Santo Angelo Custode: tutto quello che c’è da sapere

L’angelo è luce dalla luce di Dio – l’uomo ha la vocazione di diventare il portatore della luce per i suoi fratelli.

L’angelo insegna all’uomo ad avanzare sempre più verso la luce di Dio, con pazienza e a diventare per altri uomini una delle insegne che si trovano sulla strada verso Dio. Non ci si riesce con il fervore impaziente e con l’entusiasmo, ma spesso solo con una lotta tenace, dopo vari fallimenti. Grazie al santo angelo l’uomo riesce a: tacere sulle cose affidategli e sui santi segreti dell’unione con gli angeli, dire le parole giuste in un incontro o un chia-rimento, dimenticare la propria persona e soprattutto affidarsi a Dio per il futuro.

Noi possiamo solo spargere la semenza e poi aspettare che il Signore la faccia germinare e che gli angeli facciano il rac-colto. Ma è un bene se nei momenti tristi e di prova racco-gliamo dei tesori, che nell’ora del Giudizio si trasformeranno in “buoni santi” per ricevere la misericordia di Dio.

L’angelo è forza dalla forza di Dio – l’uomo invece necessita di un’energia decisiva per compiere il suo dovere.

Il santo angelo rappresenta una forza dell’essere che è vera e propria vita – la forza che spinge e porta il suo dovere – e una forza d’amore rivolta solo a Dio. Non è onnisciente, non cono-sce il futuro dei piani e dei pen-sieri di Dio; Dio se li riserva. Non può neanche vedere nell’anima, nel cuore degli uomini o vedere quello che dice o fa Dio con l’a-nima, Dio si riserva anche que-sto. Ma veglia con occhio vigile sulla proprietà del Signore e con la sua mano benevola dona la forza di salvaguardare il teso-ro della propria anima puro e santo, di respingere ogni attac-co e di rimediare ai fallimenti.

Possiamo percepire la voce del santo angelo quando la nostra anima, dopo una parola cattiva o un comportamento malvagio, oscilla tra l’orgoglio, lo scorag-giamento o il pentimento. Allora, ci mostra la maestà di Dio e la nostra responsabilità. Davanti a lui devono tacere le nostre deboli scuse e le giusti-ficazioni insignificanti; dobbia-mo ammettere onestamente i nostri errori e farli cancellare dal sangue dell’infallibile agnel-lo. La visione dell’angelo è un’illuminazione, una riflessio-ne della luce ed è come essere attraversati dalla luce. Tramite essa raggiungiamo una cono-scenza profonda e un nuovo inizio coraggioso.

Chi è luce in Cristo deve esse-re anche un’illuminazione effi-cace per gli uomini. Da una tale persona e dal suo com-portamento emana un barlume della magnitudine del Signore, che induce tutti gli uomini a rifondare la loro vita in Dio e nella sua volontà. Una donna di fede eterodossa disse una volta al suo capo: “Con il suo modo di vivere mi ha mostrato come devo vivere io. La ringra-zio”. Ma il capo non fece altro che rispecchiare il Signore, perché voleva condurre le anime a Lui.

Un’anima sofferente (non amava Gesù abbastanza) scrisse: “Fui felice quando ricevetti la lettera di una signo-ra che viveva nell’ospizio e con cui avevo fatto amicizia. Lei mi poteva insegnare molte cose per la mia vita religiosa. Scrisse: `II Signore aumenti la sua grazia e il suo amore. Lei lo porta nell’anima, lo so per-fettamente. Perché quando Lei entrò per la prima volta dalla mia porta, mi attraversò la pre-senza di Dio che veniva dal Suo cuore’. Gesù è molto buono! Non si lascia intimorire dalla nostra indegnità e vive comunque nei nostri cuori. Ed è per questo che dobbiamo sempre cantare il grande canto della gratitudine e dell’a-more.”

Rivolgiamoci alla Madre in cielo e diciamole: “Meravigliosa Madre! Dalle acque della grazia fosti data alla vita terrena dal Dio uno e trino. Sei diventata la sorgente della grazia. Vedi, Madre, siamo uniti intorno a questa sorgente, per assimilare le acque correnti della grazia, che Dio fa continuamente scorrere tramite te. Con il tuo aiuto vogliamo diventare sorgenti di grazia per molti sacerdoti e anime!”

L’angelo è amore puro per Dio e per gli uomini – Gli uomini devono essere dei fari d’amore per il loro prossimo.

Una leggenda racconta: quando Gesù soffriva l’agonia e il sudo-re di sangue scorreva sulla sua fronte, una goccia cadde sulla terra e penetrò in essa. Allora, un giovane ulivo si nutrì proprio da questo santo terreno. Quando fu cresciuto, venne tagliato e dal suo legno venne-ro fatti molti oggetti. Ne venne fatta anche una piccola croce, che fu portata dai crociati nell’Occidente. Passò per molte mani e per strane coinci-denze giunse infine a un con-vento di monaci francescani. Quando un giorno uno dei frati più anziani e rispettabili s’ingi-nocchiò davanti alla croce, il Cristo sulla croce cominciò a piangere lacrime di sangue e il frate sentì una voce: `Di’ agli uomini di asciugare le mie lacri-me, e cioè le lacrime che pian-gono i miei fratelli e le mie sorel-le bisognose! Perché le loro lacrime sono le mie lacrime e la loro miseria è la mia miseria. Se nessuno le asciugherà più, il mondo tramonterà’. Certo, è una leggenda, ma il significato è sempre valido. Le opere buone dell’amore verso i nostri fratelli e sorelle sono il comandamento vitale del cristianesimo. Il nostro cuore è il trono dell’amore. è la sua casa. `Cuore’ significa cor-dialità, calore, comprensione. Non devono valere i versi: “L’amore caloroso è pericoloso e spesso anche faticoso, e allo-ra molti credenti si limitano a dare l’amore freddo al loro pros-simo”. Oppure anche: “Ti voglio bene, ma purtroppo solo nel Signore”. Chi vive veramente “nel Signore” deve donare l’a-more cordiale e benefico. Perché è scritto: “Si è rivelata la misericordia e l’umanitari-smo del Signore”. Quest’umanitarismo di Dio deve allora rinnovarsi continuamente nell’uomo angelico e lo deve convincere. “Lo spirito di Dio piace…” ha detto un santo.

Dio ci dona cordialità, Dio ci piace, Dio ha organizzato tutta la sua rivelazione in modo che ci piacciano il suo “comporta-mento” e le sue “maniere” verso gli uomini, che non sono altro che “benedizioni” del Signore. Alla stessa maniera, l’amore cristiano – essendo amore vero – deve comportare anche la cordialità. “Perché Dio ha reso caloroso l’amore ed è per questo che l’amore freddo non rende beati”. Non dobbia-mo scavalcare i fratelli e le sorelle per arrivare a Dio. Dobbiamo semplicemente amare come ama Lui; Lui si occuperà poi della “distribuzio-ne” dell’amore. Dio non ha bisogno della rete complicata dell’intermediazione. Ci ha dato la misura giusta nella mano e con le sue parole “come me” e “Lo avete fatto a me” ha creato l’unione tra la parola e l’azione. Ci vuole così, vestiti con l’abito da festa del suo amore; vuole che diventia-mo corpi luminosi per gli uomi-ni che si trovano sulla strada verso Dio.

Il seguente accaduto dovrebbe incoraggiarci a diventare uomi-ni dal cuore buono: una madre viaggiava in corriera con la sua bambina. Non era una bambi-na carina, portava gli occhiali perché era strabica. Qualche sedile davanti a loro era seduta una signora elegante, con molti gioielli e molto truccata. Davano nell’occhio soprattutto le labbra, disegnate a forma di cuore. La bambina, che aveva solo quattro o cinque anni, guardò lentamente tutti i viag-giatori, poi il suo sguardo si fermò sulla signora con la bocca a cuore. All’improvviso alzò il dito, indicò la signora e disse ad alta voce: “Mamma, il cuore della signora non si trova lì?”. La madre le ordinò di tace-re e disse arrabbiata: “Non si indicano le persone con il dito”. E aggiunse: “La signora ha sicuramente un cuore; ogni persona ha un cuore”. Qualche secondo di silenzio! Poi la pic-cola continuò: “Mamma, ma se questa signora avesse un cuore, non dovrebbe dipinger-ne uno anche sulle labbra”. La madre era molto imbarazzata, rimproverò la bambina e le disse: “Dai, adesso guarda fuori dal finestrino e sta’ zitta!”. Nella corriera scoppiarono dei ridolini e una cinica gioia per l’accaduto – solo la signora aveva lo sguardo arrabbiato. La madre e la bambina scese-ro alla fermata successiva; davanti a loro c’erano anche la signora elegante e un signore anziano con le stampelle. All’improvviso, il signore fece cadere una delle stampelle e la signora truccata gliela raccol-se. Di nuovo, la voce della bambina si fece sentire: “Mamma, penso che la signora deve avere un cuore, perché ha aiutato quel povero uomo”. Dentro alla stazione, la madre mise la bambina sulla loro pic-cola valigia e andò a comprare il biglietto. Nel frattempo, anche la signora elegante era entrata nella sala e il suo sguardo cadde subito su quel-la bambina che le aveva cau-sato imbarazzo e che adesso si trovava da sola. Con pochi passi la signora si avvicinò alla bambina, le tirò le trecce e disse: “Allora piccola occhialu-ta, dove vai?”. La bambina spaventata alzò la testa e rispose: “Vado dalla nonna che sta per morire”. Allora la signo-ra le chiese: “Pensi che la morte sia una cosa bella?”. Lo si poteva notare dal viso che non le piaceva parlare della morte. La bambina scosse le spalle e poi disse: “è bello quando viene il santo angelo e porta l’anima in paradiso”. La signora restò un po’ perplessa da queste parole, ma poi chie-se: “Secondo te, l’angelo verrà anche da me?”. “No”, disse la bambina, “l’angelo non ti tro-verà, perché hai dipinto un cuore sulle labbra”. La signora tacque, prese un mazzetto di viole che era attaccato sul suo vestito e lo diede alla bambina, dicendo: “Dallo alla nonna quando arrivi! E quando viene l’angelo, digli di non dimenti-carsi di me!”. Allora la bambina guardò seriamente la signora e disse: “Penso che non ti dimenticherà, perché hai un cuore buono.” Senza dire altro, la signora si voltò e strappò una lettera che aveva tra le mani e la buttò via. Poi uscì dalla sala della stazione. La signora si trovava in grande pericolo e le parole della bam-bina gliel’avevano fatto ricor-dare. Allora è vero: l’uomo è più bello quando regala la bontà ricevuta da Dio ai fratelli e alle sorelle.