L’ABITINO DI SAN DOMENICO SAVIO

Domenico Savio è l’angelico alunno di San Giovanni Bosco, nato a Riva presso Chieri (Torino) il 2 aprile 1842, da Carlo Savio e da Brigida Gaiato. Trascorse la fanciullezza in famiglia, circondato dalle cure amorevo-li del padre che faceva il fabbro e della madre che era una sarta.

Il 2 ottobre 1854 ebbe la fortuna d’incontrare Don Bosco, il grande apostolo della gioventù, il quale subito «conobbe in quel giovane un animo secondo lo spirito del Signore e rimase non poco stupito, considerando i lavo-ri che la grazia divina aveva già operato in così tenera età».

Al piccolo Domenico che gli domandava ansiosa-mente:

– Ebbene, che gliene pare? Mi condurrà con lei a Torino per studiare?

Il Santo Educatore rispose:

– Eh, mi pare che ci sia buona stoffa.

– A che può servire questa stoffa? – replicò Do-menico.

– A fare un bell’abito da regalare al Signore.

– Dunque, io sono la stoffa, ella ne sia il sarto. Dun-que mi prenda con lei e ne faccia un bell’abito per il Si-gnore.

E in quello stesso giorno il santo fanciullo fu accetta-to tra i ragazzi dell’Oratorio.

Chi aveva preparato quella «buona stoffa», affinché Don Bosco, da esperto «sarto» ne facesse «un bell’abito per il Signore»? chi aveva posto nel cuore del Savio le ba-si di quelle virtù, sopra le quali il Santo dei giovani poté agevolmente costruire l’edificio della santità?

Insieme alla grazia di Dio, gli strumenti dei quali il Signore volle servirsi per possedere il cuore di Do-menico fin dai più teneri anni furono i suoi genitori. Essi infatti si preoccuparono di allevarlo, fin dalla culla, nel santo Timor di Dio e nell’amore della virtù. Il risul-tato di una educazione così profondamente cristiana, fu una pietà ardente, riverberata nella diligente pratica di ogni più piccolo dovere e nell’affetto incondizionato ai parenti.

Dalla educazione paterna e materna trassero ispira-zione i quattro celebri propositi che egli fece, a sette an-ni, il giorno della sua Prima Comunione, e che gli servi-rono di norma per tutta la vita:

1. Mi confesserò molto sovente e farò la Comunione ogni volta che il confessore me ne darà il permesso.

2. Voglio santificare i giorni di festa.

3. I miei amici saranno Gesù e Maria.

4. La morte ma non peccati.

Concluse con esito felice le prime scuole, i suoi ge-nitori desiderosi di dare a Domenico una formazione di-stinta, lo mandarono a Torino da Don Bosco, al quale, per divino volere, toccò così il glorioso compito di coltivare e far maturare in lui i germi di bontà, facendone un mo-dello di pietà, di purezza e di apostolato, per tutti i ragazzi del mondo.

«è volontà di Dio che ci facciamo santi»: gli disse un giorno il Santo Educatore che faceva consistere la santità in una sana allegria, sbocciata dalla grazia di Dio e dalla fedele osservanza dei propri doveri.

«Io voglio farmi santo»: fu la risposta del piccolo grande gigante dello spirito.

L’amore a Gesù Sacramentato e alla Vergine Imma-colata, la purezza del cuore, la santificazione delle azio-ni ordinarie, e infine l’ansia di conquista di tutte le anime, furono da quel giorno il supremo anelito della sua vita.

I genitori e Don Bosco furono quindi, dopo Dio, gli ar-tefici di questo modello di santità giovanile che ora s’im-pone all’ammirazione di tutto il mondo, all’imitazione di tutti i giovani, all’attenta considerazione di tutti gli edu-catori.

Domenico Savio chiuse la sua breve esistenza a Mon-donio, il 9 marzo 1857, a soli 15 anni. Con gli occhi fis-si in una dolce visione, esclamò: «Che bella cosa io vedo mai!».

La fama della sua santità; suggellata dai miracoli, ri-chiamò l’attenzione della Chiesa che lo dichiarò eroe delle virtù cristiane il 9 luglio 1933; lo proclamò Beato il 5 marzo 1950, Anno Santo; e, quattro anni dopo, nel-l’Anno Mariano, lo cinse dell’aureola dei Santi (12 giugno 1954).

La sua festa si celebra il 6 maggio.

L’ABITINO MIRACOLOSO
Dio volle premiare l’eccellente educazione impartita a Domenico dai suoi genitori con una grazia singolare, che rivela un disegno particolare della Provvidenza. Oc-casione fu la nascita di una sorellina, sei mesi prima che egli morisse.

Seguiamo le deposizioni scritte e orali che fece al processo la sorella Teresa Tosco Savio nel 1912 e nel ’15.

«Fin da bambina – attesta Teresa – sentivo da mio pa-dre, dai miei parenti e vicini narrarmi una cosa, che non ho più dimenticato.

Mi raccontavano cioè che un giorno (e precisamente il 12 settembre 1856, festa del Santo Nome di Maria) mio fratello Domenico, alunno di Don Bosco, presentatosi al santo suo Direttore, gli disse:

– Mi faccia il piacere: mi dia un giorno di permesso. – Dove vuoi andare?

– Sino a casa mia, perché mia madre è molto malata, e la Madonna la vuole guarire.

– Come fai a saperlo?

– Lo so.

– Ti hanno scritto?

– No, ma lo so lo stesso.

– Don Bosco, che già conosceva la virtù di Domeni-co, dette gran peso alle sue parole e gli disse:

– Si va’ subito. Eccoti i denari necessari per il viaggio fino a Castelnuovo (29 km); di qui per andare a Mondonio (2 km), ti toccherà andare a piedi. Ma se trovi una vet-tura, hai qui i denari a sufficienza.

E partì.

La mia mamma, buon’anima – prosegue Teresa nel suo racconto – si trovava in uno stato gravissimo, sof-frendo indicibili dolori.

Le donne che usano prestarsi per alleviare tali soffe-renze, non sapevano più come provvedere: l’affare era se-rio. Mio padre allora decise di partire per Buttigliera d’Asti, a prendere il dottor Girola.

Quando giunse allo svolto per Buttigliera, ecco che s’imbatte in mio fratello, che da Castelnuovo veniva a Mondonio a piedi. Mio padre affannato gli domanda:

– Dove vai?

– Vado a trovare la mamma che è molto ammalata. Il babbo che a quell’ora non lo avrebbe voluto a Mon-donio, gli rispose:

– Passa prima dalla nonna a Ranello (una piccola borgata, che è tra Castelnuovo e Mondonio).

Poi se ne andò subito, avendo gran fretta.

Mio fratello proseguì per Mondonio e giunse a casa. Le vicine di casa che assistevano la mamma, veden-dolo giungere rimasero sorprese, e cercarono di trattenerlo dal salire alla camera della madre, dicendogli che l’am-malata non doveva essere disturbata.

– Lo so che è ammalata – rispose – e sono venuto ap-posta per trovarla.

E senza dare ascolto, salì dalla mamma, tutta sola. – Come va che sei qui?

– Ho saputo che eravate inferma, e sono venuto a trovarvi.

La madre, facendosi forza e sedendo sul letto dice: – Oh, è nulla! va’ pure sotto; va’ qui dai miei vicini adesso: ti chiamerò più tardi.

– Vado subito, ma prima voglio abbracciarvi. Salta rapido sul letto, abbraccia fortemente la mamma, la bacia ed esce.

è appena uscito che cessano completamente i dolori della madre con esito felicissimo. Arriva poco dopo il pa-dre con il dottore, che non trova più nulla da fare (erano le 5 pomeridiane).

Intanto le vicine, mentre si davano mille premure at-torno a Lei, le trovarono al collo un nastro cui era attac-cato un pezzo di seta piegato e cucito come un abitino.

Sorprese, interrogarono come avesse quell’abitino. Ed essa, che non se n’era accorta prima, esclamò:

– Ora comprendo perché mio figlio Domenico, prima di lasciarmi, mi volle abbracciare; e comprendo perché, appena egli mi ha lasciata, io fui felicemente libera e guarita. Questo abitino mi fu certamente messo al collo da lui mentre mi abbracciava: non ne avevo mai avuto uno si-mile a questo.

Domenico tornato a Torino, si presentò a Don Bosco per ringraziarlo del permesso avuto ed aggiunse:

– Mia madre è bell’e guarita: l’ha fatta guarire la Madonna che le ho messo al collo.

Quando poi mio fratello lasciò definitivamente l’Ora-torio e venne a Mondonio perché molto ammalato, prima di morire chiamò la mamma:

– Vi ricordate, mamma, quando sono venuto a tro-varvi mentre eravate gravemente ammalata? E che ho la-sciato al vostro collo un abitino? è questo che vi ha fatta guarire. Vi raccomando di conservarlo con ogni cura, e di imprestarlo quando saprete che qualche vostra cono-scente si trova in condizioni pericolose come foste voi in quel tempo; perché come ha salvato voi, così salverà le al-tre. Vi raccomando però d’imprestarlo gratuitamente, senza cercare il vostro interesse.

Mia madre, finché visse, tenne sempre indosso quel-la cara reliquia, che era stata la sua salvezza».

IL SANTO DELLE MAMME E DELLE CULLE
La neonata venne battezzata il giorno seguente, con il nome di Maria Caterina («Maria» forse, perché era nata nella festa del Santo Nome di Maria) e fu la quarta di die-ci figli, di cui Domenico era il maggiore, dopo la morte prematura del primogenito.

Egli stesso le fece da padrino.

Dio aveva posto il suo sguardo sulla innocenza di un fanciullo santo, per affidargli un delicato compito di pa-trocinio.

Il prodigio operato da Domenico per mezzo dell’ abitino della Vergine, di cui era devotissimo, è rivelatore di una missione sublime, che egli inaugurò con sua madre e continuò, per mezzo di quel segno, a vantaggio di molte altre madri.

La stessa sorella Teresa ne dà testimonianza nel suo racconto:

«Io so che, secondo la raccomandazione di Domeni-co, mia madre finché visse, e poi gli altri in famiglia eb-bero l’occasione d’imprestare quell’abitino a persone sia di Mondonio che di altri paesi circonvicini. Abbiamo sempre sentito dire che tali persone erano state efficace-mente aiutate».

Per premiare e rivelare la santità dei suoi grandi ami-ci, i Santi, Dio suole operare delle meraviglie per mezzo di essi.

Senza dubbio Domenico Savio è un grande amico di Dio, per i prodigi da lui compiuti in vita e specialmente dopo la morte.

Salga quindi la preghiera ardente di tutte le mamme a lui, che è il Santo da Dio suscitato proprio per loro, per confortarle nella loro difficile missione.

A questo fine torna opportuna anche la testimonianza del parroco di Castelnuovo d’Asti, Don Alessandro Allo-ra, il quale scrisse a Don Bosco l’ 11 novembre 1859:

«Una donna trovandosi alle strette per difficilissimo parto, piamente ricordandosi delle grazie ottenute da qualche ammiratore delle virtù del Savio, esclamò ad un tratto:

– Domenico mio! – senz’altro dire.

La donna all’improvviso, e in quel momento stesso, fu liberata da quei dolori…».

UN NUOVO ABITINO
Il prezioso abitino che Domenico mise al collo di sua madre continua oggi la sua efficacia mediante l’interces-sione del piccolo Santo, in favore delle Mamme e delle Culle. In tutte le nazioni della terra tante donne ricorrono con fiducia viva al loro piccolo grande Protettore.

Il Bollettino Salesiano segnala mensilmente alcune delle grazie più importanti ottenute per intercessione di Domenico Savio, alle mamme e ai bambini.

In occasione dei festeggiamenti per la sua Canoniz-zazione (1954), Domenico Savio ricevette trionfali ono-ri e suscitò entusiasmi indescrivibili in tutte le città del mondo. In seguito per commemorare i 50 anni della Ca-nonizzazione (2004), l’Urna di Domenico Savio, che lo rappresenta giovinetto e che contiene i suoi resti mortali, ha peregrinato per l’Italia, da Nord a Sud, accolto ovun-que festosamente da folle di fedeli, soprattutto giovani e genitori, desiderosi di ispirarsi al suo programma di vita cristiana. La sua figura amabile ha conquistato il cuore delle mamme e della gioventù.

Tutte le mamme dovrebbero conoscere la vita di que-sto ragazzo Santo e farla conoscere ai loro figli; affidare se stesse e i loro bambini alla sua custodia; ornarsi della medaglia e tenere esposta in famiglia la sua immagine, perché ricordi ai genitori il dovere di educare cristiana-mente i figli e ai figli il dovere di imitare i suoi esempi.

A ricordo pertanto del prodigioso abitino che servì a Domenico Savio per salvare la madre, ed allo scopo di diffondere sempre più la devozione verso questo fanciul-lo privilegiato ed anche di suscitare maggiormente la fi-ducia dei devoti, la Direzione Generale delle Opere Sa-lesiane, fin dal mese di marzo del 1956, ha messo a di-sposizione delle mamme un artistico «abitino» impre-ziosito dell’immagine su seta del Santo.

L’iniziativa è solo un mezzo per impetrare le grazie del Signore mediante l’intercessione di San Domenico Savio. Non basta perciò portare l’abitino come fosse un amule-to: per ottenere i celesti favori è necessario pregare con fe-de, frequentare i Santi Sacramenti della Confessione e del-la Comunione, e vivere cristianamente.

L’abitino incoraggerà i genitori ad essere fedeli ai lo-ro doveri, fidando nel divino aiuto, e contribuirà ad ispi-rare a tutti stima e rispetto per la loro altissima missione. Conclusione

L’abitino di San Domenico Savio è stato accolto con favore straordinario fin dal primo annunzio. In tutte le par-ti del mondo ormai è conosciuto e richiesto dalle mamme che l’indossano con fede.

Il prezioso abitino porti il sorriso e la benedizione di San Domenico Savio alle famiglie desolate, asciughi le la-crime delle madri in pena, inondi di gioia le culle fiorite di bambini innocenti. Spanda luce di speranza e di confor-to nei giardini d’infanzia, nelle cliniche, negli ospedali e nelle case di maternità. Figuri tra i doni più cari agli spo-si novelli, alle madri inferme, ai bambini portati a Batte-simo. Protegga il corpo da ogni sorta di mali e di perico-li. Custodisca le anime nella via del Cielo.

LA PROMESSA DELLE MAMME
San Domenico Savio è l’angelo dei fanciulli, che egli protegge fin dal loro primo sbocciare alla vita. Per amo-re dei fanciulli, il Santo delle culle benedice anche le mamme nella loro difficile missione. Per ottenere la pro-tezione di Domenico Savio, le mamme, oltre all’uso di portare l’abitino del Santo, sottoscrivano e osservino quattro «Promesse».

Le quattro Promesse non importano impegni nuovi: ri-cordano solo i doveri fondamentali dell’educazione cri-stiana:

«Siccome è mio grave dovere educare cristianamen-te i figli, fin da questo momento li affido a San Domenico Savio, perché sia loro Angelo protettore per tutta la vita. Dal canto mio prometto:

1. d’insegnare loro ad amare Gesù e Maria con le preghiere giornaliere, con la partecipazione alla Messa festiva e con la frequenza ai Santi Sacramenti;

2. di difendere la loro purezza col tenerli lontani dal-le letture, dagli spettacoli e dalle compagnie cattive;

3. di curare la loro formazione religiosa con l’inse-gnamento del Catechismo;

4. di non ostacolare i disegni di Dio, qualora si sen-tissero chiamati al sacerdozio e alla vita religiosa».

GRAZIE A CATENA
Delle numerosissime relazioni di grazie, ottenute con l’uso del nuovo Abitino, ne ri-portiamo solamente alcune, a gloria di San Domenico Savio e a conforto dei suoi devoti.

Dopo tredici anni
Eravamo presi da profondo sconforto: dopo tredici anni di matrimonio, la nostra unione, per quanto umanamente felice, non era al-lietata dal sorriso di un bimbo. La conoscen-za, attraverso il Bollettino Salesiano, di in-terventi miracolosi in casi del genere del pic-colo Santo Domenico Savio ci spinse a chie-dere consiglio al nostro Parroco Salesiano don Vincenzo di Meo, il quale ci offri l’abi-tino del Santo, unitamente al libretto per iniziare la novena. Da allora San Domenico Savio diventò il celeste Protettore della no-stra casa. La sua immagine ci sorrideva con-tinuamente, la nostra preghiera non si esau-riva mai. Tuttavia non avremmo mai imma-ginato che il suo intervento fosse così poten-te e immediato. Il giugno u. s. nasceva, fra la gioia incontenibile nostra e di quanti aveva-no seguito le nostre trepidazioni, il piccolo Renato Domenico, così chiamato proprio in onore del Santo.

Il bambino sta ottimamente e siamo sicuri che la protezione di San Domenico Savio non lo abbandonerà mai; a questo pensiero la nostra felicità è al colmo e, appena possibile, scioglieremo la promessa di portarci a rin-graziarlo personalmente nella Basilica di Ma-ria Ausiliatrice in Torino.

Ortona (Chieti) Rocco E LAURA FULGENTE

Mamma di sei bambini guarita da meningite
Sento il bisogno di ringraziare pubblica-mente San Domenico Savio per la continua ed efficace protezione che da tempo va espli-cando sulla mia famiglia. In modo mirabile venne in mio soccorso appena indossai il suo abitino, quando una forma gravissima di me-ningite stava per stroncare la mia giovane esistenza. Vinti dalla costernazione per l’av-venire dei miei sei bimbi, con viva fede i miei cari e mia sorella, Figlia di Maria Au-siliatrice, ricorsero al caro Santino. Miraco-losamente uscii illesa dal terribile morbo, che non lasciò in me traccia alcuna.

Grazie, San Domenico Savio! Sentano i tuoi devoti la tua efficace intercessione pres-so l’Ausiliatrice!

Bari MARIA MARINELLI IN BELVISO

« Solo il Signore l’ha salvata! »

Nel 1961, un mese prima che nascesse il mio bambino, mi trovavo ricoverata al Sanatorio « S. Luigi » in attesa di essere ope-rata.

Il 6 febbraio rimasi vittima di un pneumo-torace spontaneo che mi mandò in fin di vita. Chirurghi illustri come i professori Mariani, Zocchi e Bonelli e cinque altri medici intorno al mio letto mi davano sì e no un’ora di vita. L’unica via di salvezza che sarebbe stata possibile, la esclusi decisamente. Fu allora che Suor Lucia nella confusione si avvicinò al mio letto, mi mise al collo l’abitino di S. Domenico Savio e mi disse in fretta: « Io torno di là a pregare; tu abbi tanta fiducia, vedrai che tutto andrà bene ». Io strinsi nella mano la reliquia e guardai sorridendo i me-dici. Allora il dott. De Renzi disse: « Non possiamo lasciarla morire: lasciatemi tenta-re ». E senz’altro mi conficcò nella spalla un ago tremendo, grosso e lungo. L’aria che pre-meva il polmone uscì dall’ago come da un pneumatico; stetti 12 giorni inchiodata con quell’ago nella spalla con prognosi riservata, ma il 2 marzo il mio bambino nacque feli-cemente ed è sano e robusto. Io sono stata operata e tutto è andato benissimo. Il prof. Mariani stesso ebbe a dirmi: « Questa volta solo il Signore l’ha salvata! ».

Tutto il « S. Luigi » gridò al miracolo, tan-to che il cappellano della sezione chirurgica celebrò una S. Messa di ringraziamento.

Torino, Corso Cairoli, 14 NERINA FORNASIERO

L’infezione sparisce rapidamente e senza medicine
Mia figlia Anna Maria di anni 12 aveva subito un intervento chirurgico che sembra-va aver dato esito felice. In pochi giorni la bambina si riprendeva e il professore che l’aveva in cura ne disponeva il rientro in famiglia. Recatami all’ospedale per prender-la, la trovai invece in istato allarmante: feb-bre altissima, colore paonazzo in tutta la per-sona e dolori forti. I medici giudicarono trat-tarsi di infezione e procedettero alla riaper-tura della ferita. Con rinnovata fiducia io mi rivolsi a S. Domenico Savio e le misi al collo l’abitino del Santo. Il professore sorrise e ordinò una abbondante somministrazione di antibiotico. Ma per una inspiegabile dimen-ticanza l’iniezione non fu praticata. Il pro-fessore, ritornato e saputa la cosa, s’inquietò assai, ma dovette constatare che la febbre sta-va rapidamente scendendo. Al mattino la mia figliuola era tornata alla normalità. Tuttavia il professore volle tenerla sotto osservazione per un mese, durante il quale certamente an-che lui si è convinto che la guarigione era stata un sorprendente dono di S. Domenico Savio.

Torino, Borgata Leumann LINA BORELLO

Il piccolo Santo non mi ha delusa
Avevo sempre desiderato che sbocciasse un fiore che rendesse più completa la nostra unione. Tardando a compiersi questo per la mia salute precaria, ricorsi alla scienza me-dica, sperando di riuscire nel mio intento; ma ne rimasi fortemente delusa.

Intanto un mio fratello salesiano mi con-sigliò di rivolgermi a San Domenico Savio, pregandolo con la fede di ottenere sì segna-lata grazia, e a tale scopo mi inviò l’abitino. Allora mi rivolsi con fiducia al piccolo San-to; e Domenico non mi ha delusa. Infatti, do-po sette anni di matrimonio, il nostro foco-lare venne allietato dalla comparsa d’un pic-colo Domenico, vero dono di Dio.

Ringrazio con tutta l’effusione d’affetto di cui è capace il cuore di una mamma San Domenico Savio, raccomandandogli di conti-nuare a proteggerci e promettendogli di dif-fonderne la devozione.

Albarè di Costermano (Verona) TERESINA BARUFFA IN BORTIGNON

L’intervento dichiarato necessario non occorse
La mia piccola Daniela di 9 mesi, mentre stava nella sua culla giocherellando, inghiot-tì un orecchino. Al mio sopraggiungere notai alcuni colpi di tosse e sangue sul bavaglino e mi accorsi subito dell’accaduto. Traspor-tata d’urgenza al vicino ospedale di Sulmo-na, il professore primario dichiarò necessa-rio l’intervento poichè dalla radiografia lo orecchino risultava aperto e quindi era im-possibile che passasse nell’intestino. Nell’an-goscia mi rivolsi con fede e fiducia a San Domenico Savio, di cui la mia piccola indos-sava l’abitino, e la grazia non tardò a venire. Dopo ventisei ore, con grande stupore del professore, la piccola Daniela restituiva lo orecchino senza nessuna complicazione. Man-tengo quindi la promessa di pubblicare la grazia e invio modesta offerta affinchè quanti sono in necessità ricorrano con fidu-cia a San Domenico Savio, certi di non farlo invano.

Scanno (L’Aquila) FRONTEROTTA ROSSANA IN BARBERINI

Coniugi felici dopo quindici anni di matrimonio
Avevamo perso ogni speranza: in quindi-ci anni niente era valso a darci la gioia di un figlio. Eravamo ormai rassegnati alla esa-sperante situazione di rimanere per sempre soli. Avendo confidato la nostra pena ad una mia sorella Figlia di Maria Ausiliatrice, ci consigliò di fare con fede una novena a S. Domenico Savio portando addosso il suo abi-tino e promettendo di far pubblicare la gra-zia, di aggiungere il nome Domenico e di mandare un’offerta. E il miracolo venne. Il 12 giugno 1962 è venuto al mondo un bel bambino chiamato Vito Domenico. S. Dome-nico Savio ha portato la felicità nella nostra casa.

Aprilia (Latina) Coniugi D’ANTONA LUIGI e FERRERI FINA

Il miracolo l’aveva fatto il mio celeste Protettore
Il 27 dicembre 1960 nascevano i gemelli Luigi e Maria Luisa; il mio organismo, so-praffatto dalla spossatezza e da noiosissimi disturbi e aggravato per giunta da una forma di incipiente nefrite, stava per soccombere a tanto disagio, e venni assalita da una grave forma di esaurimento. In queste condizioni dovetti affrontare il compito dell’allattamen-to dei neonati.

Affidatami a San Domenico Savio, una se-ra mi misi al collo il suo abitino. La mattina seguente mi sentii grandemente migliorata mi passò il mal di testa, mi ritornarono le energie, e potei così far fronte alla situa-zione.

Il medico non si stancava di ripetere che e avevo fatto miracoli A. Il miracolo l’aveva fatto il mio celeste Protettore. A Lui vada pertanto pubblicamente la mia più grande riconoscenza.

Schio (Vicenza) OLGA LOBBA

Con la piccola, graziati i genitori
Non c’era più speranza di salvare la nostra piccola Milva di soli 40 giorni, colpita da una forte otite doppia con complicazioni di setticemia, bronco-polmonite e gastroenterite. Mio marito ed io, che ci. eravamo un po’ al-lontanati dalla Chiesa, decidemmo di invo-care S. Domenico Savio, che in passato ci aveva fatto altra grazia. Portammo all’ospe-dale, al capezzale della piccola, il suo abitino e pregammo con viva fede, uniti ad altri pa-renti, promettendo che se ci strappava la piccola dalla morte, non saremmo più man-cati alla S. Messa la domenica. Ora la no-stra Milva è a casa guarita, grazie al Santo, e noi adempiamo anche l’altra promessa di far celebrare una S. Messa all’altare di S. Do-menico Savio e di comunicarci in suo onore. Torino Coniugi GIUFFRIDA La fede di due coniugi premiata Un anno e mezzo addietro, una mia cugina mi parlò di S. Domenico Savio e del suo mi-racoloso abitino. Desiderosa che la nostra casa fosse allietata dalla presenza di qual-che bambino, pregai con viva fede il caro Santo che mi facesse contenta dopo 9 anni di matrimonio. Subito mi procurai l’abitino e feci tante volte la novena. Finalmente è sbocciato un fiore, il nostro piccolo Domenico, che ha portato la felicità nella nostra famiglia.

Castrofilippo (Agrigento) Coniugi CALOGERO e LINA AUGELLO

Il primo e unico farmaco efficace
Da un anno la mia figliuola Giuseppina soffriva di poliomielite alla gamba destra. Gli specialisti non risparmiarono cure e ri-mase nell’ospedale di Palermo per quattro mesi. Ma tutto fu inefficace. Un giorno, nel leggere il Bollettino Salesiano, fui impressio=nata dalle grazie attribuite a San Domenico Savio. Una fede viva si accese nell’anima mia. Una Figlia di Maria Ausiliatrice di mia conoscenza mi procurò un abitino con la re-liquia del Santo. Lo feci indossare alla figlia e con una fede incrollabile cominciai una novena. Al termine di essa la bambina dava i primi passi: era stato il primo e unico far-maco efficace per lei.

Riconoscentissima per la grazia ricevuta dal piccolo grande Santo, invio offerta.

Scaletta (Cuneo) MARIA NAPOLI

Era ridotta a uno scheletro vivente
Per oltre un anno ho sofferto di una di-sfunzione dell’ipofisi, resistente a tutte le più oculate e amorevoli cure. Ridotta praticamen-te a uno scheletro vivente, fui ricoverata a più riprese in diversi ospedali e in ultimo alle Molinette. Una buona persona mi fece recapitare un abitino di San Domenico Sa-vio e chiesi a lui la mia guarigione. Da quel giorno incominciò un progressivo migliora-mento e in pochi mesi tornai alla floridezza di un tempo. Riconoscente, segnalo la grazia ottenuta e prometto particolare divozione al Santo.

Miani (Treviso) BRUNA LUCCHETTA

A contatto dell’abitino comincia a migliorare
La nostra piccola alunna dell’asilo Barbi-sotti Elisabetta di anni 3, lo scorso gennaio venne colta improvvisamente da acuti dolori all’addome. Portata d’urgenza al Policlinico, il prof. Donati, primario del reparto chirur-gia, le riscontrò un valvolo intestinale. Per-ciò venne operata immediatamente con pro-gnosi riservata. Il professore operante e tutti i professori presenti al difficile atto opera-torio affermarono trattarsi di un fatto gra-vissimo, di cui il 95% dei colpiti soccombe. La bimba rimase tra la morte e la vita, di-versi giorni. Portammo alla mamma dispe-rata l’abitino di S. Domenico Savio e pro-mettemmo preghiere. A contatto dell’abitino la bimba cominciò a migliorare ed ora è in via di guarigione. I genitori riconoscenti inviano offerta, invocando dal piccolo Santo che continui la sua assistenza sulla loro pic-cola Elisabetta.

Pavia La Direttrice Istituto M. Ausiliatrice

La guarigione stupì tutti
Ad un mese di età improvvisamente il no-stro piccolo Paolo ebbe l’ernia strozzata. Molti dottori lo visitarono: tutti scrollavano il capo, anche perchè nato prematuramente. S’avvicinava la sera ed il pericolo di perder-lo era prossimo. Finalmente un chirurgo del-l’ospedale disse: « Tentiamo l’operazione, c’e una probabilità su cento, è così piccolo, tan-to muore…

Prima che lo portassero in sala operatoria, gli mettemmo al collo l’abitino di San Dome-nico Savio e, rimasti soli, pregammo inten-samente.

L’operazione andò bene e dopo tre giorni di angoscia il nostro Paolo fu dichiarato fuo-ri di pericolo. La guarigione stupì tutti e fu ritenuta un vero miracolo.

Montegrosso d’Asti AGNESE e SERGIO PIA

Un caso unico, più che raro
Nel pomeriggio del Natale ’61 la signora Rina Carnio in Vedovato, colta da improvvi-si dolori, veniva trasportata a Mestre presso la clinica « Sabina ». Entrata in sala opera-toria alle 15, n^ usciva dopo le 19,30. Primo vedeva la luce il figlio, il primo dopo 13 anni di matrimonio, e poi veniva salvata la madre. Erano trascorsi oltre sei mesi di sofferenze e dolori per cui tutte le cure si erano dimo-strate inutili. Il figlio nasceva in circostanze che i medici hanno unanimemente affermato non riscontrarsi da decine di anni e che sarà oggetto di una relazione medica. Del caso si occuparono anche medici della vicina Uni-versità di Padova. I giornali locali ne scrisr sero a lungo. Il Primario e i suoi assistenti, usciti dalla sala operatoria, dopo sì lunga per-manenza, esclamarono: « Non noi, ma qual-che altro ha guidato la nostra opera: Colui che ha conservato madre e figlio vivi fino ad oggi, quando entrambi, secondo le leggi della natura, avrebbero dovuto esser morti da tempo ».

La signora Rina da me interrogata, mi di-ceva qualche giorno fa: « Vista inutile ogni cura, ho chiesto un abitino di San Domenico Savio e a-lui mi sono raccomandata. Entrata in sala operatoria, ho pregato che l’abitino mi fosse lasciato e quando mi sono svegliata l’avevo ancora in mano e, come allora, lo porto al collo e sempre lo porterò. A chi mi chiede chi mi abbia protetta, rispondo: San Domenico Savio ».

Mamma e figlio godono buona salute.

Scorzè (Venezia) SAC. GIOVANNI FABRIS

Due belle guarigioni
La catenina d’oro qui acclusa testimonia la riconoscenza a San Domenico Savio dei si-gnori Mandelli per la miracolosa guarigione del figlio Giovanni di anni tre, che frequenta il nostro asilo. Operato di tonsille, corse il grave pericolo di soccombere per le numero-se e forti emorragie che si sono susseguite. Solo dopo il ricorso a San Domenico Savio con la preghiera e l’imposizione dell’abitino, il piccolo Giovanni ritenne le trasfusioni e guarì.

L’offerta invece è dei signori Brambilla per l’ottenuta, insperata guarigione della fi-glia Maria Luisa di anni due, che frequenta il nostro nido « Fondazione Marzotto ». Col-pita da meningite, si aggravò tanto che i medici l’avevano già dichiarata spacciata. Si ricorse a San Domenico Savio, le si impose l’abitino e se ne ottenne la guarigione.

Brugherio (Milano) SUOR MARIA CALDEROLI

Dopo ventidue anni di attesa
Sono sposata da 22 anni. Per quattro volte ebbi da Dio il dono di una creatura, ma ogni volta morivano con grande dolore di mio marito e mio, perchè tanto desideravamo un bimbo che allietasse la nostra casa. Una si-gnora, Cooperatrice salesiana, mi parlò di San Domenico Savio consigliandomi di por-tare sempre con me l’abitino del piccolo Santo e d’invocarlo con tanta fiducia. Ed ecco che, nonostante le previsioni allarmisti-che che si rinnovarono come nei casi pre-cedenti, San Domenico Savio ci ha ottenuto una splendida grazia dal Signore ed oggi un fiore di bimba in ottima salute allieta la nostra casa ed è un testimonio vivente che il caro Santino ha compiuto il miracolo. Per questo non cesserò di pregarlo é di diffon-derne la devozione.

Ca’ de Stefani (Cremona) GIACOMINA SANTINI ZELIOLI

Nel giorno anniversario del matrimonio
Da tanto tempo sospiravamo un figliuolo che rallegrasse la nostra unione. Erano pas-sati tanti anni dal giorno del nostro matri-monio e ci pareva ormai impossibile essere esauditi, quando un giorno una nostra co-noscente, mamma di un sacerdote salesiano, ci. parlò di San Domenico Savio e ci fece vedere un Bollettino Salesiano ove c’erano relazioni di grazie ottenute per sua interces-sione e ci fece avere un abitino del piccolo Santo. Lo invocammo con fervore e San Do-menico Savio ci esaudì: dopo otto anni di attesa, nel giorno anniversario del nostro matrimonio, nacque una bella bambina, dono del buon Dio, che anche ora, dopo due anni, gode perfetta salute.

Liviera di Schio (Vicenza) CONIUGI DE RIGO

PREGHIAMO SAN DOMENICO SAVIO
Novena
1. O San Domenico Savio, che nei fervori eucaristici estasiavi il tuo spirito alle dolcez-ze della reale presenza del Signore, sì da an-darne rapito, ottieni anche a noi la tua fede e il tuo amore nel SS. Sacramento, affinchè possiamo adorarLo con fervore e degnamente riceverLo nella Santa Comunione. Pater, Ave e Gloria.

2. O San Domenico Savio, che nella tene-rissima tua divozione alla Immacolata Madre di Dio, Le consacrasti per tempo il cuore in-nocente, diffondendone il culto con pietà fi-liale, fa’ che anche noi Le siamo figli devoti, per averLa Ausiliatrice nei pericoli della vi-ta e nell’ora della nostra morte. Pater, Ave e Gloria.

3. O San Domenico Savio, che nell’eroico proposito: « La morte, ma non peccati », ser-basti illibata l’angelica purezza, ottieni an-che a noi la grazia di imitarti nella fuga dei divertimenti cattivi e delle occasioni di pec-cato, per custodire ognora questa bella virtù. Pater, Ave e Gloria.

4. O San Domenico Savio, che per la gloria di Dio e per il bene delle anime, sprezzando ogni umano rispetto, impegnasti un ardito apostolato per combattere la bestemmia e

l’offesa di Dio, impetra anche a noi la vit-toria sul rispetto umano e lo zelo per la di-fesa dei diritti di Dio e della Chiesa. Pater, Ave e Gloria.

5. O San Domenico Savio, che apprezzan-do il valore della mortificazione cristiana, temprasti nel bene la tua volontà, aiuta an-che noi a dominare 1.e nostre passioni, e a sostenere le prove e contrarietà della vita, per amore di Dio. Pater, Ave e Gloria.

6. O San Domenico Savio, che raggiungesti la perfezione della cristiana educazione at-traverso una docile obbedienza ai tuoi geni-tori ed educatori, fa’ che anche noi corri-spondiamo alla grazia di Dio e siamo ogno-ra fedeli al magistero della Chiesa Cattolica. Pater, Ave e Gloria.

7. O San Domenico Savio, che non pago di farti’ apostolo tra i compagni, sospirasti il ri-torno alla vera Chiesa dei fratelli separati ed erranti, ottieni anche a noi lo spirito mis-sionario e facci apostoli nel nostro ambiente e nel mondo: Pater, Ave e Gloria.

8. O San Domenico Savio, che nell’eroico compimento d’ogni tuo dovere, fosti modello di operosità instancabile santificata dalla preghiera, concedi anche a noi, che nell’os-servanza dei nostri doveri ci impegnamo a vivere una vita di esemplare pietà. Pater, Ave e Gloria.

9. O San Domenico Savio, che col fermo proposito: « Voglio farmi santo », alla scuo-la di Don Bosco, raggiungesti ancor giovane lo splendore della santità, ottieni anche a noi la perseveranza nei propositi di bene, per fare dell’anima nostra il tempio vivo dello Spirito Santo e meritare un giorno l’eterna beatitudine in Cielo. Pater, Ave e Gloria.

Ora pro nobis, Sancte Dominice!

Ut digni efficiamur promissionibus Christi.

OREMUS
Deus, qui in Sancto Domenico mirabile a-dulescentibus pietatis ac puritatis exemplar dedisti: concede propitius, ut eius interces-sione et exemplo, casto corpore et mundo corde, tibi servire valeamus. Per Dominum nostrum Iesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Traduzione:

PREGHIAMO
O Dio, che in San Domenico hai dato agli adolescenti un mirabile modello di pietà e di purezza, concedi propizio, che, per sua inter-cessione ed esempio, possiamo servirti casti nel corpo e mondi nel cuore. Per il Signore nostro Gesù Cristo…

Preghiera della mamma in attesa
Signore Gesù, Ti prego con amore per questa dolce speranza che racchiudo nel mio seno. Mi hai concesso l’immenso dono di una piccola vita vivente nella mia vita: Ti rin-grazio umilmente per avermi scelta stru-mento del Tuo amore-In questa soave atte-sa aiutami a vivere in continuo abbandono alla Tua volontà. Concedimi un cuore di mamma puro, forte, generoso. A te offro le preoccupazioni per l’avvenire: ansie, timori, desideri per la creaturina che ancora non conosco. Fa che nasca sana nel corpo, allon-tana da lei ogni male fisico e ogni pericolo per l’anima.

Tu, Maria, che conoscesti le ineffabili gioie di una maternità santa, dammi un cuore ca-pace di trasmettere una Fede viva e ardente.

Santifica la mia attesa, benedici questa mia lieta speranza, fa’ che il frutto del mio seno germogli in virtù e santità per opera Tua e del Tuo Figlio divino. Così sia.

Preghiera
O San Domenico Savio, che alla scuola di Don Bosco divenisti mirabile esempio di vir-tù cristiane, insegnami ad amare Gesù con il tuo fervore, la Vergine Santa con la tua pu-rezza, le anime con il tuo zelo; e fa’ che imi-tandoti nel proposito di farmi santo, sappia come te preferire la morte al peccato, per poterti raggiungere nella eterna felicità del Cielo. Così sia!

San Domenico Savio, prega per me!

Preghiera di Domenico Savio a Maria Santissima
« Maria, vi dono il mio cuore; fate che sia sempre vostro. Gesù e Maria, siate voi sem-pre gli amici miei! Ma, per pietà, fatemi mo-rire piuttosto che mi accada la disgrazia di commettere un solo peccato »

RICORDO MENSILE
Giova commemorare San Domenico Savio il 9 di ogni mese, a ricordo del 9 marzo 1857, giorno del suo transito beato dalla terra al cielo; oppure il 6, giorno commemorativo del-la sua festa che ricorre il 6 maggio. Prostrati dinanzi all’immagine del santo, si fa una breve lettura sulla sua vita e si recita la no-vena o qualche altra preghiera in suo onore. Si conclude con la giaculatoria: San Dome-nico Savio, prega per noi!

GLI « AMICI DI DOMENICO SAVIO »
Sono giovani dai 6 ai 16 anni che vogliono essere allegri e buoni come S. Domenico Sa-vio.

Essi promettono:

1) di amare Gesù e Maria con le preghiere giornaliere, con la frequenza alla Messa fe-stiva e ai Ss. Sacramenti;

2) di custodire la purezza con la fuga del-l’ozio, dei compagni, spettacoli e giornali cattivi;

3) di fare del bene ai propri compagni so-prattutto col buon esempio.

Vi sono anche i Beniamini di Domenico Savio (fanciulli al di sotto dei 6 anni) e i Benefattori del Movimento A.D.S.

Hanno tutti diritto al giornaletto mensile e alla celebrazione di 12 Ss. Messe annuali. Fanno un’offerta annuale.

Mamme, se volete veder crescere i vostri figli affezionati e obbedienti, incoraggiateli ad iscriversi al Movimento « Amici di Do-menico Savio ».

Rivolgersi al Centro « Amici di Domeni-co Savio », Via Maria Ausiliatrice 32, Torino.

LA SANTA MAMMA DI UN RAGAZZO SANTO
A quando la canonizzazione di una mamma? Tra le Sante e le Beate salite alla gloria del Bernini in questi ultimi anni abbiamo visto sfilare delle Suore, delle Fondatrici di famiglie religiose, delle martiri. Ammirabili tutte certamente, come ogni Santo di Dio! Ma come vorremmo vedere, almeno qualche volta, il viso di una Santa « sposa e ma-dre», da cui irradierebbero per le nostre mamme luci più vive e decisive, un invito più diretto e incoraggiante alla perfezione cristiana, raggiunta nell’ambiente familiare!

Lo sappiamo. Vi è Colei che vale per tutte: la Santa Vergine, l’Immacolata, la Madre eccezionale e unica, che ebbe per bambino lo stesso Figlio di Dio! E allora, nella luce abbagliante di Maria, die-tro di Lei, molto lontano, ma anche più vicino a noi, vorremmo guardare coi nostri occhi rapiti il volto di «sante» mamme!

Di quella che ora vi presento non si scriverà mai un libro. La sua vita è molto semplice e trop-po nascosta. Eppure, ella fu la madre di un Santo vero, canonizzato in questi nostri anni, di un San-to unico nel suo genere: il piccolo santo « Cdnfes-sore » Domenico Savio. Come vorremmo conosce-re più a fondo la figura del papà e della mamma, di questi sposi cristiani sui quali si è riversata la gloria di essere per sempre nella Chiesa « i geni-tori di un Santo di 15 anni »!

I genitori di Domenico

Si può affermare che Carlo Savio e Brigida Aga-gliato erano autentici fervorosi cristiani e che ave-vano spalancato a Dio il loro cuore e il loro foco-lare. Vivevano alla Sua presenza, l’invocavano spesso. La preghiera apriva e chiudeva la loro giornata, risuonava prima e dopo ogni pasto, al tocco dell’Angelus.

Nella loro povertà (perchè senza essere nella mi-seria, furono sempre poveri) essi accettarono co-raggiosi e confidenti, come raramente lo si è og-gi, i dieci figlioli che il Signore mandò loro. Ba-sterebbe questo per sapere già tanto della loro a-nima. Ma Don Bosco che li conobbe personalmen-te ci dice anche di più: « La loro grande preoccu-pazione era quella di dare ai figli un’educazione cristiana». In altre parole, essi avevano dato come scopo alla loro vita non il benessere o le gioie, nè la tranquillità, ma lo splendido e arduo compito di fare dei loro figli altrettanti autentici « figli di Dio ». In Domenico, che era già « del Signore » nel nome, essi furono esauditi appieno e ricompensati al di sopra dei loro desideri.

Tre fatti però preciseranno meglio l’influsso dei pii genitori, specialmente della mamma, sul loro figliolo: fatti che prepararono la sua santità. Amore e abbandono

Egli venne a rallegrare un «giovane » focolare domestico. Era una radiosa mamma di 22 anni Bri-gida Savio quando mise al mondo il suo piccolo Domenico, e il padre era nel vigore giovanile dei ventisei anni. Quale freschezza in questo amore cristiano! Che premura e che gioia nelle parole e nei gesti della madre che per la prima volta svela Dio al «suo» bambino!

Infatti Domenico era suo secondogenito. Ella ave-va avuto un’altra creatura, un anno prima, un

bambino che una malattia le portò via solo dopo due settimane. Possiamo immaginare il dolore di questa giovane mamma nel veder appassire il pri-mo fiore del suo giardino. Talora abbiamo visto una madre, dinanzi a simile prova, dubitare di Dio, della sua bontà! Non fu così per Brigida Savio. Di-nanzi alla culla vuota ella disse il suo «fiat» angosciato, ma con piena sincerità. E se si aggiun-ge che qualche mese dopo i due giovani sposi ebbero anche l’ansietà del loro incerto avvenire e furono costretti a emigiare in altro paese e il padre anche a cambiar mestiere, si avrà la misura delle loro sofferenze, del coraggio e dell’abban-dono alla Provvidenza che preparò la nuova culla di Domenico. Così possiamo comprendere meglio con quale accento efficace Brigida seppe parlare al suo bambino di Dio che ella amava e serviva così umilmente.

Finezza e cortesia

Infine, il terzo fatto che intendo sottolineare: ella era una donna fine e ordinata, una di quelle popolane nelle quali la rudezza della vita rispetta l’istinto della finezza e della cortesia. Sarta per mestiere, preparava lei gli abiti per i suoi di fa-miglia e non tollerava strappi o sudiciume.

A questa distinzione del vestire corrispondeva anche quella del comportamento. I testimoni al processo apostolico di Domenico sono unanimi nel confermare che si rimaneva incantati per la dignità del suo contegno, per la sua squisita gentilezza, per il suo fare naturalmente grazioso, per l’incan-tevole suo sorriso. Tutto questo egli l’aveva appreso da sua madre, umile e modesta. popolana.

Nessuno dubita che le sue abitudini di pulizia, di grazia, di finezza senza ricercatezza abbiano favorito in Lui il gusto di una purezza intatta e quel saper vivere davanti a Dio che si chiama attenzione alla sua immensa e misteriosa presenza.

Fede viva

Ecco dunque Brigida Savio moglie semplice di un operaio di paese, ma piena di tatto e di buon gusto, giovane mamma ma già provata dal dolore, eccola formare alla preghiera il suo piccolo bam-bino. La chiave della prima educazione cristiana è questa: dopo l’esempio personale di una vita fedelmente orientata verso Dio, non v’è compito più efficace che quello di insegnare a un bambino a mettersi alla presenza di Dio, entrare in collo-quio-con Lui, amarLo: cioè, ascoltare la sua paro-la per ispirarne via via tutte le proprie azioni. Vi sono cose che l’uomo non imparerà mai a fondo se non dalla bocca del padre o della madre: è la fede in Dio.

E per contrario, l’assenza di Dio nell’età dei primi risvegli dell’intelligenza e del cuore è per una creatura umana un’immane catastrofe, i cui guasti saranno difficilmente riparati e forse mai.

Benedetta quindi la madre di questo Ragazzo santo, che con un’anima profondamente religiosa e un’arte squisita seppe introdurre il suo figliolo nel mistero della presenza di Dio e diede così alle sue nascenti virtù una ragione e un sostegno so-prannaturali, che le fecero fiorire poi in modo stu-pendo, eroico.

Mamme cristiane, siate benedette voi che avete l’eccelsa missione di formare nei vostri bambini dei « Santi ».

JOSEPH AUBRY salesiano