La morte non è la fine

Nella morte, la divisione tra speranza e paura è incolmabile. Ciascuno dei morti in attesa sa cosa accadrà a loro al momento del Giudizio Finale. Sanno se il loro corpo sarà resuscitato alla morte o alla vita. Chi spera, spera con certezza. Chi ha paura, teme con uguale certezza. Sanno tutti ciò che hanno scelto liberamente nella vita – il paradiso o l’inferno – e sanno che è passato il tempo per fare un’altra scelta. Cristo Giudice ha pronunciato il loro destino e quel destino è segnato.

Ma qui e ora, l’abisso tra speranza e paura può essere attraversato. Non dobbiamo temere la fine di questa vita terrena. Non dobbiamo vivere nel terrore di ciò che viene dopo aver chiuso gli occhi per l’ultima volta. Non importa quanto lontano scappiamo da Dio, non importa quanto spesso abbiamo scelto contro di lui e le sue vie, abbiamo ancora tempo per fare un’altra scelta. Come il figliol prodigo, possiamo tornare a casa del Padre e sapere che ci accoglierà a braccia aperte, trasformando la nostra paura della morte in speranza per la vita.

La paura che molti di noi provano di fronte alla morte è, naturalmente, naturale. Non siamo fatti per la morte. Siamo fatti per la vita.

Ma Gesù venne per liberarci dalla nostra paura della morte. L’amorevole obbedienza che ha offerto sulla croce espiata per i nostri peccati e ha aperto le porte al cielo per tutti coloro che lo seguono. Ma ha anche cambiato il significato stesso della morte per quelli uniti a lui. “Trasformò la maledizione della morte in una benedizione”, facendo della morte la porta che conduce alla vita eterna con Dio (CCC 1009).

Vale a dire, per coloro che muoiono per grazia di Cristo, la morte non è un atto solitario; è “una partecipazione alla morte del Signore” e quando moriamo con il Signore, risorgiamo anche con il Signore; partecipiamo alla sua risurrezione (CCC 1006).

Questa partecipazione cambia tutto. La liturgia della Chiesa ce lo ricorda. “Signore, per la tua gente fedele la vita è cambiata, non è finita”, sentiamo dire il sacerdote durante le messe funebri. “Quando il corpo della nostra dimora terrena giace nella morte otteniamo una dimora eterna in cielo.” Quando sappiamo che la morte non è la fine, quando sappiamo che la morte è solo l’inizio della gioia eterna, della vita eterna e della comunione eterna con l’Uno che amiamo, la speranza scaccia la paura. Ci fa desiderare la morte. Ci fa desiderare ardentemente di stare con Cristo in un mondo in cui non c’è sofferenza, dolore o perdita.

Sapere che la morte non è la fine ci fa desiderare qualcos’altro. Ci fa desiderare di condividere le nostre speranze con gli altri.

Il mondo ci dice di mangiare, bere e divertirci, perché domani potremmo morire. Il mondo vede la morte come la fine, con solo l’oscurità da seguire. La Chiesa, tuttavia, ci dice di amare, sacrificare, servire e pregare, affinché domani possiamo vivere. Vede la morte non tanto come una fine, ma come un inizio, e ci spinge a rimanere entrambi nella grazia di Cristo e chiedergli le grazie per farlo.