“L’Oasi della Pace” una comunità nata sui messaggi della Madonna di Medjugorje

Dopo 25 anni, Medjugorje si è rivelata davvero un’oasi di pace per milioni di pellegrini provenienti da ogni parte della Terra. Medjugorje è un’oasi e una sorgente di grazia: qui è nata l’ispirazione della Comunità Mariana – Oasi della Pace, qui è nata storicamente la nostra esperienza, quì possiamo continuamente rinnovarla attingendo alla fonte. Vogliamo rendere grazie a Dio che, per amore nostro, ha mandato Maria in mezzo a noi per indicarci la via della salvezza, la via della pace. Vogliamo ringraziare Maria, la Regina della Pace, per questi 25 anni di amore e di presenza materna. Vogliamo ringraziare per il dono della Comunità Mariana-Oasi della Pace, frutto del Cuore della Regina della Pace.

Desideriamo innalzare un inno di ringraziamento presentandovi la spiritualità della Comunità Mariana – Oasi della Pace e la storia della nostra presenza in questa terra benedetta. Una storia d’amore segnata dalla presenza di Maria dentro una storia bella, troppo bella, che si snoda da 25 anni!

I messaggi di Maria, Regina della Pace, hanno incominciato a raggiungermi fin dall’inizio, attraverso il mio padre spirituale che puntualmente me li comunicava. Avvertivo attraverso di essi che la presenza di Maria a Medjugorje non era uno scherzo o qualcosa da sottovalutare. Lasciandomi accompagnare da questi messaggi e dalla spiritualità che da essi emergeva, percepivo la sollecitudine di una Mamma che vigila, attenta e premurosa, sui suoi figli, desiderosa di educarli per farli crescere nel modo migliore. Pian piano mi sono accorta che Maria era entrata nella mia vita in modo decisivo. La consapevolezza di una chiamata vocazionale che andava crescendo in me, mi portava a ricercare, nella vita consacrata, il luogo dove incarnare la mia vocazione. Quanto Maria aveva deposto nel mio cuore attraverso i suoi messaggi, lo ricercavo come modalità concreta da poter vivere in una realtà ecclesiale che Lei mi avrebbe fatto incontrare. Iniziò così la ricerca di un luogo concreto, ma dopo vari tentativi mi accorgevo che le mie esigenze spirituali non trovavano quel luogo dove poter essere realizzate. Emergeva la domanda: ciò che Maria chiede, è possibile viverlo nella Chiesa, in una realtà di vita consacrata? Ho incontrato ragazzi e ragazze che come me, toccati dall’ esperienza di Medjugorje, cercavano come vivere in modo stabile ciò che la Madonna proponeva, e ho capito di non essere sola in questa ricerca. Così ho iniziato a incontrarmi con loro, a pregare e sognare e chiedere sempre più luce a Maria perché ci guidasse in questo cammino. Con noi c’era anche un sacerdote passionista, P. Gianni Sgreva, che aveva a sua volta accolto l’invito di Maria a consacrarsi a Lei e ad aiutarla, mettendosi a disposizione dei Suoi progetti. Ciò che Maria chiedeva nei suoi messaggi, noi lo sentivamo come esigenza primaria, modalità concreta in cui realizzare un nuovo stile di vita consacrata.

Il messaggio del 7 agosto 1986 ci ha dato un’ulteriore luce, trovando in esso ben descritto ciò che dovevamo essere e anche il nome che avrebbe assunto questa nuova realtà: Oasi della Pace. Dobbiamo essere un’Oasi di Pace nel deserto del mondo, luogo dove c’è acqua, dove c’è vita e dove, insieme con Maria, offrire un’alternativa a questo mondo che ha smarrito ogni valore, attraverso una vita semplice e povera abbandonata alla Divina provvidenza; abbandono alla divina provvidenza fondato sul brano evangelico di Mt. 6,24-34 (“Cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta”), che Maria ci chiedeva di meditare ogni giovedì (mess. 29.02.84). La provvidenza era intesa come risorsa economica e anche come termometro della nostra fedeltà. Quando il 18 Maggio 1987 è iniziata fisicamente questa avventura a Priabona di Monte di Malo (VI), la nostra giornata era scandita dalla preghiera: liturgia delle Ore in modo comunitario, S. Messa, Adorazione Eucaristica, recita del S. Rosario, per impetrare dal Signore il dono della Pace e vivere così il compito di intercessione che sentivamo esserci stato affidato; dal lavoro, in uno stile di vita contemplativo vissuto nella fraternità e aperto all’accoglienza di coloro che erano alla ricerca sincera della pace. Questa accoglienza consisteva nell’offrire la possibilità di condividere la nostra stessa vita di preghiera, di lavoro, di semplicità e di gioia. Inoltre accoglienza soprattutto la domenica di gruppi di persone che, tornate da Medjugorje, volevano continuare l’esperienza di preghiera incontrata laggiù. La domenica, infatti, riproponevamo lo stesso programma di preghiera serale che si vive tuttora a Medjugorje.

Con l’esperienza di vita comunitaria andava crescendo anche la comprensione sempre maggiore del progetto di Maria su di noi.

Importantissima la formazione che il Padre ci offriva e le riflessioni che emergevano da una lettura attenta dei segni dei tempi e della storia in cui viviamo. Il Padre ci invitava a far diventare cultura la nostra fede. La nostra vita doveva essere segno, profezia.

Maria ha bisogno delle nostre vite, delle nostre mani, della nostra intelligenza, ma soprattutto del nostro cuore per portare ai nostri fratelli e sorelle la gioia di conoscere Dio e il Suo amore. Per offrire l’esperienza di come la preghiera apra gli occhi e il cuore per poter leggere la realtà in modo nuovo, dal punto di vista di Dio, e diventarne i testimoni. Per far comprendere che Maria vuole ricostruire con le macerie e fare di queste macerie pietre vive per il Regno di Dio.

Infatti, quante persone arrivano a Medjugorje da esperienze di vita pesanti, esperienze di lontananza da Dio, di peccato, persone ferite e tradite negli affetti più cari, che il più delle volte hanno toccato il fondo … e Maria è lì, pronta a chinarsi su di loro infondendo nuova speranza, facendo capire loro che non è tutto finito, che c’è un Padre che ama ed accoglie e ridà una nuova opportunità. Maria è il nuovo “Buon Samaritano” che si sa chinare prendendosi cura dei suoi figli malcapitati e, dopo aver prestato loro le prime cure, li affida alle nuove locande nelle quali ristabilirsi, fortificando si nella fede. L’Oasi della Pace deve essere questo luogo “terapeutico” di riabilitazione e convalescenza per lo spirito. Quante persone sono passate per le nostre Oasi condividendo con noi un tratto di strada, facendo esperienza di Dio nell’ Adorazione Eucaristica, nella preghiera, nell’affidamento a Maria, considerata la Madre e la Maestra, la vera Responsabile dell’Oasi, Colei che si prende cura delle ferite e le risana, che sa infondere speranza e nuovo entusiasmo per la vita, per poter poi riprendere il cammino.

Maria è la Regina della Pace, con questo titolo si è presentata a Medjugorje e come tale è venuta ad indicarci nuovamente la via della pace, richiamandoci alla conversione, chiedendoci di rimettere Dio al primo posto, di accoglierla nella nostra vita, di mettere ordine nella gerarchia dei valori, e indicandoci la preghiera come luogo privilegiato dell’incontro con Dio e della gioia che Egli dà a chi la ricerca in Lui.

Questo programma che la Madonna ci ha offerto e di cui possiamo sperimentare la straordinaria attualità dopo 19 anni di esperienza comunitaria, ci spinge a rinnovare la nostra “gratitudine a Lei che con il suo materno amore e aiuto ci ha incontrato nella nostra vita e ci ha fatto incontrare Dio, Gesù, il Principe della Pace, vivo nella sua Chiesa.” (cfr. Regola di Vita n.1) ” A partire da questo incontro mariano infatti, la nostra vita è cambiata. Maria chiede la nostra collaborazione per salvare tanti fratelli e sorelle in cerca di pace. Abbandonandoci a Lei, non vogliamo trattenere per noi il dono ricevuto. Con gioia dichiariamo la nostra disponibilità totale, perché la Regina della Pace ci usi come suoi strumenti per il compimento del piano salvifico del Padre, con la testimonianza e il sacrificio delle nostre vite per la salvezza del mondo. ” (cfr. RV nn. 2-3) Sr. Maria Fabrizia dell’Agnello Immolato, cmop

Fonte: Testimonianza tratta da “Medjugorje 25 anni d’Amore” della Comunità Mariana Oasi della Pace di Medjugorje