Tenuta all’oscuro degli orrori di Auschwitz dalla famiglia, figlia ritrova le strazianti lettere

Gli strazianti orrori di Auschwitz decritti da una famiglia su cartoline ingiallite dal tempo.

campi di concentramento

Il viso di Marta Seiler si riga di lacrime leggendo gli strazianti orrori a cui furono sottoposti i suoi familiari ad Auschwitz. Tenuta all’oscuro di tutto, la donna ritrova una serie di cartoline sbiadite dal tempo che raccontano la drammaticità della vita nei campi di lavoro sovietici e nei ghetti.

Il padre di Marta era morto quando lei era ancora piccola, e la madre non aveva mai raccontato di essere sopravvissuta ad Auschwitz. Quelle lettere, sono la testimonianza di orrori che non devono essere dimenticati.

Izabella, la madre di Marta è cresciuta in Ungheria, dove si è sposata per via di un matrimonio combinato con Erno Tauber. Rimase vedeva dopo pochi mesi, perchè il marito, dopo essere stato arrestato dalle guardie tedesche in quanto ebreo, fu picchiato a morte.

la famiglia Seiler
SeilerFamily1946

Verso i campi di sterminio

Nel Giugno del 1944 a soli 25 anni, Izabella venne mandata con altre donne e bambini ebrei, al ghetto, per poi essere trasferiti ad Auschwitz. La donna racconta che chiunque opponesse resistenza e si rifiutasse di camminare verso le camere a gas, veniva fucilato senza alcuna esitazione. In quel drammatico tragitto morirono migliaia di persone.

La donna sopravvisse ai campi di sterminio poichè venne trasferita a Berger-Belsen, un campo che non aveva camere a gas. Durante il tragitto ricorda che molti dei suoi compagni, ormai allo stremo delle forze, morirono e che lei fu costretta a camminare sui loro corpi. Nel campo l’orrore non aveva mai fine, e si viveva a contatto con cadaveri nudi che giacevano ovunque, con i volti scheletrici che rimanevano impressi per sempre nella memoria.

Quando gli inglesi liberarono il campo, la donna rimase altre sei mesi a lavorare nelle cucine in attesa dei documenti che gli avrebbero donato la libertà e la possibilità di tornare a casa.

Il ritorno a casa

Nel frattempo il padre di Marta Lajos Seiler era stato mandato in un campo di lavoro forzato, dove erano destinati gli ebrei ritenuti sani e forti. Solo le lettere di sua moglie, gli davano la forza per andare avanti. Coperto di stracci nel rigido inverno dell’Ungheria era costretto a prosciugare paludi e costruire strade.

La madre di Isazella, Cecilia ebbe una sorte diversa. Fu portata in un ghetto e non si sapeva cosa gli fosse successo fino al momento in cui si ritrovò la cartolina con una frase che non lasciava speranze: “ci stanno portando via”. Un noto medico tornato dai campi di concentramento spiegò la triste fine di Cecilia. La donna quando venne trasferita, era malata da tempo e morì durante il trasporto.

Al suo ritorno a Kistelek, Lajos il marito di Izabella devastato dal tifo e dalla polmonite morì. Marta aveva appena 5 anni quando perse il padre. In seguito sua madre si risposò con un vecchio amico d’infanzia Andras. Marta visse con loro fino all’età di 18 anni quando fu spinta dalla madre a trasferirsi a Londra, presso una zia, confidando in una vita migliore.

La storia dei Seiler, della loro dignità e della loro forza, è stata trasformata in un libro, grazie alla scrittrice Vanessa Holburn, che ha voluto onorare la loro memoria, e fare in modo che gli orrori dell’olocausto non venissero mai dimenticati.