Pompei, tra i scavi e la Beata Vergine del Rosario

Pompei, tra i scavi e la Beata Vergine del Rosario. A Pompei In piazza Bartolo Longo, sorge il famoso santuario della Beata Vergine del Rosario. Un tempo, questa vasta area denominata Campo Pompeiano. Praticamente era un feudo appartenente prima a Luigi Caracciolo. Poi poi a Ferdinando d’Aragona fino a quando nel 1593 divenne proprietà privata di Alfonso Piccolomini.

Da questo momento iniziò un inesorabile declino e terminò solo verso la fine dell’Ottocento. Con l’arrivo di un giovane avvocato pugliese, Bartolo Longo con l’incarico di amministrare i beni della contessa De Fusco. Bartolo Longo decise di impegnarsi nella divulgazione del cristianesimo e fondò così la Confraternita del Santo Rosario nella chiesa del SS. Salvatore, qui iniziò la raccolta per costruire il Santuario dedicato alla Madonna.

Pompei, tra i scavi e la Beata Vergine del Rosario: Il Santuario

Pompei, tra i scavi e la Beata Vergine del Rosario: Il Santuario, progettato dall’architetto Antonio Cua si prese cura dei lavori senza compenso, fu consacrato il 7 maggio 1891. Nel 1901 subentrò a Cua Giovanni Rispoli che sovrintese ai lavori della monumentale facciata che ha la sua massima espressione artistica con il statua della Vergine del Rosario scolpita da Gaetano Chiaromonte in un blocco di marmo di Carrara.

Nel 1901 il santuario divenne Basilica papale per ordine di papa Leone XIII. Aristide e Pio Leonori progettarono il campanile che ha l’ingresso da una porta di bronzo e si sviluppa su cinque piani. La Basilica è a tre navate laterali. Nella navata è presente una cupola alta 57 metri. Sull’altare maggiore è esposto il dipinto della “Vergine del Rosario con il Bambino” con la sua cornice in bronzo dorato.

Il dipinto

Il dipinto oggi è oggetto di profonda venerazione e la storia della sua acquisizione è davvero strana. Acquistato da un rigattiere da padre Alberto Maria Radente appartenente al convento di “S. Domenico Maggiore ”che lo regalò a Bartolo Longo.

Quindi il dipinto portato a Pompei da un carrettiere su un tumulo pieno di letame.
A questo punto una giovane ragazza si è recata al santuario dove ha pregato la Madonna perché guarisse dall’epilessia; e questa grazia fu concessa, da questo momento la chiesa divenne un luogo di pellegrinaggio. Poco distante dal santuario si trova la casa di Bartolo Longo. Il piano superiore è ora un museo con stampe, immagini e foto che rappresentano le eruzioni del Vesuvio, nonché minerali e rocce vulcaniche.

Pompei : non solo religiosità

Pompei : non solo religiosità. I primi scavi nell’area di Pompei risalgono all’età dell’imperatore Alessandro Severo ma i lavori fallirono a causa della spessa coltre di lapillo. Fu solo tra il 1594 e il 1600 che gli scavi iniziarono a scoprire tracce di edifici, iscrizioni e monete Tuttavia un drammatico terremoto nel 1631 annullò i risultati di questi lavori.
Altri scavi iniziarono nel 1748 per ordine di Carlo di Borbone il cui unico scopo era quello di arricchire il museo di Portici.


Le scoperte

le scoperte. Questi lavori diretti dall’ingegner Alcubierre ma non ancora realizzati in modo sistematico e scientifico. Tuttavia in quegli anni gli scavi raggiunge importanti risultati: la Villa dei Papiri ritrovata ad Ercolano, nel 1755 fu la volta della Villa di Giulia Felice e nel 1763 Porta Ercolano e un’epigrafe.
Con Giuseppe Bonapart e G. Murat è venuta alla luce la strada tra Villa Diomede e altri edifici, la Casa del Sallustio, la Casa del Fauno, il Foro e la Basilica. Come abbiamo già detto sotto la dominazione borbonica gli scavi di Pompei non effettuati in modo sistematico.


Questa diventa una prerogativa solo con il nuovo regno italiano quando i lavori vengono affidati a Giuseppe Fiorilli.
Per la prima volta il centro storico è stato schematicamente suddiviso in agglomerati di case e quartieri, mentre le tecniche di recupero e conservazione degli edifici e del patrimonio artistico raggiungono livelli di efficacia straordinari grazie ad Antonio Sogliano e Vittorio Spinazzola. Durante il secolo scorso l’obiettivo principale di Maiuri e Alfonso De Franciscis era quello di preservare la struttura architettonica originaria degli edifici e le pitture murali al loro interno.
Il terremoto del 1980 ha rallentato questi lavori ma il nuovo governo ha consentito la realizzazione del “Progetto Pompei” un programma finalizzato alla valorizzazione dell’intera area archeologica.