Vivere con l’aiuto del nostro Angelo Custode. Il suo potere e la sua volontà

All’inizio del suo libro, il profeta Ezechiele descrive la visione di un angelo, che fornisce inte-ressanti rivelazioni sulla volontà degli angeli. “…Io guardavo, ed ecco un vento tempestoso avanzarsi dal set-tentrione, una grande nube che splendeva tutt’intorno, un fuoco da cui guizzavano bagliori, e nel centro come lo splendore dell’elettro in mezzo al fuoco. Nel mezzo apparve la figura di quattro viventi, il cui aspetto era il seguente. Presentavano sembianza umana, ma ciascuno aveva quattro facce e quattro ali. Le loro gambe erano diritte, e i piedi simili agli zoccoli d’un bue, lucenti quale bronzo terso. Di sotto le ali, ai quattro lati, si levavano mani d’uomo; tutti e quattro avevano il mede-simo aspetto e le ali di identi-che dimensioni. Le ali si univa-no l’una con l’altra, e in qua-lunque direzione si volgessero, non si voltavano indietro, ma ciascuno procedeva di fronte a sé. Quanto alle loro sembianze presentavano l’aspetto di uomo, ma tutti e quattro ave-vano pure una faccia di leone a destra, una faccia di bue a sinistra e una faccia di aquila. Così le loro ali erano spiegate verso l’alto: ciascuno aveva due ali che si toccavano e due ali che gli velavano il corpo. Ognuno si muoveva di fronte a sé: andavano dove lo spirito li dirigeva, e muovendosi non si voltavano indietro. In mezzo a quei quattro viventi si vedeva-no come dei carboni ardenti a guisa di fiaccole, che si aggira-vano in mezzo a loro. Il fuoco splendeva e dalla fiamma si sprigionavano delle folgori. Anche i quattro viventi andava-no e tornavano come il baleno. Or, guardando io quei viventi, vidi che sul terreno v’era una ruota a fianco di tutt’e quat-tro… potevano andare verso quattro direzioni, senza voltar-si nei loro movimenti… Quando quei viventi si muove-vano, anche le ruote giravano accanto a loro, e quando si elevavano da terra, si alzavano pure le ruote. Dovunque lo spi-rito le spingesse, le ruote andavano, come pure insieme con lui si alzavano, perché lo spirito di quel vivente era nelle ruote…” (Ez 1, 4-20).

“Dalla fiamma si sprigionavano delle folgori”, così ci riferisce Ezechiele. Tommaso d’Aquino considera la ‘fiamma’ un sim-bolo della conoscenza e la ‘fol-gore’ un simbolo della volontà. La conoscenza è la base per ogni volontà e il nostro sforzo è sempre rivolto a qualcosa che precedentemente abbiamo riconosciuto come valore. Chi non riconosce niente, non vuole niente; chi non conosce che il sensuale, vuole solo sen-sualità. Chi comprende il mas-simo, vuole solo il massimo.

A prescindere dei vari ordini angelici, l’angelo ha la maggio-re conoscenza di Dio tra tutte le Sue creature; perciò dispone anche della volontà più forte. “Or, guardando io quei viventi, vidi che sul terreno v’era una ruota a fianco di tutt’e quat-tro… Quando quei viventi si muovevano, anche le ruote giravano accanto a loro, e quando si elevavano da terra, si alzavano pure le ruote… per-ché lo spirito di quel vivente era nelle ruote”. Le ruote che si muovono simboleggiano l’atti-vità degli angeli; la volontà e l’attività vanno parallele. Quindi, la volontà degli angeli viene trasformata immediata-mente in un’azione pertinente. Gli angeli non conoscono l’esi-tazione tra capire, volere e fare. La loro volontà è alimentata da una conoscenza estremamen-te chiara. Non c’è niente su cui riflettere e giudicare nelle loro decisioni. La volontà degli angeli non ha correnti contra-rie. In un attimo, l’angelo capi-sce tutto chiaramente. Per questo le sue azioni sono eter-namente irrevocabili.

Un angelo che si è deciso una volta per Dio, non potrà mai più cambiare questa decisione; un angelo caduto invece rimarrà per sempre dannato, perché le ruote che vide Ezechiele girano in avanti ma mai all’indietro. L’immensa volontà degli angeli è legata ad un potere altrettan-to immenso. Davanti a questo potere, l’uomo si accorge della propria debolezza. Così suc-cesse al profeta Ezechiele e così successe anche al profeta Daniele: “Levai gli occhi ed ecco vidi un uomo vestito di indumenti di lino, con i reni ricinti di oro puro: il suo corpo aveva l’aspetto del topazio, i suoi occhi sembravano le vampe del fuoco, le sue brac-cia e i piedi splendevano come il bronzo brunito e il suono delle sue parole echeggiava come il rumore di una moltitu-dine… Ma rimasi senza forze e divenni pallido al punto che stavo per svenire… ma appena lo sentii parlare, perdetti i sensi e caddi, bocconi, con la faccia a terra” (Dan 10, 5-9). Nella Bibbia si trovano molti esempi del potere degli angeli, il cui solo aspetto basta molte volte a impaurire e spaventare noi uomini. A tale proposito scrive il libro primo dei Maccabei: “Quando i nunzi del re bestem-miarono contro di te, il tuo angelo scese e uccise 185.000 Assiri” (1 Mc 7, 41). Secondo l’Apocalisse gli angeli sarebbe-ro i potenti esecutori dei casti-ghi divini di tutti i tempi: sette Angeli versano sulla terra le sette coppe dell’ira di Dio (Ap 15, 16). E poi vidi scendere dal cielo un altro angelo con gran potenza, e la terra fu illuminata dal suo splendore (Ap 18, 1). Poi un Angelo potente alzò una pietra grossa come una maci-na, e la scagliò nel mare dicen-do: “Così, in un sol colpo sarà precipitata Babilonia, la gran città, e nessuno più la troverà” (Ap 18, 21).

è sbagliato dedurre da questi esempi che gli angeli rivolgano la loro volontà e il loro potere alla rovina degli uomini; al contrario, gli angeli desiderano il bene e, anche quando usano la spada e versano le coppe del-l’ira, non vogliono che la con-versione al bene e la vittoria del bene. La volontà degli angeli è forte e il loro potere grande, ma entrambi sono limitati. Anche l’angelo più forte è legato al decreto divino. La volontà degli angeli dipende completamente dalla volontà di Dio, che deve compiersi in cielo e anche sulla terra. Ed è per questo che pos-siamo affidarci ai nostri angeli senza aver paura, non sarà mai a nostro danno.

6. Gli angeli nella grazia

La grazia è la benevolenza assolutamente incondizionata di Dio e soprattutto l’effetto della stessa, rivolta alla creatura in persona, con la quale Dio comunica la sua gloria alla crea-tura. è il cordiale rapporto intimo tra il Creatore e la sua creatura. Detto con le parole di Pietro, la grazia è diventare “partecipi della natura divina” (2 Pt 1, 4). Anche gli angeli hanno bisogno della grazia. Questa “è la loro prova e il loro pericolo. Il perico-lo di accontentarsi di se stessi, di rifiutare una beatitudine per cui dovrebbero ringraziare la sola benevolenza dell’Altissimo, di trovare la felicità in se stessi o nella propria natura, conoscen-za e volontà e non in una beati-

tudine offerta da Dio misericor-dioso.” Solo la grazia rende gli angeli perfetti e gli permette di contemplare Dio, perché ciò che noi chiamiamo ‘la contempla-zione di Dio’, nessuna creatura la possiede di natura.

Dio è libero nella distribuzione della grazia ed è Lui a deciderne il quando, il come e il quanto. I teologi sostengono la teoria che, non solo tra noi uomini ma anche fra gli angeli, esistano delle differenze per quanto riguarda la distribuzione della grazia. Secondo Tommaso d’Aquino, Dio ha legato la misu-ra della grazia di ogni angelo direttamente alla natura di que-sto. Ciò non significa però che gli angeli che hanno ricevuto meno grazia abbiano subìto un trattamento ingiusto. AI contra-rio! La grazia è perfettamente adatta alla natura di ogni ange-lo. In senso metaforico, un angelo di alta natura porge il vaso profondo della sua natura per farlo riempire con la grazia; l’angelo di natura più semplice porge felicemente il vaso più piccolo della sua natura per farlo riempire con la grazia. Ed entrambi sono felici: sia l’angelo superiore che quello inferiore. La natura degli angeli è molto superiore alla nostra, ma nel regno della grazia si è creata una specie di compensazione tra angeli e uomini. Dio può donare la stessa grazia a un uomo e a un angelo, ma può anche elevare un uomo più in alto di un Serafino. Ne abbiamo con certezza un esempio: Maria. Lei, Madre di Dio e Regina degli angeli, è più rag-giante di grazia dei più alti Serafini.

“Ave, Regina coelorum! Ave, Domina angelorum! Regina delle schiere celesti, Signora dei cori angelici, ave! In realtà è giusto lodarti, te, la sempre benedetta e immacolata Madre di nostro Dio! Sei più venerabi-le dei Cherubini e più beata dei Serafini. Tu, Immacolata, hai dato alla luce la Parola di Dio. Ti esaltiamo, te vera Madre di Dio!”

7. La varietà e la comunità degli angeli

Esiste un numero molto eleva-to di angeli, sono diecimila decine di migliaia (Dn 7,10) come viene descritto una volta nella Bibbia. è incredibile ma vero! Da quando gli uomini vivono sulla terra, non ci sono mai state due persone identi-che tra ì miliardi di uomini, e così nessun angelo è identico all’altro. Ogni angelo ha le sue caratteristiche, il suo profilo ben definito e la sua individua-lità. Ogni angelo è unico e irre-petibile. Esiste solo un Michele, solo un Raffaele e solo un Gabriele! La fede divi-de gli angeli in nove cori di tre gerarchie ciascuno.

La prima gerarchia rispecchia Dio. Tommaso d’Aquino inse-gna che gli angeli della prima gerarchia sono i servi davanti al trono di Dio, come la corte di un re. Ne fanno parte i serafini, i cherubini e i troni. I serafini rispecchiano l’altissimo amore di Dio e si dedicano completa-mente all’adorazione del loro Creatore. I cherubini rispec-chiano la saggezza divina e i troni sono il riflesso della sovranità divina.

La seconda gerarchia costrui-sce il regno di Dio nell’universo; paragonabile ai vassalli di un re che amministrano le terre del suo regno. Di conseguenza, la Sacra Scrittura li chiama domi-nazioni, potestà, e principati.

La terza gerarchia è messa direttamente al servizio degli uomini. Ne fanno parte le virtù, gli arcangeli e gli angeli. Sono gli angeli semplici, quelli del nono coro, cui è affidata la nostra diretta custodia. In un certo senso furono creati come `esseri minori’ a causa nostra, perché la loro natura assomi-gliasse alla nostra, secondo la regola che il più alto dell’ordine inferiore, cioè l’uomo, è vicino al più basso dell’ordine supe-riore, l’angelo del nono coro. Naturalmente tutti i nove cori angelici hanno la funzione di chiamare gli uomini a sé, cioè a Dio. In questo senso, Paolo nella lettera agli Ebrei chiede: “Non sono essi invece tutti spi-riti al servizio di Dio, inviati per esercitare un ufficio in favore di coloro che devono ereditare la salvezza?” Perciò, ogni coro angelico è una dominazione, una potestà, una virtù e non solo i serafini sono gli angeli dell’amore o i cherubini quelli della conoscenza. Ogni angelo ha una conoscenza e una sag-gezza che supera di gran lunga tutti gli spiriti umani e ogni angelo potrebbe portare i nove nomi dei diversi cori. Tutti hanno ricevuto tutto, ma non nella stessa misura: “Nella patria celeste non c’è niente che appartiene esclusivamente ad uno, ma è vero che certe caratteristiche appartengono prevalentemente ad uno e non ad un altro” (Bonaventura). è questa distinzione che crea la particolarità dei singoli cori. Ma questa differenza nella natura non crea una divisione, ma forma una comunità armoniosa di tutti i cori angelici. II santo Bonaventura scrive a questo proposito: “Ogni essere desi-dera la compagnia dei suoi simili. è naturale che l’angelo cerchi la compagnia di esseri della sua specie e questo desi-derio non rimane inesaudito. In loro regna l’amore per la com-pagnia e l’amicizia”.

Nonostante tutte le differenze dei singoli angeli, in quella società non ci sono rivalità, nessuno si chiude agli altri e nessun superiore guarda l’infe-riore con superbia. Gli angeli più semplici possono chiamare i serafini e inserirsi nella coscienza di questi spiriti molto superiori. Un cherubino può rivelarsi in una comunica-zione ad un angelo inferiore. Tutti possono comunicare con gli altri e le loro differenze natu-rali costituiscono un arricchi-mento per tutti. Un legame d’a-more li unisce e, proprio in questo, gli uomini potrebbero imparare moltissimo dagli angeli. Chiediamo loro di aiu-tarci nella lotto contro la super-bia e l’egoismo, perché Dio ha imposto anche a noi: “Ama il tuo prossimo come te stesso!”