezzanotte, ebbe luogo la visione…

«Clara, non pregare per me! Sono dannata. Se te lo comunico e te ne riferisco piuttosto lungamente; non. credere che ciò avvenga a titolo di’ amicizia: Noi qui non amiamo più nessuno. Lo faccio come costretta. Lo faccio come « parte di quella potenza che sempre vuole il male e opera il bene ».

In verità vorrei vede»e anche te approdare a questo stato, dove io ormai ho gettato l’àncora per sempre:

Non stizzirti di questa intenzione. Qui, noi pensiamo tutti così. La nostra volontà è impietrita nel male in, ciò oche voi appunto chiamate « male ». Anche quando noi facciamo qualche cosa di «bene», come io ora, spalancandoti gli occhi sull’inferno, questo non avviene con buona, intenzione.

Ti ricordi ancora che quattro anni fa ci siamo conosciute a * * *? Contavi allora; 23 anni e ti trovavi colà. da mezz’anno quando ci arrivai io.

Tu mi hai levata da qualche impiccio; come a principiante, mi hai dato dei buoni indirizzi. Ma che vuol dire «buono»?

Io lodavo allora il tuo « amore del prossimo». Ridicolo! Il tuo soccorso derivava da pura civetteria, come, del resto, lo sospettavo già fin d’allora. Noi non riconosciamo qui nulla di buono. In nessuno.

Il tempo della mia giovinezza lo conosci. Certe lacune le riempio qui.

Secondo il piano dei miei genitori, a dire il vero, non sarei neanche dovuta esistere. « Capitò loro appunto una disgrazia ». Le mie due sorelle contavano già 14 e 15 anni, quando io tendevo alla luce.

Non fossi mai esistita! Potessi ora annientarmi e sfuggire a questi tormenti! Nessuna voluttà uguaglierebbe quella con cui lascerei la mia esistenza, come un vestito di cenere, che si perde nel nulla.

Ma io devo esistere. Devo esistere così come mi son fatta io: con una esistenza fallita.

Quando papà e mamma, ancora giovani, si trasferirono dalla campagna in città ambedue avevano perduto il contatto con la Chiesa. E fu meglio così.

Simpatizzarono con gente non legata alla chiesa. Si erano conosciuti in un ritrovo danzante e mezz’anno dopo « dovettero » sposarsi.

Nella cerimonia nuziale rimase attaccata a loro tant’acqua santa, che la mamma si recava in chiesa alla Messa domenicale un paio di volte l’anno. Non mi ha mai insegnato a pregare davvero. Si esauriva nella cura quotidiana della vita, benché la nostra situazione non fosse disagiata.

Parole, come pregare, Messa, istruzione religiosa, chiesa, le dico con una ripugnanza intera senza pari. Aborrisco tutto, come’ odio: chi frequenta la chiesa e in genere tutti gli uomini e tutte le cose.

Da tutto, infatti, ci deriva tormento. Ogni cognizione ricevuta in punto di morte, ogni: ricordo di cose vissute o sapute, è per noi una fiamma pungente.

E tutti i ricordi ci mostrano quel lato che, in ,essi: era grazia. e che noi sprezzammo. Quale tormento è questo! Noi non mangiamo, non dormiamo, non camminiamo coi :piedi. Spiritualmente incatenati, guardiamo inebetiti « con urla e stridor di denti » la nostra vita andata 1n fumo: : odiando e tormentati!

Senti? Noi qui beviamo l’odio come acqua. Anche l’uno verso l’altro. Soprattutto noi odiamo Dio.

Te lo voglio..rendere comprensibile.

I Beati in ,cielo devono, amarlo, perché essi lo vedono senza velo, nella sua bellezza abbagliante. Ciò li beatìfica talmente, da non poterlo descrivere. Noi lo sappiamo e questa cognizione ci rende furibondi. .

Gli uomini in terra che conoscono Dio dalla creazione e dalla rivelazione, possono amarlo; ma non ne sono costretti. Il credente lo dico digrignando i denti il quale, meditabondo, contempla Cristo in croce, con le braccia stese, finirà con l’amarlo.

Ma colui al quale Dio si avvicina solo nell’uragano; come punitore, come giusto vendicatore, perché un giorno fu da lui ripudiato, come avvenne di noi, costui non può che odiarlo, con tutto l’impeto della sua malvagia volontà, eternamente, in forza della libera accettazione di esseri separati da Dio: risoluzione con la quale, morendo, abbiamo esalato l’anima nostra e che neppure ora ritiriamo e non avremo mai la volontà di ritirare.

Comprendi ora perché l’inferno dura eternamente? Perché la nostra ostinazione ‘giammai si scioglierà da noi.

Costretta, aggiungo che Dio è misericordioso persino verso di noi. Dico « costretta ». Poiché, anche se dico queste cose volutamente, pure non mi è permesso di mentire, come volentieri vorrei. Molte cose le affermo contro la mia volontà. Anche la foga d’improperi, che vorrei vomitare la devo strozzare.

Dio fu misericordioso verso di noi col non lasciare esaurire sulla terra la nostra malvagia volontà, come noi saremmo stati pronti a fare. Ciò avrebbe aumentato le nostre colpe e le nostre pene. Egli ci fece morire anzitempo, come me, o fece intervenire altre circostanze mitiganti.

Ora egli si dimostra, misericordioso verso di noi col non costringerci ad avvicinarci a lui più di quanto lo siamo in questo remoto luogo infernale; ciò diminuisce il tormento.

Ogni passo che mi portasse più vicino a Dio, mi cagionerebbe una pena maggiore di quella che a te recherebbe un passo più vicino a un rogo ardente.

Ti sei spaventata, quando io una volta, durante il passeggio, ti raccontai che mio padre, pochi giorni avanti la mia prima Comunione, mi aveva detto: « Annettina, cerca di meritarti un bel vestitino; il resto è una montatura ».

Per il tuo spavento quasi mi sarei perfino vergognata. Ora ci rido sopra. L’unica cosa ragionevole in quella montatura era che ci si ammetteva alla Comunione solo a dodici anni. Io allora, ero già abbastanza presa dalla mania dei divertimenti mondani, così che senza scrupoli mettevo in un canto le cose religiose e non diedi grande importanza alla prima Comunione.

Che parecchi bambini vadano ora alla Comunione già a sette anni, ci mette in furore. Noi facciamo di tutto per dare a intendere alla gente che ai bambini manca una cognizione adeguata. Essi devono prima commettere alcuni peccati mortali.

Allora la bianca Particola non fa più in essi così gran danno, come quando nei loro cuori vivono ancora la fede, la speranza e la carità puh! questa roba ricevute nel battesimo. TI ricordi come abbia già sostenuto sulla terra questa opinione?

Ho accennato a mio padre. Egli era sovente in lite con la mamma. Te ne feci allusione solo raramente; me ne vergognavo. Cosa ridicola la vergogna del male! Per noi, qui tutto è lo stesso.

I miei genitori neanche dormivano più nella medesima camera; ma io con la mamma, e il papà nella camera attigua, dove poteva rincasare liberamente a qualsiasi ora. Beveva molto; in tal modo scialacquava il nostro patrimonio. Le mie sorelle erano ambedue impiegate e abbisognavano esse stesse, dicevano, del denaro che guadagnavano. La mamma, cominciò a lavorare per guadagnare qualche cosa.

Nell’ultimo anno di vita papà batteva spesso la mamma, quando lei non gli voleva dar nulla. Verso di me, invece. fu sempre amorevole. Un giorno te l’ho raccontato e tu, allora, ti sei urtata del mio capriccio (di che cosa non ti sei urtata nei miei riguardi?) un giorno dovette portare indietro, per ben due volte, le scarpe comprate, perchè la forma e i tacchi non erano per me abbastanza moderni.

La notte, in cui mio padre fu colpito da apoplessia mortale, avvenne qualche cosa che io, per timore di una interpretazione disgustosa, non riuscii mai a confidarti. Ma ora devi saperlo. E’ importante per questo: allora per la prima volta fui assalita dal mio spirito tormentatore attuale.

Dormivo in camera con mia madre. I suoi respiri regolari dicevano il suo profondo sonno.

Quand’ecco mi sento chiamare per nome. Una voce ignota mi dice: « Che sarà se muore papà? ».

Non amavo più mio padre, dacché trattava così villanamente la mamma; come, del resto, non amavo fin d’allora assolutamente nessuno, ma ero ‘solamente affezionata ad alcune persone, che erano buone verso di me. L’amore senza speranza di contraccambio terreno, vive solo nelle anime in stato di Grazia. E io non lo ero.

Così risposi alla misteriosa domanda, senza darmi conto donde venisse: « Ma non muore mica! ».

Dopo una breve pausa;, di nuovo la stessa domanda chiaramente percepita. « Ma

non muore mica! » mi scappò ancora di bocca, bruscamente.

Per la terza volta fui richiesta: « Che sarà se muore tuo padre? ». Mi si presentò alla mente come papà spesso veniva a casa piuttosto ubriaco, strepitava, maltrattava la mamma, e come egli ci aveva messi in una condizione umiliante dinanzi alla gente. Perciò gridai indispettita. « E gli sta bene! ».

Allora tutto tacque.

La mattina seguente, quando la mamma volle mettere in ordine la stanza del babbo, trovò la porta chiusa a chiave. Verso mezzogiorno si forzò la porta. Mio padre, mezzo vestito, giaceva cadavere sul letto. Nell’andare a prendere la birra in cantina, doveva essersi buscato qualche accidente. Era già da lungo tempo malaticcio. (*)

(*) Aveva forse Dio legato la salvezza del padre all’opera buona della figlia, verso la quale quell’uomo era stato pur buono? Quale responsabilità per ognuna, lasciar perdere l’occasione di fare del bene al prossimo!

Marta K … e tu mi avete indotta a entrare nell’ « Associazione delle Giovani ». Veramente non ho mai nascosto che trovavo abbastanza intonate con la moda, parrocchiale le istruzioni delle due direttrici, le signorine X …

I giuochi erano divertenti. Come sai vi ebbi subito una parte direttiva. Ciò mi andava a genio.

Anche le gite mi piacevano. Mi lasciai perfino indurre alcune volte ad andare alla Confessione e alla Comunione.

A dire il vero, non avevo nulla da confessare. Pensieri e discorsi per me non avevano importanza. Per azioni pi grossolane, non ero ancora abbastanza corrotta.

Tu mi ammonisti una volta: « Anna, se non preghi, vai alla perdizione! ». Io pregavo davvero poco e anche questo, solo svogliatamente.

Allora tu avevi purtroppo ragione. Tutti coloro che bruciano nell’inferno non hanno pregato, o non hanno pregato abbastanza.

La preghiera è il primo passo verso Dio. E rimane il passo decisivo. Specialmente la preghiera a colei che fu la Madre di Cristo, il nome della quale noi non nominiamo mai.

La devozione a lei strappa al demonio innumerevoli anime, che il peccato gli consegnerebbe infallibilmente nelle mani.

Proseguo il racconto consumandomi d’ira e solo perchè devo. Pregare è la cosa più facile che l’uomo possa fare sulla terra. E proprio a questa cosa facilissima Dio ha legato la salvezza di ognuno.

A chi prega con perseveranza egli a poco a poco dà tanta luce, lo fortifica in maniera tale, che alla fine anche il peccatore più impantanato si può definitivamente rialzare. Fosse pure ingolfato nella melma fino al collo.

Negli ultimi anni della mia vita non ho più pregato come di dovere e così mi sono privata delle grazie, senza le quali nessuno può salvarsi.

Qui non riceviamo più nessuna grazia. Anzi, quand’anche le ricevessimo, le ri

fiuteremmo cinicamente. Tutte le fluttuazioni dell’esistenza terrena sono cessate in quest’altra vita.

Da voi sulla terra l’uomo può salire dallo stato di peccato allo stato di Grazia e dalla Grazia cadere in peccato: spesso per debolezza, talvolta per malizia.

Con la morte questa salire e scendere finisce, perchè ha la sua radice nella imperfezione dell’uomo terreno. Ormai. abbiamo raggiunto lo stato finale.

Già col crescere degli anni i cambiamenti divengono più rari. E’ vero, fino alla morte si può sempre rivolgersi a Dio o voltargli le spalle. Eppure, quasi trascinato dalla corrente, l’uomo, prima del trapasso, con gli ultimi deboli resti nella volontà, si comporta come era abituato nella vita.

La consuetudine, buona o cattiva, diviene una seconda natura. Questa lo trascina con sè.

Così avvenne anche a me. Da anni vivevo lontana da Dio. Per questo nell’ultima chiamata della Grazia mi risolvetti contro Dio.

Non fu il fatto che peccassi spesso a esser fatale per me, ma che io non volli più risorgere.

Tu mi hai più volte ammonita, di ascoltare le prediche, di leggere libri di pietà. « Non ho tempo », era la mia risposta ordinaria. Non ci mancava altro per aumentare la mia incertezza interna!

Del resto devo constatare questo: dal momento che la cosa era ormai così avanzata, poco prima della mia uscita dalla « Associazione delle Giovani », mi sarebbe riuscito enormemente gravoso mettermi su un’altra via. Io mi sentivo malsicura e infelice. Ma davanti alla conversione si ergeva una muraglia.

Tu non lo devi aver sospettato. Tu te l’eri rappresentata così semplice quando un giorno mi dicesti: « Ma fa una buona Confessione, Anna, e tutto è a posto ».

Io sentivo che sarebbe stato tosi. Ma il mondo, il demonio, la carne mi tenevano già troppo saldamente nei loro artigli. All’influsso del demonio non credetti mai. E ora attesto che egli influisce gagliardamente sulle persone che si trovano nella condizione in cui mi trovavo io allora.

Soltanto molte preghiere, di altri e di me stessa, congiunte con sacrifici e sofferenze, mi avrebbero potuta strappare da lui.

E anche ciò, solo a poco a poco. Se ci sono pochi ossessi esternamente, di os, sessi internamente ce n’è un formicolaio. Il demonio non può rapire la libera volontà a coloro che si dànno al suo influsso. Ma in pena della loro, per dir tosi, metodica apostasia da Dio, questi permette che il « maligno» si annidi in essi.

Io odio anche il demonio. Eppure egli mi piace, perchè cerca di rovinare voialtri; lui e i suoi satelliti, gli spiriti caduti con lui al principio del tempo.

Essi si contano a milioni. Girovagano per la terra, densi come uno sciame di moscerini, e voi neanche ve ne accorgete

Non tocca a noi riprovati di tentarvi; questo è, ufficio degli spiriti decaduti. Veramente ciò accresce ancor più il loro tormento ogni volta che essi trascinano quaggiù all’inferno un’anima umana. Ma che cosa non fa mai l’odio?

Benché io camminassi per sentieri lontani da Dio, Dio mi seguiva.

Preparavo la via alla Grazia con atti di carità naturale che compivo non di rado per inclinazione dei mio temperamento.

Talvolta Dio mi attirava in una chiesa. Allora sentivo come una nostalgia. Quando curavo la mamma malaticcia, nonostante il lavoro d’ufficio durante il giorno, e in certo modo mi sacrificavo davvero, questi allettamenti di Dio agivano potentemente.

Una volta, nella chiesa dell’ospedale, in cui tu mi avevi condotta durante la pausa del mezzogiorno, mi venne qualcosa addosso che sarebbe bastato un solo passo per la mia conversione: io piansi!

Ma poi la gioia del mondo passava di nuovo come un torrente sopra la Grazia.

Il grano soffocava tra le spine.

Con la dichiarazione che la religione è affare di sentimento, come si diceva sempre in ufficio, cestinai anche questo invito della Grazia, come tutti gli altri.

Una volta tu mi rimproverasti, perchè invece di una genuflessione fino a terra, feci appena un informe inchino, piegando il ginocchio. Tu lo ritenesti un atto di pigrizia. Non sembrasti neppur sospettare che io fin d’allora non credevo più nella presenza di Cristo nel Sacramento.

Ore, ci credo, ma solo naturalmente, come si crede in un temporale di cui si scorgono gli effetti.

Intanto mi ero accomodata io stessa una religione a mio modo.

Sostenevo l’opinione, che da noi in ufficio era comune, che l’anima dopo la morte risorga in un altro essere. In tal modo continuerebbe a pellegrinare senza fine.

Con ciò l’angosciosa questione dell’al di là era insieme messa a posto e resa a me innocua.

1 Perche tu non mi hai ricordato la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro, in cui il narratore, Cristo, manda, immediatamente dopo la morte, l’uno all’inferno e l’altro in paradiso?… Del resto, che cosa avresti ottenuto? Nulla di più che coti gli altri tuoi discorsi di bigottismo!

A poco a poco mi creai io stessa un Dio: sufficientemente dotato da essere chiamato Dio; lontano abbastanza da me da non dover mantenere nessuna relazione con lui; vago abbastanza da lasciarsi, secondo il bisogno, senza mutar la mia religione; rassomigliare a un Dio panteistico del mondo, oppure da lasciarsi poetizzare come un Dio solitario.

Questo Dio non aveva nessun paradiso da regalarmi e nessun inferno da infliggermi. Lo lasciavo in pace. In ciò consisteva la mia adorazione per lui.

A ciò che piace si crede volentieri. Nel corso degli anni mi tenni abbastanza convinta della mia religione. In questo modo si poteva vivere.

Una cosa soltanto mi avrebbe spezzato la cervice: un lungo, profondo dolore. E

questo dolore non venne!

Comprendi ora cosa vuol dire: « Dio castiga quelli che amai »?

Era una domenica di luglio, quando l’Associazione delle giovani organizzò una gita a * * *. La gita mi sarebbe piaciuta. Ma quegli insulsi discorsi, quel fare da bigotti i

Un altro simulacro ben diverso da quello della Madonna di * * * stava da poco tempo sull’altare del mio cuore. L’aitante Max N…. del negozio attiguo. Poco tempo prima avevamo scherzato più volte.

Appunto per quella, domenica, egli mi aveva invitata a una gita. Quella con cui andava di solito, giaceva, malata all’ospedale.

Egli aveva ben capito che gli avevo messo gli occhi addosso. Sposarlo non ci pensavo ancora allora. Era bensi agiato, ma si comportava troppo gentilmente con tutte le ragazze. E io, fino a quel tempo, volevo un uomo che appartenesse unicamente a me. Non sola essere moglie, ma moglie unica. Un certo galateo naturale, infatti, l’ebbi sempre.

Nella suaccennata gita Max si profuse in gentilezze. Eh! già, non si tennero mica delle conversazioni pretesche come tra voialtre!

Il giorno seguente; in ufficio, tu mi facesti dei rimproveri, perchè non ero venuta con voi a * * *. Io ti descrissi il mio divertimento di quella domenica.

La tua prima domanda fu: « Sei stata alla Messa? » Sciocchina! Come potevo, dato che la partenza era fissata per le sei?!

Sai ancora, come io, eccitata aggiunsi: « Il buon Dio non ha una mentalità così piccina come i vostri pretacci! ».

Ora devo confessare: Dio, nonostante la sua infinita bontà, pesa le cose con maggior precisione che tutti i preti.

Dopo quella prima gita con Max, venni ancora una volta sola all’Associazione: a Natale,’ per la celebrazione della festa. C’era qualche cosa che mi allettava a tornare. Ma internamente mi ero già allontanata da voialtre:

Cinema, ballo, gite si avvicendevano senza tregua. Max e io bisticciammo alcune volte, ma seppi sempre incatenarlo di nuovo a me.

Molestissima mi riuscì l’altra amante, che, tornata dall’ospedale, si comportò come un’ossessa. Veramente per mia fortuna; poiché la mia nobile calma fece potente impressione su Max, che fini col decidere, che io fossi la preferita.

Avevo saputo rendergliela odiosa, parlando freddamente: all’esterno positiva, nell’interno vomitando veleno. Tali sentimenti e tale contegno preparano eccellentemente ‘per l’inferno. Sono diabolici nel più stretto senso della parola.

Perchè ti racconto ciò? Per riferire come io mi staccai definitivamente da Dio. Non già, del resto, che tra me e Max si sia arrivati molto spesso fino agli estremi della familiarità. Comprendevo che mi sarei abbassata ai suoi occhi, se mi fossi lasciata andare del tutto, prima del tempo; perciò mi seppi trattenere.

Ma in sé, ogni volta che lo ritenevo utile, ero sempre pronta a tutto. Dovevo conquistare Max. A tale scopo nulla era troppo caro. Inoltre, a poco a poco ci amavamo, possedendo ambedue non poche preziose qualità, che ci facevano stimare vicendevolmente. Io ero abile, capace, di piacevole compagnia. Così mi tenni saldamente in mano Max e riuscii, almeno negli ultimi mesi prima del matrimonio, a essere l’unica, a possederlo.

In ciò consistette la mia apostasia dar Dio: elevare una creatura a mio idolo. In nessuna cosa può avvenire questo, in modo che abbracci tutto, come nell’amore di una persona dell’altro sesso, quando quest’amore rimane arenato nelle soddisfazioni terrene. E’ questo che forma la. sua attrattiva, il suo stimolo e il suo, veleno.

L’ « adorazione », che io tributavo a me stessa nella persona di Max, divenne per, me religione vissuta.

Era il tempo in cui in ufficio mi scagliavo velenosa contro i chiesaioli, i preti, le indulgenze, il biascichìo dei rosari e simili sciocchezze.

Tu hai cercato, più o meno argutamente, di prendere le difese di tali cose. Apparentemente senza sospettare che nel più intimo di me non si trattava, in verità, di queste cose, io cercavo piuttosto un sostegno contro la mia coscienza allora avevo bisogno di un tale sostegno per giustificare anche con la ragione la mia apostasia.

In fondo in fondo, mi rivoltavo contro Dio. Tu non lo comprendesti; mi ritene,vi ancora per cattolica. Volevo, anzi, essere chiamata così; pagavo perfino le tasse ecclesiastiche. Una certa « controassicurazione», pensavo, non poteva nuocere.

Le tue risposte può darsi alle volte abbiano colpito nel segno. Su di me non facevano presa, perché tu non dovevi avere ragione.

A causa di queste relazioni falsate fra noi due, fu meschino il dolore del nostro distacco, allorché ci separammo in occasione del mio matrimonio.

Prima dello sposalizio mi confessai e comunicai ancora una volta, Era prescritto. Io e mio marito su questo punto la pensavamo ugualmente. Perchè non avremmo dovuto compiere questa formalità? Anche noi la compimmo, come, le altre formalità.

Voi chiamate indegna una tale Comunione. Ebbene, dopo quella Comunione « indegna », io ebbi più calma nella coscienza. Del resto fu anche l’ultima.

La nostra vita coniugale trascorreva, in genere, quanto mai in grande armonia. Su tutti i punti di vista noi eravamo dello stesso parere. Anche in questo: che non volevamo addossarci il peso dei figli. Veramente mio marito ne avrebbe volentieri voluto uno; non di più, si capisce. Alla fine io seppi stornarlo anche da questo desiderio.

Vesti, mobili di lusso, ritrovi da thè, gite e viaggi in auto e simili distrazioni m’importavano di più.

Fu un anno di piacere sulla terra quello trascorso tra il mio sposalizio e la mia repentina morte.

Ogni domenica andavamo fuori in auto, oppure facevamo visite ai parenti di mio marito. Di mia madre ora mi vergognavo. Essi galleggiavano alla superficie dell’esistenza, né più né meno di noi.

Internamente, si capisce, non mi sentii mai felice, per quanto esternarnente ridessi. C’era sempre dentro di me qualcosa di indeterminato, che mi rodeva. Avrei voluto che dopo la morte, la quale naturalmente doveva essere ancora molto lontana, tutto fosse finito.

Ma è proprio tosi, come un giorno, da bambina, sentii dire in una predica: che Dio premia ogni opera buona che uno compie, e quando non la potrà ricompensare nell’altra vita, lo fa sulla terra.

Inaspettatamente ebbi un’eredità dalla zia Lotte. A mio marito riuscì felicemente di portare il suo stipendio a una cifra notevole. Così potei ordinare la nuova abitazione in modo attraente.

La religione non mandava più che da lontano la sua luce, scialba, debole e incerta.

I caffè della città, gli alberghi, in cui andavamo durante i viaggi, non ci portavano certamente a Dio.

Tutti coloro, che frequentavano quei luoghi, vivevano, come noi, dall’esterno. all’interno, non dall’interno all’esterno.

Se nei viaggi delle ferie visitammo qualche chiesa, cercavamo di ricrearci. nel contenuto artistico delle opere. L’alito religioso che spiravano, specialmente quelle medioevali, sapevo neutralizzarlo col criticare qualche circostanza accessoria: un frate converso impacciato o vestito in modo non pulito, che ci faceva da cicerone; lo scandalo che dei monaci, i quali volevano passare per pii, vendessero liquori; l’eterno scampanio per le sacre funzioni, mentre non si tratta che di far soldi…

Così seppi continuamente scacciare da, me la Grazia ogni volta che bussava Lasciavo libero sfogo al mio malumore in modo particolare su certe rappresentazioni medioevali dell’inferno nei cimiteri o altrove, nelle quali il demonio arrostisce le anime in brage rosse e incandescenti, mentre i suoi compagni, dalle lunghe code, gli trascinano nuove vittime. Clara! L’inferno si può sbagliare a disegnarlo, ma non si esagera mai.

Il fuoco dell’inferno l’ho sempre preso di mira in modo speciale. Tu lo sai come durante un alterco, in proposito ti tenni una volta un fiammifero sotto il naso e ti dissi con sarcasmo: «Ha questo odore?» Tu spegnesti in fretta la fiamma. Qui non la spegne nessuno.

Io ti dico: il fuoco di cui si parla nella Bibbia, non significa tormento della coscienza. Fuoco è fuoco! E’ da intendersi letteralmente ciò che ha detto lui: «Via da me, maledetti, nel fuoco eterno! ». Letteralmente.

«Come può lo spirito essere toccato da fuoco materiale? », domanderai. Come può l’anima tua soffrire sulla terra quando tu metti il dito sulla fiamma? Difatti non brucia l’anima; eppure che tormento ne prova tutto l’individuo!

In modo analogo noi qui siamo spiritualmente legati al fuoco, secondo la nostra natura e secondo le nostre facoltà. L’anima nostra è priva del suo naturale

battito d’ala; noi non possiamo pensare ciò che vogliamo né come vogliamo. Non meravigliarti di queste mie parole. Questo stato, che a voialtri non dice nulla, mi riarde senza consumarmi.

Il nostro maggior tormento consiste nel sapere con certezza che noi non vedremo mai Dio.

Come può questo tormentare tanto, dal momento che uno sulla terra rimane così indifferente?

Fintanto che il coltello giace sulla tavola, ti lascia fredda. Si vede quanto è affilato, ma non lo si prova. Immergi il coltello nella carne e ti metterai a gridare dal dolore.

Adesso noi sentiamo la perdita di Dio; prima la pensavamo soltanto.

Non tutte le anime soffrono in misura eguale.

Con quanta maggior cattiveria e quanto più sistematicamente uno ha peccato, tanto più grave pesa su di lui la perdita di Dio e tanto più lo soffoca la creatura di cui ha abusato.

I cattolici dannati soffrono di più che quelli di altre religioni, perchè essi, per lo più, ricevettero e calpestarono più. grazie e più luce.

Chi più seppe, soffre più duramente di chi conobbe meno.

Chi peccò per malizia, patisce più acutamente di chi cadde per debolezza.

Mai nessuno patisce più di quello che ha meritato. Oh, se non fosse vero ciò, io avrei un motivo d’odiare!

Tu mi dicesti un giorno che nessuno va all’inferno senza saperlo: ciò sarebbe stato rivelato a una santa.

Io me ne risi. Ma poi mi trincerai dietro questa dichiarazione.

« Così, in caso di necessità, rimarrà abbastanza tempo per fare una «voltata», mi dicevo segretamente.

Quel detto è giusto. Veramente, prima della mia subitanea fine, non conobbi l’inferno com’è. Nessun mortale lo conosce. Ma io ne avevo la piena coscienza: « Se muori, vai nel mondo di là dritta come una freccia contro Dio. Ne porterai le conseguenze ».

Io non feci dietrofront, come ho già detto, perchè trascinata dalla corrente dell’abitudine. Spinta da quella. conformità per cui gli uomini, quanto più invecchiano, tanto più agiscono in una stessa direzione.

La mia morte avvenne così.

Una settimana fa parlo secondo il vostro computo, perchè rispetto al dolore, potrei dire benissimo che son già dieci anni che brucio nell’inferno una settimana fa, dunque, mio marito e ia facemmo di domenica una gita, l’ultima per me.

Il giorno era spuntato radioso. Mi sentivo bene quanto mai. M’invase un sinistro sentimento di felicità, che serpeggiò in me per tutta la giornata.

Quand’ecco all’improvviso, nel ritorno, mio marito fu abbacinato da un’auto che veniva di volata. Perdette il controllo.

« Jesses » (*), mi scappò dalle labbra con un brivido. Non come preghiera, solo come grido.

(*) Storpiamento di Jesus, usato frequentemente fra alcune popolazioni di lingua tedesca.

Un dolore straziante mî compresse tutta. In confronto con quello presente una bagatella. Poi perdetti i sensi.

Strano! Quella mattina era sorto in me, in modo inspiegabile, questo pensiero: «Tu potresti ancora una volta andare a Messa ». Suonava come un’implorazione.

Chiaro e risoluto, il mio «no» troncò il filo dei pensieri. « Con queste cose bisogna farla finita una volta. Mi addosso tutte le conseguenze! ». Ora le porto.

Ciò che avvenne dopo la mia morte, già lo saprai. La sorte di mio marito, quella di mia madre, ciò che accadde del mio cadavere e lo svolgimento del mio funerale mi son noti nei loro particolari mediante cognizioni naturali che noi qui abbiamo.

Quello, del resto, che succede sulla terra noi lo sappiamo solo nebulosamente. Ma ciò che in qualche modo ci tocca da vicino, lo conosciamo. Così vedo anche dove tu soggiorni.

Io stessa mi risvegliai improvvisamente dal buio, nell’istante del mio trapasso. Mi vidi come inondata da una luce abbagliante.

Fu nel luogo medesimo dove giaceva il mio cadavere. Avvenne come in un teatro, quando nella sala d’un tratto si spengono le luci, il sipario si divide rumorosamente e si apre una scena inaspettata, orribilmente illuminata. La scena della mia vita.

Come in uno specchio l’anima mia si mostrò a me stessa. Le grazie calpestate dalla giovinezza fino all’ultimo «no» di fronte a Dio.

Io mi sentii come un assassino, al quale, durante il processo giudiziario, vien portata dinanzi la sua vittima esanime. Pentirmi? Mai! Vergognarmi? Mai!

Però non potevo neppure resistere sotto gli occhi di Dio, da me rigettato. Non

mi rimaneva che una cosa: la fuga. Come Caino fuggi dal cadavere di Abele, così l’anima mia fu spinta via da quella vista di orrore.

Questo fu il giudizio particolare: l’irivisibile Giudice disse: « Via da me! ». Allora la mia anima, come un’ombra gialla di zolfo, precipitò nel luogo dell’eterno tormento.

CONCLUDE CLARA
La mattina, al suono dell’Angelus, ancora tutta tremante per la notte spaventosa, mi alzai e corsi per le scale nella cappella.

Il cuore mi pulsava fin sulla gola. Le poche ospiti, inginocchiate vicino a rne, mi guardarono; ma forse pensarono che fossi così eccitata per la corsa fatta giù per le scale.

Una signora bonaria di Budapest, che mi aveva osservata, mi disse dopo sorridendo:

Signorina, il Signore vuole essere servito con calma, non di corsa!

Ma poi si accorse che qualcosa d’altro mi aveva eccitato e mi teneva ancora in agitazione. E mentre la signora mi rivolgeva altre buone parole, io pensavo: Dio solo mi basta!

Sì, egli solo mi deve bastare in questa e nell’altra vita. Voglio un giorno poterlo godere in Paradiso, per quanti sacrifici mi possa costare in terra. Non voglio andare all’inferno!

VUOI CONFESSARTI BENE ?

1. Non nascondere per vergogna o paura qualche peccato.

2. Vuoi sapere quali siano, d’ordinario, i peccati che il demonio fa nascondere in Confessione o confessare male? Sono le mancanze commesse contro il sesto comandamento, cioè, i brutti pensieri, i discorsi vergognosi, le cattive azioni.

3. Credi tu che per confessarti bene si richieda solo la sincerità? Oltre a ciò, è necessario il dolore dei peccati, condizione principalissima per averne il perdono. Il dolore è il dispiacere interno dei peccati commessi, che fa proporre di non peccare più.

Se ti confessi senza dolore, non ricevi il perdono.

4. Il termometro del dolore è il proponimento, cioè la volontà di fuggire le occasioni prossime di peccato. Perciò, se ti confessi e non hai la volontà risoluta di troncare un’occasione prossima di grave peccato, in tal caso commetti un sacrilegio.

5. Hai nulla da rimproverarti riguardo alle Confessioni?

6. Se ne sia il caso, che cosa aspetti per rimediarvi? Guai a te se rimandi sempre questa sistemazione! Potrebbe mancartene il tempo.

7. Se hai imbrogli di coscienza, presentati al Ministro di Dio e digli: Padre, aiutatemi Voi a mettere a posto i conti dell’anima mia!

COMUNICARSI CON FRUTTO
1. Preparati sin dal giorno precedente per portare a Gesù: atti di carità, di ubbidienza… e piccoli sacrifici.

2. Prima di comunicarti, chiedi perdono di tutte le piccole mancanze e prometti di evitarle. 3. Ravviva la fede, pensando che l’Ostia Consacrata è Gesù, vivo e vero.

4. Ricevuta la S. Comunione, il tuo corpo diviene un Tabernacolo.

Tanti Angeli ti stanno attorno.

5. Non distrarti! Offri ogni S. Comunione per riparare il Cuore di Gesù ed il Cuore Immacolato di Maria. Prega per i nemici, per i peccatori, per i moribondi e le anime del Purgatorio. Prega specialmente per le Persone Consacrate.

6. Prometti a Gesù di evitare qualche mancanza particolare o di compiere qualche opera buona.

7. Quando puoi, non uscire dalla Chiesa se non passa circa un quarto d’ora.

8. Chi ti avvicina lungo il giorno deve accorgersi che tu hai fatta la S. Comunione.

Dimostralo con la dolcezza e con il buon esempio.

9. Lungo il giorno ripeti: Gesù, ti ringrazio che oggi sei venuto nell’anima mia!

IL NUMERO DEI PECCATI
Sant’Alfonso, Dottore di Santa Chiesa, dice: «Se Dio castigasse subito chi l’offende, non si vedrebbe di certo ingiuriato come ora si vede; ma poiché il Signore non castiga subito, i peccatori pigliano animo a peccare di più. è bene sapere però che Dio non aspetta e sopporta sempre; come Egli tiene fissato per ciascun uomo il numero dei giorni di vita, così tiene anche determinato a ciascuno il numero dei peccati che vuol perdonargli: a chi cento, a chi dieci, a chi uno. Vi è chi trovasi nell’Inferno per un solo peccato.

Quanti vivono molti anni nei nei peccati! Ma quando termina il numero delle colpe fissato da Dio, sono colti dalla morte e vanno all’Inferno».

Anima cristiana, non aggiungere peccato a peccato! Tu dici: Dio è misericordioso! Eppure, con tutta questa misericordia quanti ogni giorno vanno all’Inferno!