Devozione a San Giuseppe: uomo povero che conosceva la ricchezza della povertà

1. Giuseppe è povero.

È povero secondo il mondo, che di solito giudica la ricchezza dal possesso d’abbondante materia. Oro, argento, campi, case, non sono queste le ricchezze del mondo? Giuseppe non possiede nulla di tutto ciò. Egli ha, a stento, quel che è necessario alla vita; e per vivere si deve industriare con il lavoro delle sue mani.

E pure Giuseppe era figlio di David, figlio di re: i suoi antenati avevano splendori di ricchezze. Giuseppe tuttavia non sospira e non recrimina: non piange su beni caduchi. È contento così.

2. Giuseppe conosce le ricchezze della povertà.

Precisamente perché il mondo valuta le ricchezze dell’abbondante materia, Giuseppe stima le sue ricchezze dalla mancanza dei beni terreni. Non c’è pericolo ch’egli attacchi il cuore a ciò che è destinato a perire: è troppo grande il cuore, ed ha in sé tanto di divino, che davvero egli non intende avvilirlo abbassandolo al livello della materia. Quante cose vi ha nascoste il Signore, e quante ne fa intravedere, e quante ne dà a sperare!

3. Giuseppe apprezzala libertà dei poveri.

Chi non sa che i ricchi sono schiavi? Solo chi guardi alla superficie può invidiare i ricchi: ma chi dà alle cose il loro giusto valore, sa che i ricchi sono irretiti da mille e mille cose e persone. La ricchezza è esigente, è pesante, è tiranna. Per conservare la ricchezza bisogna adorar la ricchezza.

Quale umiliazione!

Ma il povero, che i veri beni nasconde nel cuore e sa contentarsi di poco, il povero si rallegra e canta! Gli rimane sempre il cielo, il sole, l’aria, l’acqua, i prati, le nubi, i fiori…

E trova sempre un pezzo di pane e una fontana!

Giuseppe viveva come i più poveri!

Giuseppe povero, ma tanto ricco, fammi toccar con mano il vuoto, la falsità delle ricchezze terrene. A che mi gioveranno nel giorno della morte? Non con esse mi presenterò al tribunale dell’Eterno, ma con le opere che furono la mia vita. Voglio essere anch’io ricco di bene, anche se dovrò vivere nella povertà. Tu fosti povero e con te furono poveri Gesù e Maria. Come si può rimanere incerti nella scelta?

LETTURA
San Francesco di Sales scrive sulle disposizioni interiori del nostro Santo.

«Che san Giuseppe sia stato in tutte le occasioni sempre perfettamente sottomesso alla divina volontà nessuno ne dubita. E non lo vedete voi? Guardate come l’Angelo lo guida come vuole: gli dice che bisogna andare in Egitto, e ci va; gli comanda di ritornare, e ritorna. Dio vuole che sia sempre povero, ciò che forma una delle più grandi prove che ci possa dare; egli si sottomette amorosamente, e non per un certo tempo, poiché lo fu per tutta la vita. E di qual povertà? d’una povertà disprezzata, reietta, bisognosa… Egli si sottometteva umilissimamente alla volontà di Dio, nella continuazione della sua povertà e della sua abiezione, senza lasciarsi in nessun modo vincere né abbattere dal tedio interiore, il quale senza dubbio gli muoveva frequenti attacchi; egli rimaneva costante nella sottomissione».

FIORETTO. Non mi lamenterò se oggi dovrò sopportare qualche privazione.

GIACULATORIA. Amatore della povertà, prega per noi. Le acute spine che t’offre il secolo, sono lietissime rose divine.