Papa Francesco: “I nati vivranno in un mondo inabitabile se…”

“Mi ha colpito uno scientista (scienziato, ndr.) che ha detto: la mia nipotina che è nata il mese scorso dovrà vivere in un mondo inabitabile se non cambiano le cose”.

Così Papa Francesco, nel discorso alla Pontificia Università Lateranense dove presiede questa mattina – giovedì 7 ottobre – l’Atto Accademico per l’istituzione del ciclo di studi sulla ‘Cura della nostra Casa Comune e tutela del Creato’ e della Cattedra UNESCO ‘On Futures of Education for Sustainability’.

“Oggi, la riflessione comune come discepoli di Cristo è riuscita a penetrare in tanti contesti facendo convergere interessi spesso distanti, come nell’ambito di Organizzazioni internazionali, di apposite Conferenze multilaterali dedicate ai diversi settori o ecosistemi ambientali”, ha detto il Papa seduto a fianco del patriarca ortodosso ecumenico.

“In questa prospettiva, ad esempio, si colloca il recente Messaggio che, con il Patriarca Bartolomeo e l’Arcivescovo Justin Welby, Primate della Chiesa Anglicana, abbiamo predisposto in vista dell’appuntamento di COP26 a Glasgow, ormai imminente. Credo che ne siamo tutti consapevoli: il male che stiamo procurando al pianeta non si limita più ai danni sul clima, sulle acque e sul suolo, ma ormai minaccia la vita stessa sulla terra. Di fronte a questo, non basta ripetere affermazioni di principio, che ci facciano sentire a posto perché, tra le tante cose, ci interessiamo anche di ambiente. La complessità della crisi ecologica, infatti, esige responsabilità, concretezza e competenza”.

“Alla comunità accademica lateranense, in tutte le sue componenti, rivolgo il mio incoraggiamento a proseguire, con umiltà e perseveranza, nell’intercettare i segni dei tempi. Un atteggiamento che richiede apertura, creatività, offerte formative più ampie, ma anche sacrificio, impegno, trasparenza e rettitudine nelle scelte, specie in questo tempo non facile. Abbandoniamo definitivamente quel ‘si è fatto sempre così’: è suicida quello, ‘si è fatto sempre così’, che non rende credibili perché genera superficialità e risposte valide solo in apparenza”, ha aggiunto il Pontefice.

“Siamo chiamati, invece, a un lavoro qualificato, che domanda a tutti generosità e gratuità per rispondere a un contesto culturale le cui sfide attendono concretezza, precisione e capacità di confronto. Che Dio ci colmi della sua tenerezza e riversi sul nostro cammino la forza del suo amore, “affinché seminiamo bellezza e non inquinamento e distruzione'”.