«Io, mamma grazie alla Madonna». La grazia del nastro di Loreto

 

 

Una mamma scrive alle clarisse, una lettera di gioia per la grazia di aver messo al mondo un bebè.

Una lettera inviata alle monache passioniste di Loreto riaccende l’attenzione sui prodigi attribuiti alla Vergine nera come interceditrice del dono della maternità. Il miracolo della vita è intimamente legato al Santuario mariano, dove è pratica antica appoggiare alle pareti della Santa Casa dei nastri benedetti, azzurri come il manto della Madonna, da cingere al grembo delle donne desiderose di avere un figlio ma che per diverse ragioni, dopo anni di vani tentativi, non riescono a coronare questo sogno. E’ una devozione che affonda le sue radici in secoli lontani e trova un fondamento biblico-teologico nel fatto che Maria, nella sua Casa di Nazareth, diventò madre di Gesù per opera dello Spirito Santo. La storia riporta diversi casi famosi. E c’è la storia di una coppia di Noale, in provincia di Venezia, che ormai rassegnata aveva avviato le pratiche per l’adozione. “Come tante donne – scrive Stefania nella lettera di ringraziamento alle monache passioniste – mi sono recata presso il Santuario della Madonna di Loreto con la speranza che donasse a me e a mio marito un figlio. Con fede ho indossato sempre il vostro nastro azzurro e la Madonna mi ha ascoltato. Lo scorso ottobre, quando avevamo iniziato il percorso dell’adozione, sono rimasta incinta. Ho continuato a indossare il nastro per tutti i nove mesi perché Maria proteggesse il mio bambino. Dopo un parto travagliato e tanto spavento, con l’aiuto di Dio e della Madonna, il 9 luglio scorso è venuto al mondo Agostino, il nostro miracolo”.