Medjugorje: voce ai giovani del festival

In comunione di intenzioni e di spirito con il Santo Padre, la Chiesa di Medjugorje ha voluto fare suo il tema della Giornata mondiale della gioventù che si è svolta a Roma: “Il Verbo di Dio si è fatto carne…” e ha voluto riflettere sul mistero dell’incarnazione, sul miracolo di un Dio che si fa uomo e che decide di restare con l’uomo Emanuele nell’Eucaristia.
S. Giovanni nel Prologo del suo Vangelo, parlando del Verbo di Dio come di luce che viene a rischiarare le tenebre del mondo dice: “Venne tra la sua gente ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.”(Gv 1,12-13) Questa figliolanza divina è stato appunto il frutto della grazia di Medjugorje durante i giorni del Festival.
Attraverso Maria, Madre dell’Emanuele e Madre nostra, i giovani si sono aperti nel cuore a Dio e l’hanno riconosciuto Padre. Gli effetti di questo incontro con Dio Padre, che in suo Figlio Gesù ci redime e ci affratella, sono stati la gioia e la pace che hanno pervaso il cuore dei giovani, una gioia che poteva essere palpata, oltre che ammirata!
Affinché il ricordo di questi giorni non resti solo nel racconto di una cronaca, abbiamo deciso di riportare le esperienze e i propositi di alcuni giovani, di età compresa tra i 18 e i 25 anni, a testimonianza delle grazie ricevute.

Pierluigi: “L’esperienza dell’adorazione in questo festival, personalmente mi ha dato pace, una pace che cercavo nella vita di tutti i giorni ma che in realtà non trovavo, una pace che dura, che nasce nel cuore. Durante l’adorazione ho capito che se noi apriamo il cuore al Signore, Lui entra e ci trasforma, noi dobbiamo solo avere voglia di conoscerlo. È vero che qui a Medjugorje la pace e la serenità sono diverse che in altri luoghi, ma è proprio qui che parte la nostra responsabilità: dobbiamo trapiantare quest’oasi, non la dobbiamo tenere solo nel nostro cuore, la dobbiamo portare agli altri, senza imporci, ma con amore. La Madonna ci chiede di pregare ogni giorno il Rosario, non di fare chissà quali discorsi e ci promette che già solo il Rosario può fare miracoli nella nostra vita. ”

Paola: “Durante la Comunione ho pianto molto perché ero sicura, sentivo, che nell’Eucaristia Dio c’era ed era presente in me; il mio pianto era di gioia non di tristezza. A Medjugorje ho imparato a piangere di gioia.”

Daniela: “Da questa esperienza ho ricevuto più di quello che mi aspettavo; ho ritrovato la pace e credo che questa sia la cosa più preziosa che mi porto a casa. Ho trovato anche la gioia che da qualche tempo avevo persa e non riuscivo a trovare; qui ho capito che avevo perso la gioia perché avevo perso Gesù.”
Molti giovani sono arrivati a Medjugorje col desiderio di capire cosa fare della propria vita, il miracolo più grande è stato come sempre il cambiamento del cuore.

Cristina: “Sono arrivata qui con il desiderio di capire qual è la mia strada, che cosa devo fare nella vita e aspettavo un segno. Cercavo di essere attenta a tutte le emozioni che provavo, speravo di riconoscere e sperimentare in me quel vuoto d’aria che si prova quando incontri Gesù nell’Eucaristia. Poi ho capito, ascoltando anche le testimonianze dei giovani di suor Elvira, che il segno che devo cercare è il cambiamento del cuore: imparare a chiedere scusa, a non rispondere se vengo offesa , in poche parole imparare ad essere umile. Ho deciso di prefiggermi dei punti pratici da seguire: prima di tutto ad abbassare la testa e poi vorrei dare un segno alla mia famiglia imparando di più a tacere e ad ascoltare.”

Maria Pia: “In questo festival mi hanno molto colpito le relazioni e le testimonianze e ho scoperto che avevo un modo sbagliato di pregare. Prima quando pregavo tendevo sempre a chiedere a Gesù mentre adesso ho capito che prima di chiedere qualunque cosa, dobbiamo liberarci da noi stessi e offrire la nostra vita a Dio. A me questo ha fatto sempre paura; ricordo che quando recitavo il Padre nostro non riuscivo a dire “Sia fatta la tua volontà”, non sono mai riuscita a superare me stessa per offrirmi completamente a Dio, perché avevo sempre paura che i miei progetti si scontrassero con quelli di Dio. Adesso ho capito che è indispensabile liberarsi da noi stessi perché altrimenti non si va avanti nella vita spirituale.” Colui che si sente figlio di Dio, colui che fa esperienza del suo amore tenero e paterno non può portare in sé rancore o inimicizia. Questa verità fondamentale ha trovato conferma nell’esperienza di alcuni giovani:

Manuela: “Qui ho sperimentato la pace la serenità e il perdono. Ho pregato tanto per questo dono e alla fine sono riuscita a perdonare.”

Maria Fiore: “A Medjugorje ho potuto vedere come ogni gelo e ogni freddezza nei rapporti si scioglie al calore dell’amore di Maria. Ho capito che è importante la comunione, quella che si vive nell’amore di Dio; se si rimane soli invece si muore, anche spiritualmente. S.Giovanni conclude il suo Prologo dicendo. “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia” (Gv 1,16); anche noi vogliamo concludere dicendo che in questi giorni abbiamo sperimentato la pienezza della vita, abbiamo sperimentato che la Vita si fa carne in ogni uomo che l’accoglie e che dona frutti di gioia eterna e di pace profonda ad ogni cuore che si apre.
Maria, dal canto suo, non è stata solo spettatrice di questi “miracoli”, ma certamente ha contribuito con la sua offerta alla realizzazione del piano di Dio su ogni giovane presente al Festival.

Fonte: Eco di Maria nr.153